Acido fenico

Ballata in canto e controcanto: prima voce, Domenico Carunchio, malavitoso pugliese che racconta la sua vita, dall’infanzia da sottoproletario al sacro giuramento da camorrista fino all’arresto e al rifiuto di sentirsi pentito; piuttosto sconfitto, schiacciato dal destino di portarsi addosso per sempre quel suo odore di acido fenico. Mimmo Carunchio è il soldato di un esercito nemico che non si arrende al vincitore, però è tragico di una strana tragedia, quella mafiosa, pieno di sfaccettature grottesche, melodrammatiche, a volte persino comica, da necessitare una spalla che in questo caso il giudice che scorta Carunchio.
Il controcanto è affidato ai sud sound system: la loro fisicità serve a rafforzare la nostra storia. Ecco il coro, in cui potremmo, come un esercito attaccato, esercito civile, riconoscerci, non per accentuare atavici contrasti da Sud in disarmo, semmai per smascherare l’urgenza di ben più semplici bisogni.

Testo Giancarlo de Cataldo
Scene e luci Luca Ruzza e Lucio Diana
Progetto e regia Salvatore tramacere
Collaborazione di Fabrizio pugliese
ConIppolito Chiarello
Coro musiche e canzoni dal vivo Sud sound system

Festival 2000Cantieri Teatrali Koreja

 

 

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Isaia l’irriducibile

Alfonso Santagata prende spunto dalle parole visionari del profeta Isaia per compiere un viaggio nei meandri tortuosi dell’arte attoriale con la complicità del violinista Blaine L Reininger, fondatore del mitico gruppo musicale Tuxedomoon.
Egli è interprete del mistero e lo sfigurato conoscitore dell’ignoto che, come lettore, ripete la rivelazione senza mai stancarsi e combatte con la voce e con il corpo fino allo sfinimento.
Figura eminente di quella corrente di innovatore dell’arte attoriale che ridato vita al teatro italiano, Alfonso Santagata rilancia nuovamente la sfida del confronto fra voce e musica in un appassionante dialogo ricco di contrasti. Il profeta rivela che Dio è il bene e il male, scatenando l’urto tra la natura e l’uomo, il tragico.
Tra la luce e le tenebre non c’è crepuscolo – un bianco accecante e un numero spaventoso – nessuna mediazione.

di alfonso santagata
con alfonso santagata e blaine l. reininger
assistente alla regia chiara senesi
artifici sonori gateano cappa
responsabile del suono tommaso checcucci
amministrazione rita campinoti
organizzazione maria vittoria nervi
ideazione e regia alfonso santagata

Festival 2000Compagnia Katzenmacher

Le point de vues

Al calare della notte, il pubblico diviso in cinque gruppetti, invitato a percorrere cinque diversi itinerari urbani, che si snodano di tappa in tappa, attraverso immagini, suoni e situazioni successive. I vari punti di vista così formati si si ricompongono poi in un unico luogo, un panorama ove il pubblico occupa il posto centrale. Il panorama non è un risultato dei percorsi, nella risposta ad un enigma. Solo un episodio al servizio di un racconto che tutto lo contiene, un riposo dell’anima, una pausa prima di rimettersi in cammino.

realizzazione collettiva del groupe ZUR olivier huillemain, loredana lanciano, philippe lefebvre, jean-françois orillon, stéphane delaunay, nathalie béasse, rené suloup, nathalie gallard, olivier spénel, raphael dalaine, paolo rapalino, corinne forget, nicolas lebodic, alessio rongione, daniela cattalini, jerome lubin, sophie dupont

Festival 2000Groupe ZUR

Mil quinientos metros sobre el mivel de Jack

Nella stanza da bagno di un qualsiasi sobborgo metropolitano, una madre immerso in una vasca affronta il naufragio della propria esistenza e di quella dei familiari che la circondano: il figlio, vestito da sommozzatore, la sua fidanzata e il figlio di quest’ultima.
I problemi di incomunicabilità generazionale, le incertezze del presente, le tensioni delle famiglie disunita e trapelano da quella vasca da bagno come un fiume incontenibile di irrequietezza umana. Uno ad uno, i protagonisti di questo dramma dell’insopportabile assurdità quotidiana compiono abluzioni rituali e surrealiste immergendosi nella vasca, come per fare affogare un passato che sempre riemerge e per meglio affrontare un presente e pieno di incertezze. Passare il guado o annegare.

testo di federico léon
regia federico léon
con beatriz thibaudin, luis ziembrowski, carla crespo, ignacio rogers
scenografia ariel vaccaro nines
luci alejandro le roux
musica e sonorizzazione carmen baliero
fotografia guillermo arengo

Festival 2000Federico Léon

A sudden, unexpected faint

Una danza acrobatica come una carezza, come il gesto di una mano che disegna cicloni nell’aria, con le palpebre chiuse, non pensando ad altro che a comportarsi da fenomeno. Una danza fisica ed emozionale, fluida e, in un certo senso, affascinata dalla circolarità, in quanto possibilità di rappresentare un processo senza fine in modo finito.
Apparire e riapparire, girare, girare ed accorgersi di essere vicini e non essere diversi, di non essere cambiati o meglio di cambiare tutto il tempo.
La scrittura coreografica e la composizione musicale evolvono e si uniscono intimamente, sollecitati dalla naturale intensa collaborazione creativa fra danzatori e il musicista Jon Balke, che esegue dal vivo le musiche originali da lui stesso composte.

coreografia francesco scavetta
con gry kipperberg, francesco scavetta
musiche composte ed eseguite dal vivo da jon balke
scenografie e video tone myskja
light design jean vincent kerebel
costumi antii Bjorn, fernanda pessolano
produzione wee-Scavetta / Kipperberg

Festival 2000Compagnia Wee/Francesco Scavetta

 

Tangram

Il Tangram è un antico rompi capo cinese è costituito da sette pezzi di forma geometrica, che possono essere accostati fra di loro in un numero pressoché infinito di combinazioni. Le regole classiche sono le seguenti: ogni figura deve essere riconosciuta da tutti e sette pezzi; i pezzi devono attaccarsi, ma non si possono sovrapporre nel disporre verticalmente.
Il Tangram come visione di elementi autosufficienti che si uniscono in una forma, si addice alle più svariate interpretazioni. Tutto può esservi riconducibile: le varie sezioni di uno spettacolo e la sua visione totale, il singoli danzatori e l‘ensamble… Ma anche il luogo della rappresentazione, la data, l’ora o addirittura il semplice atto di recarsi a teatro possono essere considerati i pezzi del Tangram. E forse anche leggere queste righe è un elemento statico, immutabile, ma assolutamente necessario alla formazione di un evento.

ideazione e progettazione paolo demitry, federica mastrangeli, michele pogliani
coreografia michele pogliani, federica mastrangeli
musica originale paolo demitry
disegno luci stefano pirandello
intepreti ines cera, federica mastrangeli, cristina menconi, debora muraro, michele pogliani, kim savéus, marica zannettino
costumi michele pogliani
sartoria giuliana esposito
organizzazione e promozione flaminia boninno

Festival 2000Compagnia Michele Pogliani