Delle ultime visioni cutanee

Delle ultime visioni cutanee è l’episodio conclusivo delle precedenti ricerche coreografiche sviluppate da Nicola Galli (prime visioni sottocutaneeO | proiezione dell’architettura ossea  e OSSO). La performance si basa sulla presentazione di un ambiente installativo, applicando in modo analitico il principio della riproduzione in serra. In tale habitat, la pianta inizia il proprio ciclo vitale, dalla semina nella terra fertile e dalla germogliazione fino all’ottenimento del frutto che diverrà per il seme protezione, nutrimento e veicolo di riproduzione.
L’azione è articolata in 4 capitoli, a cui corrispondono le rappresentazioni di altrettanti paesaggi: botanico, orografico, etologico, scenico.
In questo dispositivo al contempo ottico e motorio, corpo e oggetti sono sottoposti a esercizi di manipolazione micro e macroscopica, esposti grazie all’uso di un’illuminazione modulare che esercita un focus su un dettaglio screpolato, sbucciato, spellato o ancora esfoliato, irritato.
La partitura scenica si sviluppa secondo due principali linee di azione, facendo riferimento ai canoni estetici rinascimentali – pittorici e coreutici – della prospettiva e della metrica lineare. L’esercizio epiteliale al tavolo si alterna così allo spazio e al volume della scena, in una sorta di trasposizione plastica del movimento corporeo.

produzione STEREOPSIS / TIR Danza
concept, coreografia e azione Nicola Galli
elementi scenici Andrea Mosca
costumi Acne studios
spazio prove Spazio Casaglia, STEREOPSIS, Teatro Astoria / TIR Danza
un ringraziamento a Valeria Castellaneta
progetto sviluppato presso l’Institut Culturel Italien de Paris, Hôtel de Galliffet
creazione selezionata per NID Platform 2015
Con il contributo del Fondo per la Danza D’autore/Regione Emilia-Romagna 2015/2016

Festival 2017Nicola Galli

Scarabeo_Angles and the Void

Scarabeo come il simbolo, per gli antichi Egizi, del ciclo celeste di rinascita e rigenerazione, ma anche come il gioco da tavola, dove le stesse lettere sono usate varie volte per formare parole diverse; questi sono i due riferimenti che come poli magnetici,  orientano questo lavoro. Una coreografia dove l’esperienza della carne, della pelle e delle ossa, lo sforzo, la fatica e lo sguardo del pubblico sono gli elementi che mantengono desti i due danzatori e li portano a trasformarsi in qualcosa di nuovo.

Di Andrea Costanzo Martini
Con Avidan Ben-Giat, Andrea Costanzo Martini

Festival 2017 – Andrea Costanzo Martini

Creature

Gábor Varga e József Trefeli hanno una capacità acuta di analizzare e re-inventare la danza tradizionale. In Creature usano come punto di partenza gli accessori di queste danze, includendo bastoni, fruste, maschere e costumi. Il processo consiste nel decostruire e a riciclare gli accessori e i movimenti tradizionali con lo scopo di renderli accessibili al pubblico di oggi. Prendere qualcosa che è già stato usato, pronto per essere gettato, smontarlo, ricostruirlo per farne un nuovo uso è un processo meraviglioso. Non si tratta di riparare ma di fare funzionare in un nuovo contesto. Nel loro processo coreografico Gábor e József sottraggono il folklore per crearne uno proprio, fino a inventare una nuova Creatura.

Coreografia József Trefeli, Gábor Varga
Danza Gábor Varga, Gyula Cserepes
Coproduzione ADC / association pour la danse contemporaine, ADC Studios, Genève; Le CND, un centre d’art pour la danse, Pantin; Arsenic – centre d’art scénique contemporain – Lausanne CH; Kaserne Basel CH; CCN – Ballet de Lorraine, Nancy FR; Migrations, Pays de Galles UK
Con il sostegno di Istituto Svizzero Roma

Festival 2017Compagnia József Trefeli

Bailarina

Bailarina è un album fatto di parole, movimenti, oggetti. Un solo di danza per poche persone alla volta. Una ricerca sulla prossimità, una danza per uno spazio inaspettato, senza accessori teatrali. Uno spettacolo piccolo, un omaggio al pubblico, un momento di condivisione dell’esperienza maturata da Sonia Gómez in tanti anni sulla scena.

Di Sonia Gómez
Produzione MOM-El Vivero/Sonia Gómez – Marta Oliveres
Coproduzione Festival TNT-Terrassa Noves Tendències/CAET y MOM-El Vivero

Festival 2017 – Sonia Gómez

Atlas Revisited

Cosa succederebbe se un cammello si ribellasse, smettesse di trasportare pesi e cominciasse a fare qualcosa di diverso con il proprio corpo, per esempio una danza?
Atlas Revisited è una performance multimediale dove danza, video e parola si fondono per affrontare i temi del presente in maniera lucida e spiazzante. La performance di Andros Zins-Browne – danzatore e coreografo – e Karthik Pandian – artista visivo – si ispira ai movimenti della Primavera Araba: la sfida dei due artisti newyorkesi è quella di rendere il concetto di libertà attraverso un linguaggio visivo che sia fresco e accessibile e al tempo stesso distante da quello delle notizie televisive. Atlas Revisited parte da un tentativo di remake del film “Channels/Inserts” di Merce Cunningham e Charles Atlas, ma usando dei cammelli al posto dei danzatori. L’idea fa riferimento a una doppia metafora: da una parte, il cammello come simbolo di peso ed oppressione, dall’altra, la danza come simbolo di libertà e della possibilità di intraprendere la propria strada nella vita.
Atlas Revisited propone uno sguardo attraverso la realizzazione, l’annullamento e la ricostruzione di una danza della libertà e i trucchi ai quali occorre spesso ricorrere per creare delle immagini.

Di e con Karthik Pandian & Andros Zins-Browne
Produzione The Great Indoors, Hiros
Coproduzione Kaaitheater (Brussels), EMPAC (Troy, NY), Kunstencentrum BUDA (Kortrijk)
Con il supporto di Flemish Community Commission, Black Cinema House (Chicago), Vooruit (Ghent), Kunstenwerkplaats Pianofabriek (Brussels) | nell’ambito di DNA (Departures and Arrivals European Project)

Festival 2017 – Karthik Pandian & Andros Zins-Browne

Nessuna conversazione degna di rilievo

Nel 2012, alcuni abitanti di Ceuta (città autonoma spagnola situata nel Nord del Marocco) abbandonarono le loro famiglie per andare in Siria. Nelle settimane che trascorsero tra la Turchia e Damasco chiamarono regolarmente i loro familiari. La polizia spagnola intercettò le loro conversazioni e questo materiale entrò a far parte del dossier presentato al processo che ebbe luogo successivamente a Madrid. Come conseguenza vennero condannate undici persone per appartenenza ad una rete di reclutamento dello Stato Islamico. Fu il primo processo svoltosi in Spagna contro fondamentalisti del Daesh. Il regista è entrato in possesso di questo immenso materiale di circa 12.000 pagine fatto di trascrizioni delle intercettazioni, pagine web, profili facebook visitati dalle persone incriminate, ma anche dei verdetti dei giudici e delle accuse degli avvocati.
“All’inizio” racconta Bernat, “venni spinto da una grande curiosità. Poi cercai di capire quale fosse la motivazione di queste persone cresciute in Spagna. L’interesse è stato quello di cercare di entrare nei discorsi di questi giovani e dei loro familiari, specialmente delle loro mogli rimaste a confrontarsi con la realtà quotidiana di un quartiere popolare di Ceuta, usando le loro parole per avere una testimonianza diretta non veicolata dai media e dalle interpretazioni che vengono date al fenomeno. In questo caso è stato possibile avere accesso alle fonti senza alcuna mediazione”.
Lo spettacolo costruisce un dispositivo scenico visivo e sonoro che permette allo spettatore di districarsi nella molteplicità di voci e di fonti che si sovrappongono. Nell’impossibilità di accedere a tutti i materiali il pubblico è chiamato a prendere parte, a costruire una propria opinione scegliendo quale punto di vista seguire.

Di Roger Bernat
Con Ernesta Argira, Alessandra Penna, Giulia Salvarani
Drammaturgia Roberto Fratini
Produzione Elèctrica produccions, Marche Teatro
Coproduzione Triennale Teatro dell’Arte, Mucem Marsiglia
Con il supporto di Les Bancs Publics / Les Rencontres à l’échelle (Marsiglia)

Festival 2017Roger Bernat

Azioni

Qualcuno è disposto a fare qualcosa? E che cosa?
Sono le domande che lancia Azioni, nuovo lavoro di Yan Duyvendak e Nicolas Cilins, che tratta il tema dell’esclusione e dei rapporti che esistono tra l’arte, l’attivismo e i cambiamenti sociali in un momento in cui i valori delle nostre democrazie europee sembrano dissolversi. Azioni non può dirsi uno spettacolo. È piuttosto un dispositivo scenico di tipo documentario che sovverte le attese e coinvolge gli spettatori al fine di rispondere alla violenza e all’urgenza della nostra realtà politica. È un’esperienza dalla quale non si può uscire indifferenti.
Azioni è un progetto di cooperazione, che ha coinvolto attivamente, nella versione che si realizza ad Ancona, le cooperative IRS-Aurora, Cooperativa La Gemma e Associazione FreeWoman attive sul territorio regionale per i diritti e l’integrazione dei migranti.
Il progetto è articolato in un percorso laboratoriale condotto da Yan Duyvendak e Nicolas Cilins rivolto a un gruppo di migranti residenti sul territorio marchigiano e volto alla preparazione della loro partecipazione nel ruolo di “protagonisti” dell’intervento. Il laboratorio sarà altresì aperto a volontari attivi nell’ambito dell’accoglienza, agli esponenti delle associazioni e ad alcuni rappresentanti delle istituzioni locali.
Il risultato del percorso laboratoriale si svolgerà sotto forma di assemblea circolare dove i partecipanti al workshop e gli spettatori saranno chiamati a esprimersi e interrogarsi sulla complessità della situazione locale relativa all’accoglienza e all’integrazione. L’obiettivo è quello di diventare agenti del cambiamento, del dialogo e di prendere posizione rispetto a questioni specifiche e a possibili azioni da compiere collettivamente o individualmente.

Azioni è un progetto realizzato con il sostegno di ‘MigrArti Spettacolo’ promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con l’obiettivo di consolidare il ruolo dello spettacolo nella formazione e rappresentazione delle identità culturali, nella loro contaminazione e nel contrasto alle discriminazioni.

Di Nicolas Cilins, Yan Duyvendak, Nataly Sugnaux Hernandez
Produzione Dreams Come True
Coproduzione far° Nyon, La Bâtie – Festival de Genève, Marche Teatro/InTeatro Festival
Con il sostegno di Ville de Genève; République et canton de Genève, Pro Helvetia Fondation suisse pour la culture, Ville de Versoix, Stanley Thomas Johnson Foundation, Fondation Leenaards, Fondation sesam, Fondation suisse des artistes interprètes SIS, CORODIS, Loterie Romande
Con il contributo di Istituto Svizzero Roma
Progetto realizzato nell’ambito di MigrArti Spettacolo 2017 del MiBACT
in collaborazione con le cooperative IRS-Aurora, Cooperativa La Gemma e Associazione FreeWoman

Festival 2017 – Yan Duyvendak, Nicolas Cilins, Nataly Sugnaux

Nagarika

Nagarika (che in sanscrito significa ‘dimensione di civiltà) è un’installazione multimediale e interattiva, un sistema d’informazione integrato che propone un’immersione nelle tradizioni indiane legate al corpo, al movimento e alla loro rappresentazione scenica.
Da molti anni, Attakkalari svolge una ricerca nell’insegnamento delle tradizioni indiane dello spettacolo dal vivo. Nozioni legate alla creazione della conoscenza e alla sua condivisione, al trasferimento di sensibilità estetiche e al processo di formazione della gestualità, allo studio delle linee corporee e del movimento intesi come simboli culturali, così come il ruolo della respirazione e della musica sono al centro di questa indagine. Seguendo la filosofia di fondo di Attakkalari “Saggezza Fisica Tradizionale, Innovazione e Tecnologia”, Nagarika si pone come strumento – in India unico nel suo genere – di condivisione dell’informazione in maniera accessibile e coinvolgente, proponendo una ricca selezione di video accompagnati da informazioni utili alla loro contestualizzazione. Il progetto è frutto di anni di ricerca e documentazione del direttore artistico di Attakkalari, Jayachandran Palazhy, che ha lavorato per Nagarika insieme a Kunihiko Matsuo, esperto di architettura dell’informazione e a Christian Ziegler per lo sviluppo del digital design.

Festival 2017Attakkalari

Bhinna Vinyasa

BHINNA VINYASA è una creazione del coreografo indiano Jayachandran Palazhy per gli straordinari danzatori dell’Attakkalari Repertory Company.
Mappando frammenti di sogni, desideri, speranze, realtà difficili, mutazioni ambientali, migrazioni, Bhinna Vinyasa conduce lo spettatore attraverso un’esperienza intensa. Facendo riferimento agli antichi concetti dell’ātman (anima individuale) e del paramātman (anima universale) e ai rapporti che germinano in un “futuro post-umanistico, in cui il mondo si è arricchito di una molteplicità di agenti non umani”, lo spettacolo esplora l’idea del sé attraverso un continuo divenire e dissolversi in cui le coordinate di spazio e tempo si mostrano duttili.
Bhinna Vinyasa può essere descritto come un ‘regno di configurazioni mutevoli’. Esplora viaggi metafisici indotti da forze interne ed esterne che conducono a cambiamenti profondi nella vita dei singoli e delle comunità. Immagini dall’arte e dalla letteratura si fondono con ricordi di esperienze vissute in cui gli archetipi, il quotidiano e l’immaginario si amalgamano in un’esperienza immersiva.
Mixando paesaggi elettroacustici, che sono la sua firma sonora, a elementi di musica carnatica dell’India meridionale, il compositore tedesco Martin Lutz ha creato una partitura sonora stratificata, provocatoria e al tempo stesso affascinante. Il dramaturg Andrés Morte ha lavorato sul piano narrativo in rapporto al linguaggio performativo e sui  riferimenti interculturali per rendere questa creazione comprensibile anche a un pubblico non indiano. Il media artist Luca Brinchi e il light designer Shymon Chelad hanno creato un paesaggio di immagini evocative, suggestive e in continua metamorfosi.

Gli elementi sonori e quelli visivi esplorano una sorta di immobilità che evoca un silenzio e una chiarezza potenti. Gli artisti rompono definitivamente ogni barriera di forma e genere, per una performance di grande bellezza. [Deccan Herald]

direzione artistica Jayachandran Palazhy
coreografia Jayachandran Palazhy e Attakkalari Repertory Company
danza Meghna Nambiar, Sylvester Mardi, Hema Bharathi Palani, Parth Bharadwaj, Anindita Ghosh, Snigdha Prabhakar
dramaturg Andrés Morte Terés
musica dal vivo e sound design Martin Lutz
digital design Luca Brinchi
collaborazioni musicali K.R.V Pulkeshi, Balasubramanya Sharma, P. Janardhana
disegno luci Shymon Chelad / Andrea Narese
supporto tecnico Niranjan Gokhale, TransMedia Technologies
rehearsal direction Hema Bharathy Palani
costumi Aloka Gloria D’souza
coproduzione Attakkalari Centre for Movement Arts Bangalore, Fondazione Fabbrica Europa
in collaborazione con Teatro della Toscana / CSRT Teatro Era, Pontedera;
Inteatro Festival / Marche Teatro – Ancona, Teatro Franco Parenti – Milano
Piemonte Dal Vivo
con il sostegno di Ministero della Cultura (Governo dell’India), Goethe Institut/Max Mueller Bhavan Bangalore, TNQ Pvt. Ltd., Norwegian Ministry of Foreign Affairs Norwegian Embassy (New Delhi)
con il patrocinio dell’Ambasciata dell’India a Roma

Festival 2017 Attakkalari

Trikonanga

Trikonanga esplora le connessioni tra la danza contemporanea, la corrente neo-classica Bharatanatyam e il balletto, attraversandone i vari stati emotivi. Mettendo in connessione le tre regioni centrali del corpo – testa, ombelico e piede – il movimento di Hema viene a formare tracce triangolari nel corpo e nello spazio. Facendo riferimento al concetto di navarasa (nove stati emotivi) proprio delle forme classiche di danza Indiana, Trikonanga incarna i nove passaggi che utilizzano i tre principali meccanismi della messa in scena – angika abhinaya (espressione fisica), vaachika abhinaya (espressione orale) e saatvika abhinaya (espressione emotiva interna).

coreografia e danza Hemabharathy Palani
musica Yannick Rayne
luci Pipon
costume Aurelia Lyon & Nicole Murru
coproduzione Attakkalari Biennial 2013 & Ballet National De Marseille, France (Open Studio, 2013)

Festival 2017 – Hemabharathy Palani