Cuando la vida eterna se acabe

Quattro persone intrappolate in un rito oscuro e assurdo, dropout contadini, ubriaconi del paese, personaggi improbabili in una scena beckettiana da fine del mondo. La musica tradizionale andalusa tipica delle processioni della Settimana Santa di Pasqua e gli estratti della Passione di Matteo di Bach danno al cerimoniale una dimensione religiosa e mostrano dell’Andalusia un aspetto più nascosto lontano dai luoghi comuni del turismo di massa.
Gli eventi in scena ci indirizzano verso l’ignoto, verso memorie e paure arcaiche che dominano il nostro inconscio.

regia paco de la zaranda
attori gaspar campuzano, francisco sa’nchez, enrique bustos, fernando herna’ndez
tecnico luci e fonico eusebio calonge
fotografia gutierrez y tamayo

Festival 1999La Zaranda

La Zaranda

La Zaranda, Inestable Theatre of Andalucía la Baja, è una compagnia teatrale fondata a Jerez de la Frontera nel 1978. Di recente, sono stati chiamati Unstable Theater of Nowhere.
Il teatro di La Zaranda è caratterizzato da una profonda riflessione sulla realtà intesa come un punto d’incontro tra un futuro che non arriva e un passato sempre presente. Questo arriva dalla memoria, che è l’unica cosa che aiuta a capire. I suoi spettacoli non presentano risposte, piuttosto agisce come coscienza dello spettatore, a cui pianta le parole davanti a sé sotto forma di immagini.
Il loro lavoro si incentra sulle problematiche esistenziali, la fedeltà alle proprie radici culturali, l’uso simbolico degli oggetti, l’espressionismo visivo e la creazione di personaggi e situazioni limite. Nel corso della loro carriera hanno ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali e sono stati acclamati dal pubblico.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con Cuando la vida eterna se acabe

Tête

Lo spettacolo si ispira alla Salomè di Oscar Wilde. L’innovativo lavoro video di Guy Bar-Amotz e l’espressivo trattamento vocale di Fabienne Audeoud arricchiscono questo spettacolo di danza/teatro. Tête esplora le relazioni tra uomo e donna e i desideri contradditori tra la mente e il corpo. I tre danzatori interpretano i vari aspetti della personalità dell’incantatrice Salomè, seduttiva, innocente, calcolatrice e le sue relazioni conflittuali con la testa separata dal corpo.

coreografia Jasmin Vardimon
con jasmin vardimon, liat shinar, luke borrough
composizione fabienne audeoud
realizzazione video guy bar-amotz
direttore tecnico claire calleson

Festival 1999Zbang Dance Company

Zbang Dance Company

Zbang Dance Company, ora Jasmin Vardimon Company è una compagnia di teatro-danza contemporanea con sede nel Regno Unito. La compagnia fu fondata a Londra nel 1997 e divenne un elemento significativo all’interno della scena della danza contemporanea britannica. Il direttore artistico della compagnia, Jasmin Vardimon, è un’artista associato del Sadler’s Wells Theatre dal 2006.
Jasmin Vardimon Company produce e gira produzioni di teatro di danza contemporanea che combinano testo con movimento, voce, animazione e tecnologie. Le scenografie grandi e complesse fanno parte delle loro produzioni e la compagnia continua a esplorare nuovi modi di combinare varie forme d’arte per creare produzioni multistrato che comunicano e coinvolgono il pubblico su molti livelli diversi. Jasmin Vardimon Company ha realizzato tour in tutto il Regno Unito e in tutto il mondo. I tour più recenti includono Spagna, Germania, Italia, Croazia, Israele, Corea del Sud e Stati Uniti.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con Tête

Portrait with group and duck

La ricerca su ciò che è pubblico e ciò che è privato ha portato a ideare una storia contemporanea e divertente ambientata in una balera dove sei persone passano dal rigido conformismo di un incontro sociale all’eccitazione svergognata di una confessione in TV.
Gradualmente, i desideri privati e le passioni emergono dalla facciata di formalismo, creando nuove relazioni all’interno del gruppo. Le danze d’apertura dello spettacolo, contenute e lineari che definiscono il senso dell’ordine e costrizione, poco a poco si dissolvono in un tango appassionato che provoca emozioni incontrollabili. La situazione degenera quando due personaggi del gruppo cercano di consumare la loro passione trascinando tutti gli altri in un confronto imbarazzante ma al tempo stesso liberatorio.

coreografia luca silvestrini, bettina strickler
con jean abreau, luisa figuerola, eddie nixon, luca silvestrini, bettina strickler, esther weisskopf
musica spiritualized, casadei, chicken bank, j. gade
suono grant leslie
disegno luci mariela nestora, claire malleson
costumi protein dance
direttore tecnico claire malleson

Festival 1999Protein dance

Protein dance

Protein è stata fondata nel 1997 dall’italiano Luca Silvestrini e dalla svizzera Bettina Strickler, che hanno frequentato il Laban Center (ora Trinity Laban) insieme come studenti. Iniziando con il loro duetto bilingue Duel nel 1998, hanno creato una serie di opere teatrali professionali, ognuna relativa ad un aspetto diverso della vita contemporanea: la televisione confessionale (Portrait with Group and Duck, 1998), la psicoanalisi (On the Couch, 2000), la cultura dell’alcol (Publife, 2002) e il darwinismo sociale (The Banquet, 2003). Proseguendo come unico Direttore Artistico dopo la partenza di Bettina nel 2004, Luca ha affrontato il consumismo (Grande vendita, 2005) e l’ossessione per l’immagine corporea (B for Body, 2006),  con il quale ha vinto l’Audience Vote al The Place Prize 2006 e portato al completamento dello spettacolo Dear Body, 2008/09.
Protein è stata in tournée in tutto il Regno Unito e a livello internazionale, con esibizioni in Italia, Spagna, Danimarca, Svizzera, Francia, Germania, Croazia, Malta, Repubblica Ceca, Olanda, Canada e Stati Uniti.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con Portrait with group and duck e del 2000 con Creola e Duel

Cazzatielle

Sola in scena, Francesca Lattuada, canta con una voce ricca e profonda le canzoni popolari. Vari oggetti fanno irruzione sulla scena, immagini/azioni, cazzatielle, che definiscono concettualmente il lavoro e danno un’impressione generale d0insolenza dolce mista a poesia colta.
Per Francesca Lattuada è la percezione che abbiamo del mondo che conta non la volontà di capire e di giudicare. Gioca con le differenze culturali e i contrasti, non si riposa sul sicuro, distrugge continuamente quello che ha appena costruito. Il risultato è al tempo stesso espressionista, barocco, arcaico. Comunque seducente.

ideazione e interpretazione francesca lattuada
musiche ghédalia tazartes
scenografie philippe meynard
luci eric lousteau carrer
direzione di scena emmanuel abate
regia suono pablo bergel

Festival 1999Francesca Lattuada/Festina Lente

Gina and Miovanni

Uno spettacolo dedicato alla poetessa americana Mina Loy la cui storia è collegata all’avanguardia europea e americana del futurismo e surrealismo. Mina Loy univa bellezza e sensibilità poetica e si vedeva come una cartografa dell’immaginazione, in cui un periodo in cui termini come “espatriato” e “esilio” avevano altri significati. La sua biografia ci parla di viaggi di tutti i tipi; di una infanzia oppressiva nella Londra degli anni 1880 agli studi d’arte di fine secolo a Monaco e Parigi, alla Firenze del futurismo, alla New York dei giorni Dada, al Messico rivoluzionario (con il boxeur dadaista Artur Caravan) e all’Europa del dopoguerra e di nuovo negli Stati Uniti, dove passò il resto dei suoi giorni.
I movimenti sono ispirati alle sue poesie, ai suoi testi strani e delicati, ai suoi “archivi subconsci” e ai suoi manifesti femministi-dadaisti in un collage di sentimenti, azioni, storie e relazioni tra donna, uomo e il mondo.

concetto e coreografia maja delak
realizzato e interpretato da maja delak, andrea ruberti
scene marko paljhan, marjan lipnicar
drammaturgia irena staudohar
disegno luci marko peljhan
costumista pletilni studio draz
tecnico luci jaka simenc
tecnico suono damjan delak
produzione en-knap
co produzione cankarjev dom, ljubljana

Festival 1999En-knap

Il linguaggio della montagna

La forza della scrittura di Pinter ha raccolto intorno a sé un insieme di formidabili interpreti che hanno visto in questo testo l’opportunità di esprimersi, con i mezzi del loro lavoro, contro la soppressione violenta delle etnie deboli, vera pesta mondiale che riemerge incredibilmente e con impeto inspiegabile alla fine di questo millennio e che nemmeno la globalizzazione riesce ad attenuare.
Etnia contro etnia. Poveri contro poveri, Irrazionalità di poteri razionalmente costituiti. Violenza cieca. Follia nazionalistica. Diversità vissuta come allucinazione.
La brevità dello spettacolo (20 minuti) e le tre inquadrature in cui si ambientano le quattro scene, si uniformano alla fulminante scrittura di Pinter che in questo modo sintetizza le sensazioni provate nei confronti di realtà da lui stesso indagate.
La messa in scena de Il linguaggio della montagna cerca di restituire al pubblico quelle strazianti sensazioni, attraverso crude ambientazioni e la crudeltà della recitazione.

di harold pinter
traduzione e regia pietro bontempo
con Anna lelio, carmen giardina, rocco papaleo, antonio catania, giuseppe antignati, paolo sassanelli, pietro bontempo
scenografia francesco ghisu
costumi gabriella laurenzi
movimenti in scena nazareno zamperla
aiuto regia paola ponti
assistente alla regia paola migneco

Festival 1999Beat 72

La Tempesta. Dormiti, gallina, dormiti

Nel mettere in scena l’ultimo capolavoro del poeta shakespeariano, Davide Iodice rielabora i linguaggi della tradizione popolare con la coscienza del presente, attraverso una scrittura scenica che pone al suo centro la partitura musicale, confondendo strumentisti e attori in un’azione prossima alla festa.
Su canzoni di Nino D’Angelo, anziani attori della sceneggiata napoletana e artisti che si esibiscono nei matrimoni si uniscono a interpreti giovani per mettere in scena la fine del teatro e la sua necessità. Un percorso di recupero della memoria e, insieme, un confronto generazionale tra gli interpreti anziani della sceneggiata e i membri più giovani della compagnia, all’insegna di un teatro che contiene il lavoro sulla tradizione popolare e lo stimolo propositivo dei giovani.

regia davide iodice
scrittura in napoletano silvestro sentiero
con davide compagnone, vincenzo del prete, tania garribba, rino gioielli, ernesto martucci, angelo montella, nando neri, emi salvador, silvestro sentiero
canzoni nino d’angelo
musiche in scena mark di giuseppe, diego leone, lello settembre
elementi scenici massimo Staich
costumi daniela salernitano

Festival 1999libera mente