Ferien mit mutti

Animati di commovente umanità, i mostri dei Dead Chickens, a volte piccoli, sinistramente teneri, a volte impressionantemente grandi e minacciosi, impersonano negli spettacoli rumorosi e fastidiosi attori telecomandati o nelle installazioni interattive, curiosi e attoniti spettatori.
A Polverigi i Dead Chickens accompagnano l’intera famiglia delle loro creature: la grande e piccola Mutti, il grasso Block e il veloce Beccotagliente, Kind, Kegel, Schapper, Puppi la ballerina, il comò attaccabrighe, il dottor Mutabòr e gli altri in un work in progress che permetterà allo spettatore di accedere alle diverse fasi dell’allestimento fino il tavolo finale.

attore, musicista, artista pop-up, grafico e pittore, inventore di mostri meccanici in latex e metallo hannes heiner
attrice, bassista, pittrice, scultrice, costumista breeda cc
attore, chitarrista, disegnatore di gioielli e mobili, inventore di mostri meccanici in ferro kai
fotografo e organizzatore henryk welffenbach
musicista e tecnico del suono nils peters
costruttore e illuminotecnico werner trunk
organizzazione monica ercolani

Festival 1997Dead Chickens

Zirkus

Spettacolo ispirato alla Pentesilea di Von Kleist.
L’atmosfera da circo, la scenografia a tinte fosche, gli strumenti fuori moda che eseguono marce sia militari che nuziali creano un mondo grottesco e irrazionale che rivela la connivenza tacita del visibile e dell’invisibile mentre la guerra uomo donna di Pentesilea, scontro ferino e terribilmente umano, culmina in un corpo a corpo selvaggio in cui il fulmineo trionfa con levità e ironia.
Elegante, fantastico, grottesco, l’immaginario di Francesca Lattuada si arricchisce in ogni scena di visioni sulfuree e surreali con l’aiuto di un gruppo di straordinari interpreti, al tempo stesso attori, cantanti, danzatori e dell’orchestra gitano militaresca di Jean-Marc Zelwer.
Zirkus è un’opera perfettamente riuscita nei suoi raccordi plastici fra musica, immagini e movimento dov’è la libertà espressiva dell’artista raggiunge una splendida completezza.

con eric affergan, olivier farcy, francesca lattuada, samuel la borgne, gianfranco poddighe, sabina piccione, isabella roncaglio, cecile thiblemont, sylvie jerusalem, bruno krattli, jean pierlot, jean-marc zelwer
regia e coreografia francesca lattuada
musica originale e direzione musicale jean-marc zelwer
scene philippe meynard
costumi francesca lattuada, karine wehner
luci victor corolleur

Festival 1997Compagnia Festina Lente/Francesca Lattuada

Pain

Pain è la storia del protagonista Graham Cunnington, fondatore del gruppo di musica radicale Test Department, segnato da quando aveva dieci anni da una malattia invalidante molto dolorosa (artrite reumatoide cronica).
Pain traccia un percorso di conoscenza e dolore, memoria e consapevolezza.
E’ il corpo martoriato, reso puro oggetto dalla scienza medica, il protagonista dello spettacolo, virtualizzato dalla tecnologia, separato dalla mente.
E quel corpo diventa metafora di più generali aggressioni al corpo fisico dell’uomo contemporaneo attraverso misteriose e dilaganti malattie, guerre irrefrenabili e fratricide, sofferenze e miseria mentre la società dell’informazione e dell’informatica propone un distacco schizofrenico dalla realtà materiale.
La storia personale di Graham Cunnington, non ha caso interpretata da lui stesso, è la storia di una riappropriazione e riunificazione, di come proprio attraverso il dolore sia possibile arrivare al suo superamento.
Pain è un progetto multimediale rafforzato dalle musiche del gruppo.

di e con graham cunnington
altri testi e regia angus farquhar
scene graham tydeman
diapositive alistair bell
animazioni computerizzate lorne christia
colonna sonora MP lancaster
direttore di produzione ed king
disegno luci ross gerry
video richard turner
suono tim foster
fonico stuart robertson
musiche test department
materiali sonori tom murray, guy ferguson
filmati originali test dept brett turnbull
direttore di scena damien hunter
amministratore gill maxwell
segreteria lesley macdonald
voci fuori campo graham tydeman, joseph sarvosvaran, caroline hutcheson, hilary keer
materiale di ricerca medica dr. deepak chopra
consulenza ai movimenti marisa zanotti
consulenza all’uso della voce andy wilson
foto drew farrell
grafica locofoco limited

Festival 1996N.V.A.

Faustus in Africa!

Faustus in Africa! ripercorre il mito di Goethe ambientandolo nel periodo coloniale.
Faustus intraprende insieme a Mefistofele un viaggio attraverso il continente africano ed incontra, in luoghi emblematici, iene parlanti, zanzare ammaestrate, streghe woodoo.
Immagini filmiche, figure animate e attori compongono uno spettacolo poetico e affascinante, realizzato con un linguaggio fortemente innovativo.
Il testo è reso ancora più fantastico e dinamico grazie al contributo drammaturgico del poeata rap Lesego Rampolokeng, vincitore dell’Africa Kwanza Award.

produzione Handspring Puppet Company
in associazione con The Market Theatre, Art Bureau (Munich), Kunstfest (Weimar), the Standard Bank National Arts Festival, The Foundation for the Creative Arts e Mannie Manim Productions.
regia William Kentridge
scene Adrian Kohler, William Kentridge
disegni animati William Kentridge
assistente all’animazione Hiltrud von Seydlitz
testi addizionali Lesego Rampolokeng
disegno luci Mannie Manim
suono Wilbert Schubel
musica James Phillips, Warrick Sony,
costumi Hazel Maree, Hiltrud von Seydliz
con Dawid Minnaar, Leslie Fong, Busi Zokufa, Louis Seboko, Antoinette Kellermann, Basil Jones, Adrian Kohler

Festival 1996 – Handspring Puppet Company/William Kentridge

Alle mie vittime

Attore, danzatore, regista sensibile ed eclettico, Frigerio torna a Polverigi con una nuova produzione ispirata al testo di Lautreamont “I canti di Maldoror”. Un caso clinico, un criminale, un serial killer, un maniaco, un pedofilo, un cannibale, un esaltato, un salvatore del mondo, un giustiziere, ma soprattuto Maldoror è un’abile provocazione alla morale di chi si ritiene nel giusto, separando i degenerati dai sani. In un’epoca di permissività e divieti, false trasgressioni e mal celati conformismi, il caso Maldoror è un grido inaccettabile contro l’addomesticamento forzoso degli impulsi, per il trionfo degli istinti. Come ogni gesto estremo il grido di Maldoror necessita un recinto di protezione: la letterarietà del testo di Lautreamont, i canoni del romanzo gotico, la passione della musica di Gorecki, i riferimenti all’horror dei paesaggi sonori di Modugno. Materiali volti a creare un’assoluta atmosfera “patetica” che possa salvarci dall’abisso aperto dalla presenza del male, così vicino al bene e all’amore, Vita amorosa e desiderio di morte, istinto omicida e tenerezza si intrecciano, lasciandoci inebetiti di fronte alla domanda: “Cosa sono dunque il bene e il male?”

musica henryk nikolaj gorecki
paesaggi sonori Paolo modugno
collaborazione antonio baudrocco, franco senica
foto ippolita paolucci
produzione compagnia solari-vanzi

Festival 1996Gustavo Frigerio

Les pas perdus… de l’amour piétinant

Monica Casadei presenta in prima nazionale la sua creazione, un viaggio nel mondo dell’onirico, dell’infanzia, delle cose dimenticate, abbandonate o mai conosciuto, un tentativo di risalire le orme dei passi perduti e di ritrovare la propria autenticità. Si tratta di un percorso tra teatro e danza che non tralascia aspetti di comicità e porta ad una esperienza di forte impatto emotivo, tra il grottesco e l’ironico, cercando di raggiungere, attraverso la parola e il gesto, un mondo ideale dove è possibile esprimere sentimenti forti liberandosi da tutte le sovrastrutture che irrigidiscono il nostro io.

con marta bentkoski, bruno labrasca, patrick matoian, clotilde tiradritti
colonna sonora didier leroy
creazione luci walter pace
ideazione e realizzazione video monica casadei, andré borseau
produzione a.i.d.a. / artemis

Festival 1996Monica Casadei

Spettacolo a più quadri

Antonio Rezza è uno dei volti della comicità italiana, un personaggio dall’espressione travolgente e strampalata. Guizzante, energico, scattante, nevrotico, irritabile parla un dialetto ciociaro-umbro-marchigiano-centro-nord tutto inventato, ed è una vera miniera di trovate.
Il suo è un umorismo nero, pieno di cattiveria ed il pubblico subito lo ama e facilmente si fa coinvolgere dalle sue storie “brutte” che riflettono un mondo spietato e capovolto.
Nel teatro di Antonio Rezza si ride dell’indifferenza, dell’ipocrisia, dell’assenza di pensiero e di valori morali, insomma del mondo di oggi.

Festival 1996Antonio Rezza

Trittico per un altare

Matteo Belli definito “il nipotino moderno di Dario Fo” presenta a Polverigi un trittico molto particolare: tre monologhi sul tema del sacrificio che raccontano, nell’ordine, il sacrificio di una bestia, di una cosa, di una persona, portando in scena l’ariete che fu immolato al posto di Isacco, una improbabile supposta in saio bianco che parla del suo inevitabile destino, ed altre situazioni, tutte caratterizzate da un complesso impasto linguistico.
Matteo Belli è un prodigio antropomorfo che riesce a rendere tutte le possibili mutazioni umane con effetti di irresistibile comicità.

musiche originali composte da paolo vivaldi e susanna suriano
eseguite dalla corale ferretti
diretta dal maestro cesare greco
luci mauro marasà
costumi ileana belli
sa sedia in scena è stata realizzata da adriano miliani
consulenza artistica gabriele marchesini

Festival 1996Matteo Belli

Il mare che non c’è

Geminello Alvi, economista “eccentrico”, conduce una conferenza fanta-politca, nonchè utopica, dedicata alla “verosimile geopolitica futura di Ancona, ai suoi non agili destini nei sovvertimenti del Millennio a venire”. Un singolare sguardo sulla città da parte di uno dei suoi più eccellenti residenti.

Festival 1995Geminello Alvi