diaBELL ip OP

Sulla scena sette danzatori di formazione hip hop e break danceeE una sola danzatrice a interpretare alcune delle 33 variazioni che Beethoven compose tra il 1819 e il 1823 su un valzer di Antonio Diabelli – pianista, compositore e pittore austriaco. Tutti insieme saranno performers e al tempo stesso creatori delle danze che si dispiegano su immagini video e fotografiche, quasi architetture mobili o nature animate. Lo spettacolo sviluppa un ciclo di danze che, partendo da uno stesso tema, individualmente condensano e ispezionano iconografie differenti, tutte ricondotte all’analisi dell’eroe tardo romantico. Come nei sogni, figure appartenenti a contesti e epoche diverse o sconosciute trovano una cornice rappresentativa comune; queste evocazioni assemblate in libera successione finiscono per ricondurre a personaggi simbolo di forte riferimento mitteleuropeo.

Ideazione coreografia e regia Massimo Moricone
Scene costumi elaborazione immagini Emilio Ortu Lieto
Suoni e selezioni Riccardo Petitti
Disegno luci Camilla piccioni
Video editing e foto Roberto Carotenuto
Ufficio stampa e promozione Antonella Mucciaccio
danzatori Beatrice Magalotti, Cristiano barberio, sabatino d’eustachio, gugu da graca, cosimo de bartolomeo, chiara ferrazzi, simone ginanneschi, carlo antonio matrone

 

Festival 2002Teatro Koros_Massimo Moricone

La muta

Questo studio coreografico prende spunto dal racconto La Sirena di Tomasi di Lampedusa.
Il corpo del lavoro ha alla base una comune esigenza/richiesta che consiste nel battere sulla questione dell’identità, e quindi del linguaggio.
Lighea, la Sirena amante d’uomini e dispensatrice d’immortalità, per amore rinuncia alla coda e parte alla ricerca di ŒSasà.
Una mutazione fisica, un’amputazione voluta, una menomazione che determina un nuovo limite e ne accresce l’audacia.
Una lettura acquatica della spazialità che tende ad una diversa antropologia del movimento.

coreografia emma scialfa
con emma scialfa
musiche eseguite dal vivo dall’autore giuseppe pagano

Festival 2002Motomimetico

Morte Araba

Il mondo è qualcosa di estraneo per questa “Mater solitaria” che orgogliosamente sopravvissuta alla tortura analitica del tavolo di dissezione espone i suoi visceri con la noncuranza di un simulacro portato in spalla il giorno della sagra. Spalancata alla vita eppure a essa indifferente, isolata all’interno dello spazio-abisso di un tappeto finto-orientale, subisce il moto che questo le comunica scuotendola dalla sua eterna fissità, fertile. Il sacrificio può contare sulla adesione morale della vittima, simulacro che si espande nell’incuranza dell’allucinata visione.

coreografia maurizio saiù
con maurizio saiù
progetto visivo aldo tilocca

 

Festival 2002Maurizio Saiù

Zambracca – casa del sogno

Un tavolo, due microfoni, tre persone. Una storia commovente ispirata a pensieri oscuri. Diretta e anarchica. Passato scintillante le forze nascoste della mente e corpo. Danza senza dubbi, ma danza all’interno di una dimensione che urta l‘occhio e rende tangibile la pressione dello spazio. Incanta.
Zambracca è un’ode all’immaginazione, nella quale tre danzatori attori si aiutano a vicenda nell’imparare a volare È un’ode che parla all’amicizia, al desiderio e alla fiducia.
Punto iniziale di questa serie sono le stanze del Vittoriale, residenza monumentale di Gabriele D’Annunzio sul lago di Garda. Non letteralmente la casa, ma in particolare la coordinazione degli oggetti e degli stili nelle stanze esageratamente arredate, nelle quali tutti gli aspetti sono collegati e assumono forme mitiche. Un punto di partenza di una visione panoramica confusa, dove si rimane intrappolati in lacrime, dubbi, finzioni della propria immaginazione, fantasie, strategie. In particolare il nome della produzione si ispira alla stanza di servizio che precede il reparto notte della casa, il cui nome deriva dal provenzale “zambra”, camera. Un sogno? Il lavoro di Raz non racconta la storia del mondo, non racconta verità, ma stimola la mente e invita gli spettatori a inventare le proprie storie.

Coreografia e Regia Hans Tuerlings
Musica Loek Dikker
Luci Niko Van Der Klugt
Con Gavin Louis, Karl Schappell, Erika Winkler

 

Festival 2002 Raz

Brecht’s Dance – la danza del ribelle

Il fantasma di Brecht ci ha accompagnati nel lavoro drammaturgico.

Brecht feroce istruttore dell’ortodossia teatrale del proprio tempo. Spina critica nella analisi degli ordini sociali.
Brecht che con le proprie opere accompagna ama e critica l’esperienza di chi dice no. Attraverso lui abbiamo incontrato adolescenze rabbiose e disperate. E poi trasgressioni sconfitte e incattivite ormai devastate dal cinismo e dalla ricerca vana di un quieto vivere. Infine ribelli saggi capaci di usare parole antiche per farci vivere la necessità di lasciarci percorrere dalle ferite del mondo. Abbiamo cercato le nostre parole per raccontare non le opere, ma quelle pulsioni e passioni che ci fanno sentire oggi Brecht vicino.
Il cantare del teatro di Brecht è diventato il recitar cantando degli attori e il canto degli Almamegretta, di Raiz e di Paolo Polcari, che ispirandosi da una parte alla musica di Kurt Weill e dall’altra alla fascinazione di Brecht per l’Asia, mettono per la prima volta al servizio del teatro la loro esperienza di migranti della musica.

progetto e regia Salvatore Tramacere
elaborazione drammaturgica gianluigi gherzi, Salvatore Tramacere
con ippolito chiarello, sabrina gherzi, silvia lodi, fabrizio pugliese, raiz, silvia ricciarelli, fabrizio saccomanno
musiche paolo polcari, almamegretta
scene e luci lucio diana, luca ruzza
costumi laura colombo

 

Festival 2002 – Cantieri Teatrali Koreja

Tractatus

Tractatus scritto per voce, strumenti e voci narranti viene eseguito dal gruppo The Gordian Knot Music Company in una suggestiva forma di concerto cinematografico dove suono si unisce ipnoticamente al flusso delle immagini proiettate su grande schermo.
Il musicista utilizza le immagini suscitate da Tractatus come fonte poetica della sua composizione. I testi sono recitati in varie lingue e la musica, dall’andamento cantilenante e dalla strumentazione essenziale, ambienta le parole in un liquido trasparente e discreto, che conferisce all’emblematicità delle affermazioni una consistenza eterea e una spoglia drammaticità.

Festival 2002 – Tibor Szemzõ & The Gordian Knot Music Company

Hellzapop

Hellzapop è uno spettacolo che propone in una nuova formula, il meglio degli spettacoli passati inserendovi anche del materiale inedito, è un mix di sentimento, commedia, musica e non-sense. Uno spettacolo che non risparmia nulla allo spettatore nell’intento di stupire e divertire, una danza riportata alla sua forma di puro “entertainment”.

idea e progettazione di Paolo Demitry, Federica Mastrangeli, Michele Pogliani
con SARA CARPITELLA, SARA DUVALLI, YUNAISY FARRAY CASTILLO, MARTA MARCELLA, FEDERICA MASTRANGELI, MICHELE POGLIANI, KIM SAVèUS
coreografia regia di Federica Mastrangeli, Michele Pogliani

Festival 2002Compagnia Michele Pogliani

 

Speak, memory, speak. Ipnagogia

Ipnagogia che si formano mentre ci si addormenta e mentre ci si sveglia.

Speak, memory, speak è il primo passo che Fanny & Alexander affonda nel paesaggio letterario nabokoviano, una ricognizione che ha a che fare con le apparizioni e con il loro strano spietato linguaggio con sovrumano desiderio di realtà.

Il giovane cronofobico You Person ripercorre il vuoto sterminato del suo tempo prenatale (egli stesso è un personaggio di una fiction ancora a venire) e quello ancora più minaccioso che si spalanca al di là della sua congetturale e ipotetica esistenza futura. Tenta disperatamente di aggrapparsi a quelli residuo brandello di realtà che la contingente natura Live di questo video gli consente. Da lui ci si aspetta che accetti i due neri vuoti, così come fa con l’illusoria e fugacissima visione che balena e sfarfalla tra loro.

liberamente tratto da “Cose trasparenti” di V. Nabokov
scritto da chiara lagani
regia luigi de angelis
live e voce recitante marco cavalcoli

 

Festival 2002Fanny & Alexander

üBUNG

Il mondo adulto, le sue ipocrisie, le sue violenze, capovolto attraverso lo sguardo dei giovani. Intorno a questa idea si è sviluppato üBUNG (che significa esercizio), ultima produzione della compagnia Victoria che ha invitato Josse De Pauw – regista, scrittore e attore di spicco della scena fiamminga – a confrontare la sua scrittura teatrale con i giovani. Il testo è poi diventato una sceneggiatura per un film in bianco e nero – il modello con cui si confrontano sulla scena sei ragazzini.
Sul palco sei ragazzini guardano il film in bianco e nero. La loro età si aggira intorno ai 12-13 anni. Il volume del sonoro è stato abbassato. Sono vestiti esattamente come i sei adulti sullo schermo, miniature a colori dei grandi. Hanno imparato a memoria ciò che gli adulti dicono e come si comportano. Lungi dal rinforzare certezze sul mondo dell’infanzia il regista preferisce l’ambiguità della domanda: film bianco e nero o scena a colori, chi sta scimmiottando chi?

ideazione Josse De Pauw, Koen Gisen
testo e regia Josse de Pauw
assistente alla regia Katrin Verlende, Koen Gisen
scenografia e costumi Pynoo

Festival 2002Victoria