Uno spettacolo in cui l’impianto visivo è impostato secondo l’idea di smarrimento, della decostruzione territoriale, del paesaggio onirico e dove uno dei temi privilegiati è la corporeità polimorfa, legata al senso esibito della contorsione, della mostruosità, quella mostruosità da fiaba horror ritratta dal linguaggio contemporaneo della danza. Tensione eccessiva, sproporzione, deformazione anamorfica: ciò rende il corpo estraneo a se stesso, lo ingigantisce, e lo consegna in pasto agli sguardi. Non si espone il corpo, ma è esposto, oggetto sensibile e sensuale, fragile, che risplende di luce propria.