Assolati riunisce due moduli distinti di una stessa unità, dove il corpo è soggetto-oggetto di manipolazioni interne incontrollate.
Cellule di ricordo chiamate in modo improvviso, si manifestano dilatando e deformando il corpo, assumendo i connotati di frammenti di luce, macchie di sole che prendono vita, animati dal caso in forme indefinite. Corpi che cercano attraverso il suono, il ritmo e l’ironia che li trasporta, una relazione, un contatto, un legame che esiste nella loro essenza in quella luce che causa del loro vivere.
Ho male all’altro. Traccia n.1
Incursioni, adeguati a tutte le potenzialità espressive offerte. Ora, come punto di partenza, un ritorno alla forma; la sua semplice ambiguità poetica come possibilità e potenzialità forse tra le più dirette e coerente di relazione teatrale.
Il non metodo degli albori. Senza nostalgia, ma con curiosità.
Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, figure di riferimento della danza contemporanea in Italia e all’estero, esplorano da tempo un personalissimo approccio alla danza e all’espressività del corpo attraverso la danza.
Il festival internazionale Inteatro di Polverigi, nella coerenza con le attività di produzione promosse dal centro nazionale per la danza, gli accoglie al teatro La Nuova Fenice di Osimo per lavorare sulla loro nuova produzione Ho male all’altro.
Un momento privilegiato per permettere al pubblico di condividere l’intimità del processo creativo.
di e con michele abbondanza e antonella bertoni
immagini lucio diana
ricerca musicale Mauro casappa
assistente al progetto veronica melis
organizzazione elena cervellati
La scatola nera
Il progetto di La scatola nera nasce dall’idea di raccogliere, come nella black box degli aerei, la memoria di bordo di un viaggio nello spazio tempo di un festival. Allora, quando fu ideata per una serie di incontri svolti all’interno del festival del 1985 non andava oltre l’utilizzo di un registratore audio, mentre oggi nell’ambiente telematico si espande in tutta la sua potenzialità di memoria ipermediale.
La scatola nera come memoria di bordo on-line di in te atro ha trovato il suo primo sviluppo in Internet già dall’edizione del 1997, mentre quest’anno accanto al lavoro di scrittura per il Web una scrittura connettiva non necessariamente critica o giornalistica si svolgerà una particolare attività di editing video per realizzare dei clip quotidiani da trasmettere nel Web.
in collaborazione con www.teatron.org
riprese – editing video di reléfinder
A_D_E Art Digital Era
Una discesa negli inferì delle arti e dello spettacolo in mutazione con Carlo Massarini nelle vesti di un moderno Virgilio. Due giornate di spettacoli, performing art, installazioni, laboratori, conversazioni e rassegne video per sondare lo stato della scena digitale ed esplorare nuovi format di spettacolarità multimediale.
Un festival nel festival, concepito come un set televisivo-telematico. Per due giornate, dall’11 al 12 luglio 2001 il 24º Festival Inteatro rinnova la sua oramai ventennale vocazione verso l’innovazione e le nuove frontiere dell’arte performativa aprendo le porte di villa Nappi alla discesa negli inferì delle arti e dello spettacolo di mutazione di ADE Art Digital era.
Il titolo rimanda intenzionalmente alla discesa di Orfeo (l’arte pura) negli inferi (la società tecnologica) alla ricerca della donna amata (il desiderio da appagare): la ricerca intorno a cui si articola il festival ne festival di ADE sarà quella del rapporto tra media e performing arts, con la volontà di mettere in relazione la progettualità artistica con gli scenari attuali dell’arte digitale.
L’arte della scena da sempre sperimenta attraverso il corpo e le sue rappresentazioni dello spazio, le visioni del mondo, ed oggi più che mai si avverte la necessità di rifondare il rapporto tra le potenzialità espressive e relazionali del corpo che esprime le trasformazioni radicali introdotte dalle tecnologie digitali.
Al di là dello schermo del computer che introduce, come attraverso una soglia, in un nuovo spazio tempo digitale, emerge la necessità di una più intensa relazione sociale e culturale con quella dimensione artificiale. Ci si interroga su come rendere meno astratta la multimedialità e l’nfosfera che pervade il mondo. La ricerca di questa interazione implica un rapporto tra il corpo e i sistemi dell’elettronica, condizione che viene oggi subita con i Mas media e che una buona consapevolezza del gioco multimediale potrebbe ribaltare su un piano creativo. Dalle installazioni interattive alle pratiche sperimentali di performer radicali, si tratta di rilevare i segnali di una ricerca artistica e teatrale che sta sondando le forme della mutazione digitale.
a cura di Velia Papa e Carlo Infante
conducono carlo infante e carlo massarini
in collaborazione con gabriella papini – economia & cultura
Scorze
Il laboratorio è rivolto ai bambini della scuola elementare e ai ragazzi della scuola media.
Nei primi due giorni verranno rilevate le scorze (frottage), catalogati gli alberi, raccolte le storie, negli altri giorni verranno acquisite ed elaborate le immagini; il gruppo dei piccoli a disposizione macchine fotografiche digitali, il gruppo dei più grandi videocamere analogiche e digitali: le immagini catturate verranno rielaborate e montato in forma di video per essere presentate nel corso di ADE e lanciate in rete.
a cura di lucio diana e adriana zamboni
con la partecipazione di giuliano palmieri “il teatro dei suoni”
Festival 2001 – Lucio Diana, Adriana Zamboni
Eclats Sol Air
Due uomini e due donne si incontrano, si mettono alla prova, si desiderano. Due danzatori di formazione classica e due acrobati aerei e trapezisti si confrontano, si uniscono in uno spettacolo tessuto nelle tre dimensioni dello spazio scenico è scandito dal canto ipnotico di uno stregone musicista.
Andare verso l’alto, salire arrampicarsi, lottare contro la pesantezza per raggiungere la luce, per ritrovarsi: questa la ricerca sottesa ad uno spettacolo di rara eleganza e forza fisica costruito tra trapezio, corde e pertica cinese.
Eclats Sol Air propone una relazione quasi carnale tra lo spettatore e gli interpreti: lo spettatore, posto ai lati dell’azione scenica, si affranca dalla distanza con gli artisti per entrare nel cerchio di una danza tellurica e profondamente intima.
di e con armance brown, bruno krief, gilles baron, aude arago
musica dal vivo e canto di lamine Kouyaté
Festival 2001 – Cie Armance Browne – Bruno Krief, Cie Gilles Baron – Aude Arago
La Mandria
Ersilia è il nome di una delle città invisibili narrate da Italo Calvino, autore che la veronese Laura Corradi ha scelto più volte quale riferimento letterario per le proprie coreografie. Atmosfere impalpabili ed emozioni invisibili sono caratteri distintivi della nuova produzione della coreografa italiana. Presentata in prima nazionale a Polverigi.
Lo spettacolo è liberamente ispirato alle transumanze appenniniche che ancora oggi bloccano il traffico delle superstrade dell’Italia centrale e costringono i viaggiatori a momenti di umana riflessione. La Mandria racconta l’inquietudine E il muoversi costante, l’evoluzione e la trasformazione, l’incapacità di capire il bisogno di fermarsi, tutti elementi caratteristici della contemporaneità.
Quel che più destabilizzante è constatare che non esiste un aspetto finito e definitivo delle persone e delle cose, perché l’aspetto, lo stato, il carattere mutano nel tempo e si modificano le relazioni, di sangue, d’amore, da amicizia e di potere.
È così che cambiano le situazioni e le condizioni del nostro vivere, così che non ci si riconosce più, che niente e nessuno resta uguale a se stesso, che le figure si sformano e le ragioni si annebbiano, così che prima si desiderava tanto qualcosa che forse ora non si desidera più.
Ma allora, questa rabbia, ce l’ha un suo senso? Cosa potrà mai cambiare o meglio fermare?
Il corso delle cose avanza nel tempo, per qualcosa che nasce c’è sempre qualcos’altro che scompare e per un uomo che resta in piedi ce n’è un altro che cade.
Così tutto scorre e rovescia attorno ed è come stare in piedi su un mezzo in movimento.
coreografia e regia laura corradi
musiche originali enrico terraioli
eseguite dal vivo da enrico terraioli, stefano benini, luca zevio
assistente alla coreografia giorgio gobbi
creato con marco benedetti, silvia bertoncelli, giocanna gech, giorgio gobbi
Alice underground
Il Teatro del Silencio è considerato una delle prime compagnie ad aver realizzato il progetto di un nuovo circo, che abbandona le abbacinanti forme di spettacolo esteriore per un percorso artistico dove, attraverso acrobazie e virtuosismi tecnici, passa un messaggio a esistenziale.
La fondazione del Teatro del Silencio da parte del regista cileno Mauricio Celedon nasce dall’esperienza dell’esilio, dall’impossibilità di “fare teatro sotto la dittatura” E dalla consapevolezza che solo nel silenzio e nel vuoto si recepisce la pienezza dell’esistenza, in tutte le sue forme oniriche e con tutti i suoi fantasmi. Solo suoni I sospiri, non parole rumore hanno diritto d’asilo nel Teatro del Silencio, , Circo, teatro e colori si fondono nell’armonia e nella pienezza di un’emozione.
In Alice Underground – spettacolo evento del festival all’interno di un grande tendone da circo – i fantasmi sono quelli di Alice che, abbandonati i percorsi rassicuranti della favola di Lewis Carroll, si ritrova catapultata in un inferno teatrale dove musiche assordanti e rituali collettivi di acrobati lanciati in prodezze vertiginose trasportano la piccola protagonista in un mondo primitivo, allegoria dei fremiti e delle contraddizioni della nostra inquieta società.
regia maurizio celedon
scenografia e costumi montserrat casanova
luci christophe scheaffer
coreografia cristina diaz silveira
direzione musicale nelson rojas
con sebastian bruas, guillermina celedon, tina clay, eliane davy, cristina diaz silveira, cristobal jodorowsky, felipe jofre, claire joinet, cecile leneveu, cecile mont-reynaud, jean-marie rase, lucie rutsaert, claudia verdejo
musicisti salino jelves, ismael oddo, nelson rojas
musica finale mariano lozano
suono francisco araya
costumi freddy le gal, monica navarro, patricio luengo, lorena zilleurelo
accessori e trucco virginie desmoulins, michael prenoard
tecnici didier alezandre, marc argourd, vincent saedy
macchineria aerea guillame letestu
foto christophe raynaude de lage
amministrazione catherine perez
Festival 2001 – Teatro del Silencio
TERKUZA THO
Un concerto un evento teatrale e televisivo. Ritmo e vocalità pure, ad evocare l’ancestralità di umori tribali, ordalia, elegiaci, orgiastici, religiosi, giunti fino a noi attraverso il canto delle varie etnie susseguitesi sulle sponde del mediterraneo.
Un viaggio attraverso tempi e luoghi, raccontato da Maria Q faro giornalista televisiva, molto di Sciuscià, conosciuta per le sue cronache avventurose ed appassionanti. In questo viaggio, per la prima volta, i ritmi della televisione si stemperano in quelli del teatro complici le musiche di Luigi Giuliano Ceccarelli che tanto ha scritto sia per la televisione, sia per cinema e teatro. L’artista Lucio Diana è autore di una innovativa scenografia interattiva che coniuga tradizione e tecnologia, proiettando lo spettatore in un mondo di suggestioni e memorie.
La musica è vocale e strumentale espressa in concerto per mezzo di quattro voci femminili, e di tre musicisti, che suonano dal vivo pads, tastiere, percussioni, fiati e computer.
Favole, leggende, tradizioni narrate attraverso idiomi e fenomeni, un ideale viaggio per luoghi ed ere nel nostro mare con un linguaggio musicale ispirato all’essenzialità della musica popolare ed alla potenza espressiva della musica digitale, TERKUZA THO racconta di temporali di fuoco, diritti di fecondità su i Dolmen, l’invasione di cavallette, dell’assassinio di un poeta cieco, di processi celebrati con l’acqua lunare di una sorgente, delle divinazioni apocrife dei sacerdoti, di cavalieri inghiottiti dalla terra, di un segno misterioso ricorrente in epoca e luoghi diversi del Mediterraneo, di mille lunazioni e mare, di un testimone invisibile, di un viaggiatore sconosciuto, della faida inestinguibile tra idea e materia, dei miti nati da pozze salate e di leggende zingari, di fucilazioni di massa contro il brigantaggio, divide alla periferia della storia, della storia che si alimenta di sacrifici umani, di luoghi dimenticati dei libri, di rissosi Baroni dalmati e timide e donne di Antalia, di imperi e croste di pane, di epidemie e crociati, del sogno di una realtà del Mediterraneo, evocata in una ciotola d’acqua con due chicchi d’orzo.
musica luigi giuliano ceccarelli
scenografia interattiva lucio diana
voce solista patrizia nasini
con cristina cappellini, massimo carrano, elisabetta de leoni, paolo innarella, vincenzo romano, vania semerdzhieva
con la partecipazione straordinaria di maria cuffaro
Festival 2001 – TKZ
Afasia
Il teatro fa irruzione nell’universo multimediale con forza ma senza parole in quest’ultima creazione del fondatore della futura Fura dels Baus. Ne nasce una odissea futura in cui il performer-Ulisse incontra e si scontra con le fantastiche figure della narrazione mitologica proiettate da DVD interattivo su schermo.
Con un complesso esoscheletro innervato di sensori (di tipo diverso: elettromagnetici e interruttori dinamici al mercurio) Marcel•lí Antúnez Roca esprime un’avanzatissima tele-operatività che permette di interagire con la videoproiezione da computer e con le totemiche installazioni da acciaio che attraverso un complesso sistema di servomeccanismi producono dei suoni: una sorta di grande chitarra, un tamburo è una serie di fiati. Con il movimento del corpo pilota le interfacce: agisce a distanza sia su quegli strumenti suonandoli con una gesticolazione precisa che sugli altri attori video proiettati, scandendo la loro entrata in scena, da inedito one-man-show interattivo.
Diventa uomo-orchestra: si muove e suona, estendendo l’azione del suo corpo non solo nello spazio ma nelle macchine elettroniche che traducono i suoi gesti in informazioni dinamiche, bit che muovono le cose e che fanno accadere teatro.
Interattività e programmazione sergi jordà, toni aguilar
Creazione robot e scenografia roland olbeter
immagini elettroniche Paco corachàn, marcel.lì antunez roca
luci Ramon rey
Musica alain wergifosse, sergi jordà, Ian briton
controllo gestuale informatizzato alica casals, josep amat, joan aranda, manuel frigola, pere meres, gregorio perez aguilera, josè manuel caballero
aiuto scenografo james saully
Realizzazione stampi noemi ramos, anna alemany
cameramen laura sigon
attori virtuali companya Skrot
Festival 2001 – Marcel.lí Antúnez Roca