Nododiamante

Il romanzo di Tristano e Isotta è il racconto di un amore contrastato. Il cavaliere Tristano e la bella Isotta sono fatalmente destinati ad innamorarsi e a jnon potersi amare. Questa storia d’amore quasi banale, dalle sue origini celtiche al Medioevo, attraverso i secoli lascia traccia di sé in ogni forma d’arte, dai lais alle miniature, sino alle liriche romantico-decadenti di Wagner e oltre. Tristano e Isotta considerati come Archetipi, sono la matrice di sogni e desideri che, allora come oggi, incantano e necessitano.
La loro ricerca di affrancamento è uguale alla nostra, tolte le vesti medievali ritroviamo in noi le loro aspirazioni e le loro speranze. Se rinunciassero al loro amore precipiterebbero nell’oblio e a noi non resterebbe nulla del loro precario equilibrio che tanto ci avvince.

coreografia e regia Anna dego, alessandro mor, manuela taiana
elaborazione drammaturgia video e filmati super 8 manuela taiana
disegno luci, scenografia Lucio diana
musiche originali giuliano palmieri
costumi elena gaudio, roberto vacchetta
interpreti anna dego, alessandro mor

 

Festival 2002Compagnia Amaranto

Compagnia Amaranto

La Compagnia Amaranto è formata da Anna Dego, Alessandro Mor e Manuela Taiana. I tre danzatori si sono incontrati nella compagnia della coreografa Adriana Borriello partecipando a diverse produzioni. Nododiamante è la loro prima opera.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2002 con Nododiamante

Almost 3

Una storia privata. Una donna e un uomo si incontrano regolarmente in una camera d’albergo per uno strano rituale sessuale. Una storia vera con un epilogo tragico. Dopo diversi anni, un giorno l’uomo non va più all’appuntamento e la donna si suicida. Lo spettacolo non segue la traccia narrativa ma l’evoluzione della relazione tra i personaggi e il loro percorso intimo, giocando con il ruolo voyeristico affidato allo spettatore.

coreografia e regia Màrta Ladjànzki, gyula berger
costumi butterfly
danzatori Màrta Ladjànzki, gyula berger

Festival 2002 – Màrta Ladjànzki

Màrta Ladjànzki

Màrta Ladjànzki danzatrice, performer, coreografa, vanta nel proprio background una solida formazione classica, anche se ben presto ha rivolto il proprio interesse verso territori di rricerca collaborando con i più importanti coreografi, musicisti e artisti ungheresi. Teatro delle sue provocatorie performance è il tempio della sperimentazione artistica della nuova scena di Budapest, il TRAFO House of Contemporary Arts, ex centrale elettrica che oggi ospita un teatro, una galleria d’arte, una discoteca, tre laboratori artistici, emerotca e videoteca. Con l’assolo ONE ha vinto il Primo Premio al Solo Festival di Budapest.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2002 con Almost 3

El Suicidio (Apócrifo 1)

Ne  El Suicidio (Apócrifo 1), El periferico de objectos conferma la vocazione politica delo proprio teatro e si confronta con le drammatiche tensioni della sociatà argentina.
Tema dello spettacolo è il suicidio, una materia in sé sconvolgente e insieme di drammatica attualità essendo l’Argentina uno dei Paesi con il più alto tasso di suicidi. Con un linguaggio poetico, surreale e realistico insieme, lo spettacolo rimanda ad un tema costante nella cultura argentina, quello del macabro, dell’ambiguità tra la vita e la morte all’interno del quale si interseca il tema sociale della crisi del Paese sudamericano.
Come in altri lavori del gruppo, oggetti e manichini – rappresentazione dei sentimenti più profondi e perversi dell’uomo – giocano un ruolo dominante nell’azione scenica, con l’effetto di stabilire la distanza sufficiente per confrontarsi con l’argomento e per esprimere significati spesso difficili. Sono installazioni poetiche che rimandano a un distaccamento dal corpo dell’attore, in un “Teatro della manipolazione”, che può essere visto nella sua espressione più intensa, ricco di riferimenti politici, filosofici e esistenziali.

autori daniel veronese, ana alvarado con la collaborazione degli attori
regia daniele veronese, ana alvarado, emilio garcia wehbi
attori guillermo arengo, alejandro ceriani, laura valencia, julieta vallina
con la partecipazione di gianfranco giangiacomi
scenografia e oggetti gianfranco giangiacomi
costumi rosana Barcena
luci alejandro le roux
assistenti alla regia felicitas luna, adrian canale
selezione musicale daniele veronese

 

Festival 2002 – El Periférico de Objetos

El Periférico de Objetos

El Periférico de Objetos si costituisce nel 1989. Un gruppo di cinque artisti che ha lavorato come burattinai del Teatro General San Martin, un giorno decide di lasciare il lavoro di interpreti e affrontare un pubblico adulto, utilizzando sempre gli oggetti come elementi principali. Attraverso la possibilità di decentrare lo sguardo dal teatro oggetto, lasciando i codici stabiliti nella disciplina destinata quasi interamente al teatro per bambini.

Parecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2002 con El Suicidio (Apócrifo 1)

Sinesuide – imposizione verticale

Sinesuide – imposizione verticale nasce dalla lettura di Troismi di Marie Darrieussecq. Il romanzo racconta della lenta trasformazione di una donna in scrofa. Attraverso un doloroso processo fisico e psicologico la giovane fluttua da uno stato all’altro con ritmi che non sa decifrare.
Il suo corpo cambia. -…la nuca, i fianchi e la curva delle reni mi davano delle fitte lancinanti. dovevo fermarmi spesso e far rientrare il petto nelle spalle per allentare un pò la presa…- i suoi desideri e i suoi gusti cambiano. -…non potevo più mangiare panini al prosciutto. mi davano la nausea… quello che mi fa male confessare è che, i fiori, io me li mangiavo. li mettevo in un vaso, li contemplavo a lungo. e poi li mangiavo…-
La sua sensibilità cambia. -…sentivo, sopra gli alberi, le penne dei passeri sgualcirsi nel loro sonno precoce… sentivo i loro sogni che mi scivolavano sulla pelle con gli ultimi raggi del sole calante…. vedevo di nuovo male, torbido, come se fossi affetta dalla miopia dei pipistrelli… mi sono ritrovata a quattro zampe. era terribile perchè non riuscivo più a ruotare i fianchi. ero come paralizzare nella parte posteriore, al modo di certi vecchi cani. facevo forza sulle reni ma non c’era niente da fare, non riuscivo a mettermi ritta…-
Attraverso l’interiorizzazione della trasformazione da essere umano a maiale il lavoro coreografico si sviluppa all’interno del corpo, delle fasce muscolari, della postura scheletrica. Un corpo costretto in uno spazio chiuso, ridotto. Una coreografia di postura, di tensione.

di e con paola bianchi
opere ivan fantini
video adius

Festival 2002Paola Bianchi

 

Paola Bianchi

Danzatrice e coreografa indipendente. Nel 1994 costituisce la compagnia AGAR, di cui firma tutte le coreografie. La ricerca sull’espressività del gesto, sulla potenza comunicativa dell’azione teatrale coreografata, la porta a collaborare con diversi musicisti, videoartisti, registi e gruppi teatrali.
Con i suoi lavori partecipa ai festival internazionali più significativi per il teatro e la danza.
Nell’intento di promuovere la diffusione della danza e del teatro contemporaneo Paola Bianchi ha curato negli anni la direzione artistica di alcune rassegne e festival e numerosi laboratori di ricerca.
Nel 2009 costituisce il [collettivo] c_a_p insieme a Valentina Buldrini, Chiara Girolomini e Valentina Bianchi.
Nel 2014 è stato pubblicato per la casa editrice Editoria & Spettacolo (collana Spaesamenti a cura di Paolo Ruffini) il suo volume “Corpo Politico _ distopia del gesto, utopia del movimento” curato da Silvia Bottiroli e Silvia Parlagreco.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2002 con Sinesuide – imposizione verticale

OTTO> (#4 – quarto studio)

Otto è un vuoto: l’unico posto dove stare. Aspettare Guardare. Alzare la testa. Vedere gli aerei, indicarli col dito. Esplodere in mondovisione. Questo non è un soggetto. Non avere nessuna parola, evitare lo sguardo smarrito del mio gatto. Otto è vuoto, ora, una sospensione del mondo, evitare di guardare, conosciamo già tutto, siamo al massimo valore della rappresentazione crudele del mondo che si offre alla rappresentazione indecente di sé. È soltanto un numero: otto; è anche una parola che significa un numero. Non possiamo fare a meno di pensare la fine: il fine. Otto. Scena morta.

di e con Kinkaleri

Festival 2002Kinkaleri

Kinkaleri

Nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo. I sei componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività: progettazione, ideazione, drammaturgia, distribuzione, gestione. I lavori di Kinkaleri hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni ibride di genere, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca italiana e soprattutto estera.
La struttura assolutamente originale, sia dal punto di vista organizzativo che per la particolare produzione artistica, fornisce le coordinate essenziali alla volontà di lavoro che la spinge: mettere in tensione il rapporto rappresentativo tra l’oggetto e l’ambito a cui si riferisce (o dovrebbe riferirsi). Tutte le produzioni hanno pertanto sempre avuto quella trasversalità di segni che in ambito contemporaneo stanno progressivamente mettendo in crisi la fruizione della rappresentazione: un linguaggio che impasta le lingue e le rende straniere a se stesse per poi ridefinirsi in altro luogo. La ricerca è sempre stata quindi indirizzata verso una qualità del fare che privilegia l’innovazione, l’interazione tra linguaggi originali attraverso la sperimentazione di diverse modalità di esposizione.
Per questa sua natura, l’andamento produttivo di Kinkaleri da sempre ha trovato un proprio sviluppo attraverso itinerari diversificati – spettacoli, performance, installazioni, produzioni video, sonorizzazioni, allestimenti, pubblicazioni – con ospitalità in musei d’arte contemporanea, teatri, festival, rassegne di danza e di teatro, rassegne e concorsi video, installazioni sonore, discoteche, produzioni televisive.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2002 con OTTO> (#4 – quarto studio)