The Beginning è il nuovo lavoro di Bert e Nasi che ha debuttato al Festival dopo una residenza artistica negli spazi di Villa Nappi. Nello spettacolo gli artisti volgono lo sguardo al passato per trovare nuovi modi di immaginare il futuro, sia come individui che come collettività, e lo spazio scenico si fa luogo di negoziazione politica e artistica.
I’ll do, I’ll do, I’ll do
Dalle testimonianze dei processi inquisitori di tutta Europa risulta che le streghe raggiungessero i loro convegni diabolici levandosi in volo nel silenzio della notte profonda. Dopo aver attraversato muri e porte chiuse, percorrevano spazi sterminati a cavallo di un bastone o sotto forma animalesca.
Avevano il potere di uccidere e di guarire, divoravano bambini e ne ricavavano unguenti, potevano indurre cecità e pazzia, toglievano il latte alle vacche, distruggevano i raccolti, riportavano in vita gli animali ricostruendone le ossa.
Dietro all’immagine del sabba demoniaco, antropofago, magico e violento, si intravede l’eco stravolta di un culto estatico dominato da una misteriosa dea notturna dai molti nomi e connesso a una cerimonia per la fertilità della terra.
Se la possessione viene spesso considerata come la visita di una entità divina tra gli esseri umani, l’estasi al contrario è un viaggio di ascesa celeste o di discesa infernale dell’anima umana fuori dal corpo.
Da questo concetto di corpo “in spirito”, nasce l’idea di una coreografia che tesse le trame di un sabba immaginato.
di Dewey Dell
coreografia, con Teodora Castellucci
assistente alla coreografia, produzione Agata Castellucci
musica originale Demetrio Castellucci
disegno delle luci, direzione tecnica Vito Matera
produzione Dewey Dell
TM
Dal manifesto di TM:
“Sono tempi duri e il mondo è diventato vecchio e cattivo. I politici sono corrotti. I figli non rispettano più i genitori.” Re Narām-Sîn dei Caldei – 3800 AC
Oggi una cellula segreta del nostro movimento ha messo in atto con successo una operazione di portata globale. Abbiamo la vittoria in mano e la nostra travolgente marcia è in ascesa. Trionferemo e combatteremo i miscredenti. I nostri fratelli e le nostre sorelle sono tra voi. Discreti. Invisibili.
Siamo tanti
Siamo ovunque
Siamo TM*
Non vediamo l’ora di conoscerti.
E speriamo che entrerai a far parte del nostro movimento globale.”
Dieci anni dopo The Personal Trilogy (The Smile off your face, Internal &, A Game of You) Ontroerend Goed presenta un nuovo spettacolo individuale. Questa volta la performance è stata pensata appositamente per essere vissuta online. Riunendo pubblico, teatri e attori da tutto il mondo per offrirvi un appuntamento unico e personale.
Per partecipare a questa esperienza artistica per una persona alla volta sono richiesti un computer con una buona connessione internet, audio, microfono e una webcam.
regia Alexander Devriendt
testo Alexander Devriendt, Angelo Tijssens, Aurélie Lannoy, Karolien De Bleser, Samir Veen
scene/design David Williamson, Nick Mattan
costumi Nick Mattan
fotografia Guinness Frateur
video David Williamson, Angelo Tijssensepijn, Pepijn Mesure,
UX creato da Upian su Ohyay, Adélaïde Desnoë, Gregory Trowbridge, Sébastien Brothier, Viktor Brothier
suono Senjan Jansen
con Gennaro Apicella, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Valentina Illuminati, Dario Iubatti, Giacomo Lilliú, Michele Maccaroni, Cecilia Napoli, Arianna Primavera, Michele Ragno, Daniele Vagnozzi
e con Irene Carloni, Roberto Gibertini, Fabio Leone, Lara Virgulti
produzione e organizzazione Marta Morico, Alessia Ercoli, Emanuele Belfiore
assistente alla produzione Claudia Meloncelli
casting e promozione Benedetta Morico
responsabile allestimento tecnico Roberto Bivona
responsabile di sartoria Stefania Cempini
responsabile comunicazione, ufficio stampa Beatrice Giongo
produzione Ontroerend Goed
produzione versione italiana MARCHE TEATRO/Inteatro Festival (IT)
co-produttori Almeida Theatre (UK), ART HAPPENS (BE), Cambridge Junction (UK), Chicago Shakespeare Theater (US), Esplanade – Theatres on the Bay (SG), Espoon Kaupunginteatteri (FI) Feodor Elutine Impresario Moscow (RU), Festival Internacional de Artes Cênicas Porto Alegre em Cena (BR), Festival Mythos (FR), Kunstencentrum Vooruit (BE), Le Carreau – Scène Nationale de Forbach et de l’Est mosellan (FR), L’ESTIVE Scène Nationale de Foix et l’Ariège (FR), Perpodium (BE), RE:LOCATION// by Wildtopia (DK), Richard Jordan Productions (UK)
Staatstheater Mainz (DE), Teatro do Bairro Alto (PT), Theatre Royal Plymouth (UK), Vlaams Cultuurhuis de Brakke Grond (NL)
con il sostegno di IDFA DocLab (NL), National Theatre Immersive Storytelling Studio (UK)
Teatro Amazonas
Teatro Amazonas: Il più grande delirio del mondo
Teatro Amazonas è uno spettacolo di teatro-documentario nato nell’ambito della docu-serie Pacifico, centrata sulle nuove forme di colonialismo, sulle burtalità inflitte al territorio e ai popoli originari dell’America Latina e sulla stretta relazione con lo sviluppo della cultura contemporanea.
Attraverso una serie di protagonisti, luoghi e racconti, tutti uniti dal medesimo desiderio di grandezza, Azkona&Toloza propongono una testimonianza che attraversa gli ultimi cinque secoli della storia del territorio amazzonico brasiliano.
L’Amazzonia è un luogo da sempre descritto dall’occidente come un’enorme distesa deserta, disabitata e selvaggia, sebbene migliaia di indigeni vivano sulle sue rive e all’interno della fitta vegetazione. Un luogo impenetrabile, esotico e rigoglioso, caotico, folle e senza leggi. Un paradiso da sempre sognato da esploratori, conquistatori e avventurieri, pieno di tesori da scoprire e risorse da esportare. Una distesa verde attraversata da un enorme corso d’acqua a forma di anaconda. Un luogo in cui il verde e l’azzurro sono la stessa cosa.
di AzkonaToloza
con Laida Azkona Goñi, Txalo Toloza–Fernández
voci fuori campo Valentino Werner, Tanya Beyeler
colonna sonora originale e audio Rodrigo Rammsy
disegno sonoro Juan Cristóbal Saavedra
luci Ana Rovira
video MiPrimerDrop
scenografia Xesca Salva e MiPrimerDrop
costumi Sara Espinosa
illustrazioni Jeisson Castillo
fotografia Tristán Pérez-Martin
assistente alla regia Raquel Cors
ricerca documentaria Leonardo Gamboa
relatore Pedro Granero
traduzione portoghese Livia Diniz
traduzione tukano João Paulo Lima Barreto
traduzione, sovratitoli Ilaria Carnevali
direttore di produzione Elclimamola
produzione spagnola Helena Febrés
per la versione italiana:
produzione Marta Morico
organizzazione Alessia Ercoli, Emanuele Belfiore
responsabile comunicazione, ufficio stampa Beatrice Giongo
grafica Fabio Leone, Lara Virgulti
Una produzione MARCHE TEATRO, Thèàtre Garonne – scène européenne de Toulouse, AzkonaToloza
Teatro Amazonas è un progetto a cura di AzkonaToloza. Festival Grec de Barcelona, Théàtre de la Ville – Parigi\ Festival D’ Automne a Parigi, Teatre Garonne – scène européenne, MarcheTeatro\Inteatro Festival e Antic Teatre di Barcellona. In collaborazione con DNA creación 2019, Azala Espioza, El Garner – Mercat de las Flores, La Caldera, Teatro Gayarre, Nave, Centro del creación e In-nova Cultural promosso per la Fundación Bancaria Caja Navarra e Obra Social “la Caixa”, LABEA Laboratorio de arte y ecologia.
Europeana
Un essere umano legge per intero la storia europea del XX secolo accompagnato 100 brani musicali, uno per ogni anno del ‘900. Un software traduce in diretta il racconto in codice binario, un linguaggio considerato potenzialmente universale. Audio e traduzione vengono registrati su un supporto che sarà conservato in una capsula del tempo nel luogo in cui accade la performance. Se in un futuro post-umano qualcuno troverà la registrazione, Europeana. Breve storia del XX secolo ci sembra il libro più adatto a descrivere la nostra specie all’alba del terzo millennio.
concept Sotterraneo
testo “Europeana. Breve storia del XX Secolo” Copyright © 2001 Patrik Ouředník
traduzione Andrea Libero Carbone/Ed. Quodlibet
in scena Fabio Mascagni
luci Marco Santambrogio
sound design Luca Scapellato/LSKA
grafica Brochendors Brothers
produzione Sotterraneo
sostegno Centrale Fies
contributo Fondazione CR Firenze
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, del Network Europeo Shift Key ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
Atlante linguistico della Pangea
Nel mondo esistono “parole intraducibili”, concetti complessi raccolti in vocaboli unici che non esistono in altri idiomi.
In lingua inuktitut, la parola iktsuarpok significa il senso di aspettativa che ti spinge ad affacciarti ripetutamente alla porta per vedere se qualcuno sta arrivando”; in giapponese tsundoku significa “impilare un libro appena comprato insieme agli altri libri che prima o poi leggerai”; in bantu la parola ubuntu significa “posso essere una persona solo attraverso gli altri e con gli altri”. Sotterraneo ha selezionato decine di questi vocaboli – universali e culturospecifici al tempo stesso – e ha dialogato online con altrettanti parlanti madrelingua sul significato e l’uso di queste parole nella cultura di provenienza. Queste brevi “lezioni di intraducibilità” sono divenute la traccia per uno spettacolo che mette in scena le parole stesse, trasformando un piccolo dizionario in una sorta di drammaturgia atipica. L’intero spettacolo inoltre è attraversato dall’impossibilità di dar corpo ad alcuni concetti a causa delle limitazioni Covid, che da pure restrizioni si trasformano in una risorsa scenica in grado di mettere in campo un pensiero sulle relazioni umane e l’incomunicabilità, ora che la nostra specie è posta di fronte alla necessità di cooperare davvero su scala globale.
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Eleonora Terzi, Laura Dondoli
sound design Mattia Tuliozi
elementi scenici a cura del Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
macchinista costruttore Sergio Puzzo
grafica Lorenzo Guagni, Jacopo Jenna
responsabile produzione Eleonora Cavallo
produzione Sotterraneo
contributo ERT – Emila Romagna Teatro, Fondazione CR Firenze
sostegno Regione Toscana, Mibac
residenze artistiche Centrale Fies_art work space, La Corte Ospitale, Elsinor/Teatro Cantiere Florida, Laboratorio Nove, Associazione Teatrale Pistoiese
Horizonte
In HORIZONTE circo contemporaneo, danza e arti visive si mescolano per creare atmosfere oniriche che trasportano lo spettatore in un viaggio ancestrale nei luoghi perduti della memoria.
Lo spettacolo nasce dall’incontro di due artisti poliedrici e di talento, animati dal desiderio di esplorare il senso della trasformazione e del cambiamento, il valore dell’esperienza nel superamento del conosciuto e l’importanza dell’abbandono, attraverso l’immaginazione, delle nostre certezze.
Il linguaggio e le tecniche del circo, il valore simbolico dei particolari elementi di scena e la ricerca di musiche e sonorità originali sono gli elementi espressivi di una poetica evocativa, animata dal desiderio di accompagnare il pubblico in un intenso percorso visivo e sensoriale, capace di toccare trasversalmente le tante e diverse sensibilità.
di Duo Kaos
con Giulia Arcangeli e Luis Paredes Sapper
consulenza artistica e drammaturgica Giacomo Costantini
luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
musiche Guglielmo Diana
coordinamento area palcoscenico Roberto Bivona
responsabile allestimento tecnico Mauro Marasà
fonico Jacopo Pace
programmatori luci Franco Mastropasqua, Michele Stura
elettricista Roberto Cammarata
macchinista Leonardo Buschi
modellistica e confezione costumi Raela Cipi
direttore di produzione Marta Morico
organizzazione e produzione Emanuele Belfiore, Alessia Ercoli
assistente di produzione Claudia Meloncelli
responsabile comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
promozione Benedetta Morico
comunicazione e webmaster Fabio Leone
grafica e social Lara Virgulti
produzione MARCHE TEATRO / Duo Kaos
con il sostegno di Spazio Agreste, Cirkolistico asd
Il mondo altrove
Il mondo altrove è una creazione coreografica in forma di rituale danzato, che celebra secondo una logica scenica il moto di un mondo inesplorato.
Nel tracciare un percorso ideale tra Occidente e Oriente, il lavoro è liberamente ispirato ai rituali indigeni dell’America del Sud, ai simboli e alle tradizioni del teatro Nō giapponese, e all’ossessiva, per certi versi mistica ed eccentrica, ricerca musicale del compositore Giacinto Scelsi intorno all’idea sferica del suono.
Dalla porta centrale – che domina lo spazio e cela un altrove – avanzano quattro figure sciamaniche finemente adornate per condurre una cerimonia magica e senza tempo.
concept e coreografia Nicola Galli
danza Margherita Dotta, Nicola Galli, Nicolas Grimaldi Capitello, Silvia Remigio
oggetti scenici Giulio Mazzacurati
maschere e costumi Nicola Galli
produzione TIR Danza, stereopsis
co-produzione MARCHE TEATRO / Inteatro Festival, Oriente Occidente
residenze artistiche DID Studio / Ariella Vidach, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave / Kilowatt)
con il sostegno di Rete Almagià
Save the last dance for me
In Save the last dance for me Alessandro Sciarroni lavora assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese chiamato Polka Chinata. Si tratta di una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900: fisicamente impegnativo, quasi acrobatico, prevede che i danzatori abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra. Il lavoro nasce in collaborazione con Giancarlo Stagni, un maestro di balli Filuzziani che ha ridato vita a questa antica tradizione grazie alla riscoperta e allo studio di alcuni video di documentazione risalenti agli anni ’60. Sciarroni scopre questa danza nel dicembre 2018 quando la danza era praticata in Italia solo da 5 persone in tutto.
Il progetto vuole diffondere e ridare vita a questa tradizione popolare in via d’estinzione.
invenzione Alessandro Sciarroni
con Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini
collaborazione artistica Giancarlo Stagni
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
abiti Ettore Lombardi
direzione tecnica Valeria Foti
promozione, consiglio, sviluppo Lisa Gilardino
amministrazione, produzione esecutiva Chiara Fava
comunicazione Damien Modolo
produzione corpoceleste_C.C.00#, MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale coproduzione Santarcangelo Festival, B.Motion, Festival Danza Urbana
Dialogo Terzo_In a landscape
In questo terzo capitolo del progetto “Dialoghi” della compagnia Collettivo Cinetico, guidata da Francesca Pennini, Alessandro Sciarroni compone un brano coreografico il cui titolo prende ispirazione dall’omonimo brano di John Cage composto per “quietare la mente e disporla agli influssi divini”.
Come in altri lavori, “In a landscape” intende ricucire una relazione empatica con lo spettatore, quasi una nuova forma di tenerezza, attraverso qualcosa di leggero e misterioso nell’ostinazione della ripetizione, qualcosa che sembra avere un’energia opposta rispetto alla pazienza, alla fatica, e all’ostinazione dell’azione che stanno compiendo. “Gli interpreti” dice Sciarroni “mi sembrano delle figure tutte tese verso ciò che pare somigliare ad un sentimento di serena determinazione che tende ad una sparizione: un’estinzione volontaria del soggetto. Un atto d’amore estremo. La scelta di una dipartita definitiva. Ma ammetto che il mio sguardo non sia oggettivo”.