Il linguaggio della montagna

La forza della scrittura di Pinter ha raccolto intorno a sé un insieme di formidabili interpreti che hanno visto in questo testo l’opportunità di esprimersi, con i mezzi del loro lavoro, contro la soppressione violenta delle etnie deboli, vera pesta mondiale che riemerge incredibilmente e con impeto inspiegabile alla fine di questo millennio e che nemmeno la globalizzazione riesce ad attenuare.
Etnia contro etnia. Poveri contro poveri, Irrazionalità di poteri razionalmente costituiti. Violenza cieca. Follia nazionalistica. Diversità vissuta come allucinazione.
La brevità dello spettacolo (20 minuti) e le tre inquadrature in cui si ambientano le quattro scene, si uniformano alla fulminante scrittura di Pinter che in questo modo sintetizza le sensazioni provate nei confronti di realtà da lui stesso indagate.
La messa in scena de Il linguaggio della montagna cerca di restituire al pubblico quelle strazianti sensazioni, attraverso crude ambientazioni e la crudeltà della recitazione.

di harold pinter
traduzione e regia pietro bontempo
con Anna lelio, carmen giardina, rocco papaleo, antonio catania, giuseppe antignati, paolo sassanelli, pietro bontempo
scenografia francesco ghisu
costumi gabriella laurenzi
movimenti in scena nazareno zamperla
aiuto regia paola ponti
assistente alla regia paola migneco

Festival 1999Beat 72