La scena è una vera pista d’autoscontro, con il pavimento d’acciaio, le linee elettriche e cinque automobiline che costituiscono il cuore della “fiera” ma che sono anche una metafora della strada, della città, della discoteca, di qualsiasi luogo di raduno adatto per scroccare una sigaretta, per mettersi in mostra sul bordo della pista, per misurarsi con tutto e con tutti.
Alain Platel e Arne Sierens usano questo sfondo per parlarci di una sorta di piccola Bernadette di Lourdes forse trapiantata a Las Vegas, anche lei innocente tra le innocenti. Che visioni potrà mai avere oggi questa piccola silhouette con il vestito della prima comunione?
Bernadetje non assomiglia a nessun altro spettacolo. Realistico fino all’eccesso con le macchinine che girano e si tamponano nella pista ed al tempo stesso astratto e stilizzato. Ma con un ritmo così indiavolato che il pubblico non può fare a meno di desiderare di prendere parte al gioco e lanciarsi nella pista per fare un giro sulle automobiline.
Sinfonia Majakovskiana
Una sorta di oratorio sul potere della parola per sei enunciatori, supporti tecnologici ed effetti.
Una sinfonia della parola costruita sul verso poetico di V. Majakovskij i cui strumenti sono la voce recitante degli attori.
La parola in questo caso si fa icona, oratorio.sfondo dorato dal quale si stagliano parole-figure.
La parola di Majakovskij ha la forza e il potere di icona; non solo nel suo aspetto grafico, che ne fortifica il ritmo, ma soprattutto nel suo aspetto programmatico ed evangelico, di parola-saetta che arriva dritta, come lo sguardo dell’icona, fisso, tremendo, capace di far abbassare gli occhi di chi guarda.
di teatrino clandestino e Fanny & alexander
G.E.D.CO.C.S.
G.E.D.CO.C.S. è un gioco di società dove i partecipanti si affrontano, si scontrano, si complementano e si supportano, cercando a volte di mettersi in difficoltà, altre volte di agevolarsi. Per le due interpreti si tratta di un gioco ammiccante e seduttivo dove il gesto e il movimento perdono di significato diventando astratti, strani, evocativi, magnetici, irresistibilmente comici.
di maddalena scardi
con caterina iesi e maddalena scardi
testi di antonello rinaldi
collaborazione artistica lucrezia caricola, antonello rinaldi
Bad History
Sean Tuan John è un moderno cantastorie. Racconta della vita dei teenagers cresciuti nelle periferie industriali del Galles, traendo storie dalla sua stessa esperienza. La scrittura scenica di Sean Tua John combina elementi della cultura pop, l’estetica trash, brandelli di commedia psicologia con un’indiscutibile energia espressiva che attinge al teatro e alla danza.
di e con sean tuan john
musica originale steve day
collaborazione alla regia bert van gorp
Satel.lits Obscens
Il lavoro di Marcel.lí Antúnez Roca è frenetico, a volte raccapricciante, dove l’energia umana è la vera protagonista.
L’artista tende a coinvolgere lo spettatore nelle sue performance corporali-virtuali che attingono alla sua cultura di origine dove religione, sesso, sangue sono temi trattati con passionalità, ridondanza, esibizionismo chiassoso, teatralità cialtrona, al limite dello scherno.
Insieme al gruppo dei giovani attori che hanno partecipato al Corso di Alta Formazione svoltosi presso il centro villa Nappi, compone uno spettacolo-evento che analizzerà ironicamente le tematiche dei riti-cerimonia utilizzando una serie di azioni simboliche, il tutto teso alla riscoperta di una cultura del corpo fisico che si fonde con l’esplorazione telematica del corpo virtuale.
di Marcel.lí Antúnez Roca
con la partecipazione di Maria margherita ciaciorna, davide d’antonio, oscar de summa, sandra enel, silvia ferreri, simona lisi, paola maccario, lucia mascino, veronica melis, pietro micci, anna romano, mario ruggeri, giuseppe sollecito, antonio tagliarini, ilaria zedda
Le petit spectacle d’hiver
Il Teatro Tattoo ha elaborato un linguaggio teatrale particolarissimo, una drammaturgia basata sulla sottrazione verbale dove l’azione è l’elemento fondamentale dell’espressione teatrale. Il mondo che Mladen Materic mostra nei suoi spettacoli è fatto di piccoli gesti quotidiani dove la poesia prende avvio degli oggetti consueti, dall’inutilità delle parole, dal silenzio che avvolge azioni comuni rendendo le misteriose e leggendarie.
regia mladen materic
con jelena covic, thierry dussout, nathalie hauwelle, haris resic, tihomir vujicic
scene mladen materic
luci jean-luc lhuillier, mladen materic
suono sophie constantin
musica haris resic
costumi odile duverger
assistente alla regia vesna bajcetic
allestimento pierre dequivre, christian toullec, denis viel, frederic jean
direttore di scena christian toullec
direttore di produzione jean-luc lhuillier
Focus on L
Rebecca Moore G si ispira ai disegni di anatomia, ai testi, ai dipinti, alle macchine; ne trae una riflessione sulla meccanica dei corpi, sulla levità e leggerezza delle forme fisiche che sfidano le leggi della gravità.
L’analisi del particolare, del movimento frammentato che si riconduce ad unità, l’espressività dei corpi, la bellezza interiore, ieratica delle figure, il dinamismo e l’immobilità, infine la ricerca di una verità che imprendibile sfugge ad ogni movimento, sono gli elementi che costituiscono la trama di una spettacolo compiuto dove emerge la perfetta armonia del gioco tra le interpreti e l’integrazione di musica, immagini, testi e movimenti.
regia e coreografia rebecca murgi
con rebecca murgi, cristina rizzo
voce alessandra tomassini
immagini donatella discepoli
musiche originali francesco pirro
disegno luci paolo manti
costumi stefania mazzei
collaborazione ai costumi giuditta chiaraluce, luciano piattella
direttore di palcoscenico mauro marasà
elettricista virginia manoni
coproduzione associazione inteatro di polverigi, progetto tdey ard con il contributo dell’unione europea programma caleidoscopio, tee teatro stabile delle marche, in collaborazione con eddc arnhem, die werkstatt dusseldorf, teatro alfieri di montemarciano
Deliverance
In Deliverance il corpo è protagonista assoluto, oggetto espropriato, martoriato, offeso, luogo di malattia e di morte ma anche strumento di riappropriazione della propria identità ed unicità. Il teatro di Ron Athey È rudimentale e autentico, mezzo di comunicazione piatto e realistico, rito sociale originario, cerimonia di appartenenza a quella body modification community prodotto metropolitano estremo generato da nuove emarginazioni.
ideazione, testo, regia di ron athey
con ron athey, darryl carlton, crystal cross, myers rifkin pigpen, brian murphy, russel mcewan, theresa saso
violino julie fowells
co-regia julie tolentino
costumi ron athey, kristine hulstrom
mantello dell’eunuco leigh bowery (con il permesso di nicolas bowery)
musica originale composta e arrangiata da brandy dalton
tour manager chelsea iovino
Il Milione
Nel Milione, ballata su Venezia con musiche dal vivo i brani originali composti appositamente dai Pitura Freska, si racconta la storia di terra di confini e vicinanze, di diffidenza e generosità, the business e di ignoranza soprattutto di gente presuntuosa che vorrebbe distinguere il mondo tra “nostrani e foresti”.
di Marco Paolini
con la collaborazione di francesco niccolini
con marco paolini
contributi musicali dal vivo stefano olivan, francesco corona, davide pezzin
scenografia, scultura e sipario graziano pompili
luci paolo rodighiero
contributi musicali registrati paki zennaro, pitura freska
allestimento spazio, scena, luci e fonica alberto artuso, silvio martini
Odissea, Canto per oggetti e voci
Antonio Panzuto, artista e performer torna a Polverigi con le sue inconfondibili, poetiche, macchine sceniche. Presenta una versione scultorea dell’Odissea, poema delle avventure e della nostalgia, realizzata con materiali di recupero, pezzi di meccano e lego, oggetti, ombre cinesi e silhouette. Parole ed immagini si fondono assieme senza mai illustrarsi a vicenda, si seguono e si suggeriscono, correndo su binari espressivi differenti ma paralleli, spinte dal vento della poesia.