Àncora nasce dal desiderio di far rimanere salde le parole che via via si stanno perdendo. Agganciare ciò che sta fuggendo potrebbe essere la nostra salvezza: potrebbe aiutarci a rimanere fedeli a noi stessi, con la voglia di navigare, sapendo di avere un porto sicuro verso il quale fare ritorno. Àncora è un viaggio nella memoria attraverso la raccolta di filastrocche, proverbi e storie raccontate dagli anziani del borgo di Polverigi.
Liberamente ispirato al romanzo The Waves di Virginia Woolf – un’unica giornata in cui trascorre l’intero arco della vita di sei personaggi – Luz descrive una polifonia di soliloqui che si intersecano tra di loro. A tratti affiorano schegge di vita: i giochi, gli abbandoni, i desideri, il ritrovarsi adulti, il comune sottomettersi alla routine, i dubbi, il desiderio di un confronto autentico con se stessi e gli altri. La vita ci chiede di scegliere: diventare una cosa sola, precisa, certa e non trasformabile. In questa richiesta, in parte naturale, in parte sociale, Luz vuole evidenziare il dubbio: la sensazione di essere tante cose insieme. Un disequilibrio che genera paura e libertà, una metamorfosi.
Conservare uno sguardo vigile, curioso, attento al momento presente, verso un più profondo attaccamento alla percezione della vita, sembra questa l’anima di Luz. Tra gli sguardi è quello che scopre i colori non come dati ma come vibrare di luce, l’istinto che chiede di non rinunciare alla vita fatta di momenti, di non dimenticarsi nello scorrere degli anni, quasi schiavi delle scelte compiute.
Quattro scene di vita “rubate”, origliando dietro alle porte di una piccola pensione nel sud degli Stati Uniti. L’autore interpreta un breve racconto The Hallway (l’entrata) scritto durante la sua permanenza a Polverigi. Un dono ispirato alle persone che ha conosciuto in Italia e all’incontro artistico con il lavoro site specific di Geraldine Pilgrim.
scritto da Edward Wilson – con Edward Wilson Serena Gatti
Anthia è un pesce nata femmina. Quando in un branco di pesci perisce il maschio dominante, spesso la femmina più anziana del gruppo si trasforma in un maschio per prendere il suo posto. Anthia è una performance di danza, sul maschile e femminile dentro di noi.
Un corpo immobile è al centro di uno spazio. E lì resta, mentre attorno tutto muta portandolo ogni volta ad essere in un altro luogo, in un altro tempo.
Quel corpo è vivo. E’ un uomo. Un ragazzo. In guerra muore. In strada, muore. Si fa donna. Prima sola. Poi circondata da altri. E’ qui. E’ trent’anni fa. Sono io. Avrei dovuto essere io. Avrei voluto toccarlo.
Quel corpo umano siamo noi e ciò che siamo stati nelle nostre tante vite.
Abbiamo abitato questa terra a miliardi. Milioni di miliardi. Non siamo ancora nati tutti. Frame è una struttura di racconto per immagini. E’ un ricordo, nel caso fossimo destinati all’estinzione.
E’ una storia vera.
con Beatrice Baruffini, Cecilia Finetti, Michela Rosa, Rocco Manfredi
Polvere e sporcizia sono la memoria della nostra presenza nello spazio.
In un mondo anonimo fatto di superfici sterili, in cui lasciare tracce di noi si fa sempre più difficile, Effimero feltrito è un’installazione performativa nata dall’urgenza di “lasciare traccia” del proprio passaggio. Un’indagine del rapporto tra il corpo e la superficie che lo ospita, tra lo spazio e la sostanza, attraverso l’analisi delle possibilità di presentazioni del corpo, con particolare riguardo all’instabile rapporto tra la fisicità, le tracce e lo spazio.
“Credo che dopotutto non siamo altro che narratori con molte storie da raccontare: la storia della materia e del suo significato culturale; la storia di come sono fatti gli oggetti e il loro essere nel mondo e, infine, la storia del mio corpo in relazione con gli oggetti e con la materia” [Janine Antoni]
Dream Circus è un progetto di arte pubblica itinerante a cura dell’artista visivo Daniele Catalli.
Una carovana che si sposta di paese in paese, di città in città, alla ricerca di sogni, frutto spontaneo e genuino dell’inconscio, per reinterpretarli attraverso il disegno e “ridonarli” agli abitanti del luogo. La carovana viaggia, scopre nuovi luoghi, nuove persone, nuovi sogni; ogni volta porta con sé qualcosa dei luoghi che ha visitato in precedenza. Desideri, paure, angosce e imbarazzo, figure oniriche, allucinazioni intime e personali vengono raccolti, ritratti da Catalli ed esposti in mostra, liberandoli dalla loro natura esclusivista e facendoli librare in una mise-en-scène dell’inconscio collettivo, in un “Circo dei Sogni”.
un progetto di Piri piri atelier Daniele Catalli – in collaborazione con Eleonora Diana
Walk nasce dalle suggestioni dei dipinti di Marc Chagall, in particolare “The Walk”, la passeggiata.
Sulla scena una scatola nera con, al suo interno, la miniatura di una megalopolis costruita con cartone, carta da parati e scatole di fiammiferi, scenario di infinite storie che, ipoteticamente, potrebbero essere accadute agli eroi dei quadri di Chagall, prima che il Maestro li ritraesse.
Si sente il suono del vento e il cigolio di un cancello. La luce si sposta sugli edifici, si scoprono storie e vicende differenti, accomunate da un tema comune, “l’amore sfuggente”: disorientato dal ritmo del XXI secolo, soffocato dall’atmosfera della megalopolis, costantemente assorbito dall’Ego, l’amore diventa fragile e schivo, benché sempre più essenziale nella vita, sempre più necessario e indispensabile per l’uomo.
di Irina Kondrashova – con Irina Kondrashova, Anna Vigeland, Alessia Lovreglio, Amelia Prazak
Dall’interazione materica con un gomitolo di lana rosso, la fragilità della sua materia prima, l’idea di interazione con spazi architettonici e la possibilità di rendere malleabile e diversificabile il filo rosso nelle sue forme, spazi, accumulazioni e interazioni; nasce un’installazione performativa site specific.
G…(H)ATE (letto come G8/eight, G.hate/odio, Gate/uscita) è un work in progress che si confronta con il G8 di Genova 2001. Uno studio sul movimento che affronta temi come paura, violenza, protezione, vulnerabilità, rabbia, potere, resistenza….let’s reclaim for our rights.
Senza farne un documentario o una rappresentazione, lo spettacolo propone sei corpi in scena, che si muovono e agiscono cercando di rievocare emozioni vissute in prima persona dall’autrice.
Un tentativo di ricordare oggi, dopo oltre 10 anni, ciò che accadde in quei giorni, per far riflettere su tematiche sempre attuali: da un lato l’importanza della contestazione e del dissenso, il bisogno di dar voce alle proprie idee, dall’altro la violenza del confronto con la morte, la forza bruta e il trauma collettivo dovuti a una rottura, una frammentazione, un collasso d’organicità.
di Livia Marques – con Livia Marques, Alessia Lovreglio, Anna Vigeland, Amelia Prazak, Edward Karow Wilson, Irina Kondrashova – multimedia e sound design Niccolò Presenti – disegno luci Siani Bruchi