Bambara

Uno spettacolo in cui l’impianto visivo è impostato secondo l’idea di smarrimento, della decostruzione territoriale, del paesaggio onirico e dove uno dei temi privilegiati è la corporeità polimorfa, legata al senso esibito della contorsione, della mostruosità, quella mostruosità da fiaba horror ritratta dal linguaggio contemporaneo della danza. Tensione eccessiva, sproporzione, deformazione anamorfica: ciò rende il corpo estraneo a se stesso, lo ingigantisce, e lo consegna in pasto agli sguardi. Non si espone il corpo, ma è esposto, oggetto sensibile e sensuale, fragile, che risplende di luce propria.

coreografie alessandra sini
danza paola de rossi, michele di stefano, alessandra sini
musica stefano savi scarponi
disegno luci dario giacani
costumi alessandra sini
elementi visivi roberto pietrosanti
coproduzione Inteatro – lavori in pelle

Festival 1998Alessandra Sini

Quartier Mu

In Quartier Mu la danza organizza la visione di uno spazio tattile, creando una topologia sottile, che esplora senza misurare. Lo spettacolo assume le forme di un’avventura sottomarina, di una discesa nelle profondità oceaniche dell’inconscio e delle pulsioni, degli eventi transpersonali. Il percorso procede per scarti, per accelerazioni, incontri, interne esplosioni: un tentativo di rapprendere l’energia liberatoria di un’allucinazione nella consapevolezza corporea.

coreografie michele di stefano
danza biagio caravano, michele di stefano
musica paolo sinigaglia
disegno luci dario giacani
costumi michele di stefano
coproduzione Inteatro – lavori in pelle

Festival 1998Michele Di Stefano

Auri sacra fames

In un ambiente kitsch, che ricorda il casinò, affiorano personaggi e situazioni in cui si mescolano atmosfere fumose, odore di sigaro e sfrenati rocj’n roll e dove tre giovani danzatori-attori, rigorosamente soli, giocano con i miti della cultura maschile.

di e con ben benaouisse, helmut van den meersschaut, noel van klest
mentore ryszard turbiasz
responsabile musicale johan pycke
responsabile luci wim clapdorp

Festival 1998Victoria – La Trinité

Dioniso, Tragedia del Teatro

La compagnia Teatro del Lemming cerca di esplorare, attraverso il recupero della mitologia classica, il senso stesso della comunicazione teatrale. Un lavoro di questo tipo non poteva certo eludere il mito di Dioniso. Ormai spettatori passivi, tutelati dal nostro statuto di voyeurs, suscitiamo anche noi la vendetta del Dio del teatro. Il rapporto Baccanti/Penteo si identifica con quello attori/spettatori, e diventa tragico nello speculare rovesciamento dei ruoli. La tragedia di Penteo è la nostra tragedia, la tragedia della separazione, della dualità, la stessa che esiste tra attore e spettatore, tra atto e rappresentazione. Penteo è dunque il doppio di Dioniso, il suo male incarnato. Come Penteo noi vogliamo limitarci a guardare, ma finiremo per essere oggetto dello sguardo altrui: coloro che guardano, gli spettatori/Penteo, finiranno per essere guardate; coloro che sono guardate, gli attori/Baccanti, finiranno per guardare. La confusione instaurata dal teatro e da Dioniso pietrifica Penteo e noi spettatori ma disegna anche lo spazio felice delle Baccanti: installa lo spazio del Teatro. E tutto accade attraverso la minaccia ed il desiderio del contatto.

regia massimo munaro
elementi scenici ulrico schettini, martino ferrari
con fiorella tommassini, antonia bertagnon, roberto domeneghetti, alessandro gasperotto, veronica mulotti, martina monetti, cristiano cattin, massimo furlano, larissa cioverchia, barbara bellini, adriano baccaglini

Festival 1998Teatro del Lemming

Chambre séparée

Chambre séparée è un’opera autobiografica interpretata dallo stesso autore. La trama dello spettacolo è costituita sui ricordi d’infanzia degli anni 50-60, sull’ambiente familiare, la difficile vita quotidiana di una madre nubile sullo sfondo della realtà sociale soffocante e virtuosa della Germania del dopoguerra a cui fanno da contrasto il bel mondo delle stelle del cinema, l’estetica kitsch hollywoodiana e le canzoni di quegli stessi anni che popolano i sogni e le illusioni dei personaggi evocati nello spettacolo. Con Chambre séparée Raimund Hoghe sviluppa in un ristretto spazio segreto grandi sentimenti come la nostalgia, l’amore, la solitudine, proponendo nello spettacolo immagini di forza e vulnerabilità e momenti di grazia e magia.

testo e regia raimund hoghe
collaborazione e scenografie luca giacomo schulte
luci raimund hoghe, justin o’shaugnessy
suoni frank stratker
fotografia rosa frank
musiche elly ameling, elizabeth schwarzkopf, dusty springfield, vikki carr, judy garland, marlene dietrich, the barry sisters, doris day, edith piaf, jacques brel, maria callas
corproduzioni raimund hoghe, klapstuck festival – leuve, institute of contemporary arts – london

Festival 1998Raimund Hoghe

Le testament d’Ismail Zotos

Le testament d’Ismail Zotos è ispirato alla storia dell’antropologo albanese Ismail Zotos e al suo impressionante lascito di documenti (testi, foto, film, registrazioni sonore, maschere) frutto di trent’anni di ricerca solitaria in Africa, Oriente e America del Sud. La figlia di Zotos, giovane pittrice di Bruxelles, ha ereditato questo sorprendente collezione ed ha permesso a Francesca Lattuada di accedere agli archivi dell’antropologo, di fronte ai quali la coreografa ha subito provato un senso di vertigine nel confronti dell’accumulazione di tutti quei documenti classificati, di cui l’origine resta un mistero. Sono questi i punti di partenza dello spettacolo “Testament d’Ismail Zotos” il cui filo conduttore è un enigma: come ritrovare le origini e le ragioni che hanno condotto la ricerca di tutta una vita? Barocca, perché stupisce e abbaglia i sensi, spesso popolata di figure insolite, la danza di Francesca Lattuada possiede anche una virtù rara: la grazia dell’intelligenza.

coreografie francesca lattuada
responsabile musicale jean-marc zelwer
luci victor corolleur
scene pilippe meynard
costumi francesca lattuada, karine wahener
direttore di palcoscenico olivier farcy
regia suono paul riquet, cyrille chable
con donata d’urso, francesca lattuada, gianfranco poddighe, cecile thiemblemont, olivier farcy
coproduzioni associazione inteatro, bonlieu scene nationale annecy, le moulin du roc scene nationale – niort, theatre de la ville – paris, arsenal scene nationale – metz, espace andrè malraux – scene nationale chamber, le cargo maison de la culture – grenoble, inteatro polverigi, hebbel theater – berlin

Festival 1998Compagnia Festina Lente/Francesca Lattuada

Personnages

Il gioco teatrale dei sei personaggi pirandelliani, a cui si ispira lo spettacolo, è un gioco fertile per gli attori de l’Oiseau mouche, perchè apre la riflessione su chi siamo, su come dobbiamo e vogliamo apparire all’altro, sulla follia e la lucidità, sul dentro e il fuori di ognuno di noi.

regia antonio viganò
coreografie julie an stanzak
ricerca musicale matthias burkest
con nadia bezzar, martial bourlard, aurelie bressy, anita delepine, yannik deraine, thierry dupont, herve lemeunier, valerie szmigielski
coproduzione inteatro in collaborazione con il teatro petrella di longiano e il teatro comunale di cagli

Festival 1998 – Teatro La Ribalta_Compagnie De l’Oiseau Mouche

 

Ritratti

In occasione del Festival, Monica Francia presenta due nuovi ritratti nella sua performance/contenitore.

regia e coreografie monica francia
cura degli spazi scenici gerardo lamattina
oggetti di scena matteo randi
con monica francia, gerardo lamattina, francesca proia, laura anglani, diego roveroni, danilo conti

Festival 1998Compagnia Monica Francia

Daklica in Kontrabas

Il lavoro di Barbara Novakovic Kolenc è un lavoro concettuale ed astratto che rimanda ai temi dell’infanzia, della fiaba, cari all’universo femminile.

drammaturgia e regia Barbara Novakovic Kolenc
costumi Barbara Novakovic Kolenc
assistente al palcoscenico aljosa kolenc
musiche blaz persin, gregor zemljic
disegno luci igor berginc
consulente scientifico helena pivec
con draga potocnjak, sanja neskovic, marinka stern, neda r. bric

Festival 1998Muzeum / Mladinsko Theatre

Mike Attack

Un nuovo talento comico dalla Danimarca, in uno spettacolo che è un fuoco di fila di trovate ed di gags irresistibili, e che gioca con lo spaesamento e la nevrosi che l’overdose televisiva produce quotidianamente in noi contemporanei. Con un mix di cieca fiducia nella tecnologia, di istinti animali repressi, di frustrazioni sessuali, e del rapido scorrere delle informazioni,Kristján Ingimarsson mette in scena una scoppiettante commedia fisica in cui l’attore è rimpiazzato dei media e di media dall’attore. L’unico sostegno della scena e l’asta del microfono; una brillante gestione del suono detta il ritmo dello spettacolo.

di e con Kristján Ingimarsson
regia rolf heim

Festival 1998Neander