Un allestimento soggetto a mutazione con opere di Enrico David, Allegra Corbo, Donatella Discepoli e altri.
Festival 1997 – Atelier Giovani Artisti
Archivio Digitale Inteatro Festival
Un allestimento soggetto a mutazione con opere di Enrico David, Allegra Corbo, Donatella Discepoli e altri.
Festival 1997 – Atelier Giovani Artisti
Umberto Grati autore delle immagini del Festival, “clonerà” il suoi più recenti lavori
Le opere di Flavia Mastella sono fatte di cartapesta, plastiche, rifiuti vari, scorie di vita quotidiana che raccontano storie, in cerca di una nuova identità. I materiali utilizzati sono oggetti di ogni natura raccolti per strada, in spiaggia, in casa di amici, un indefinito miscuglio di materie, reperti, manipolati dall’artista per rappresentare stati d’animo reali o immaginari.
Increpacion esplora la tradizione Flamenca coniugando tecniche tradizionali e danza contemporanea, una simbiosi che ha dato alle creazioni della compagnia un aspetto assolutamente peculiare.
Wad Ras, ultimo lavoro della compagnia, è il nome della prigione femminile di Barcellona, un nome che evoca immediatamente un’immagine reale e riconoscibile di una microsocietà tutta al femminile.
Attraverso i ritmi e passi del flamenco le cinque interpreti riescono a comunicare diversi sentimenti delle prigioniere: solitudine, disperazione, rivolta, desiderio di tenerezza, aggressività. Increpacion ha decisamente rinnovato la tradizione della danza spagnola attraverso una danza fatta di pura energia.
Un gruppo di sole donne alle prese con il mito di Medea: gli eccessi, l’intransigenza, la maternità, l’odio, la passione…
Uno spettacolo caratterizzato da un serrato ritmo musicale che esplora le possibilità della voce, del suono e della musica come possibili forme di espressione drammaturgica.
Medea mix parte alla fine della storia quando inizia la peregrinazione di Medea.
Medea viaggia nel suo perpetuo esilio. Vaga dedicandosi a mille piccole attività per ammazzare il tempo. Improvvisamente, le ritorna la memoria e, come immagini di un quadro o spezzone di un film, i ricordi la invadono con tutta la loro intensità.
Il suo incontro con Giasone, Il tradimento dei suoi, la fuga dalla sua terra, le canzoni ritmi di altre epoche, la sua relazione con il potere, i figli…
Non può fare nulla per contrastare ricordi. A uno a uno, gli episodi della sua vita tornano come una marea nera. Niente ferma la lingua vorace della memoria. E neanche la coscienza che ora, e qui, davanti a tutti e sta forse facendo una figura ridicola. I pezzi non si incastrano. Rimangono tracce della tragedia.
È uno spettacolo sulla forza del teatro, sul potere che ha di suscitare panico, angoscia, terrore, disgusto, orrore senza bisogno di spargere sangue, senza mostrare esplicitamente alcuna violenza.
Uno spazio angusto, vuoto, bianco, in cui gli attori si muovono sordi e ciechi. Su di loro incombe un pericolo mortale ed essi lo sanno, ma non mostrano paura; forse non hanno fatto altro che provare diversi modi per sfuggire alla morte.
Il teatro di Pesenti è un teatro radicale, scomodo, brutale, che rivela malessere, decadimento, oscenità. È tuttavia un teatro morale, politico dove forte bisogno di gridare la propria rivolta.
In un paese senza età, che è anche il Marocco di oggi, nasce dopo sette sorelle Mohamed Ahmed. Nasce femmina, ma per volere del padre, che non vuole disperdere il patrimonio accumulato, crescerà maschio a dispetto del suo corpo, e dovrà reggere la casa e la servitù riconosciuto da tutti come il nuovo capofamiglia. È questa la storia della creatura di sabbia, protagonista del romanzo di Ben Jelloun, a cui Sandra Enel e Veronica Melis, attualmente iscritte al Centro Villa Nappi a Corso di alta formazione per attori, si sono ispirate per dar vita a questa performance danzata con un impianto marcatamente teatrale.
Naturalezza, energia pura, fisicità elementare, sensualità; corpi come pezzi di un puzzle, la danza come ricerca di comunicazione tra corpi e una teatralità che sorge, immediata, dall’urgenza espressiva.
Fun da metal è stato prodotto in collaborazione con l’EDDC di Arnhem, la scuola olandese di formazione coreografica da cui la Bentes proviene.
Apparizioni notturne, a sorpresa, delle super femmine YYCHROMOSOME. Performance futuribili, gigantazioni tramite acqua delle possibili doti somatiche nelle femmine, sistemi a pedali e non per lo sviluppo recidivo, E altre azioni di Simona Conservas in collaborazione con autori che per affinità parlano di femmine, ma non solo.
Nella bottega del Teatro delle Albe sarà possibile conoscere meglio il lavoro di questa compagnia attraverso un calendario di incontri e spettacoli.
In primo luogo Lus del poeta romagnolo Nevio Spadoni con Ermanna Montanari e Stefano Cortesi, dramma immobile dove tutto risiede nella carnalità della voce, la cui protagonista è Belda guaritrice stregona che sputa la sua maledizione nella colorita ed acre parlata romagnola, senza mai toccare terra.
Marco Martinelli presenterà il suo ultimo libro Teatro impuro che raccoglie alcuni testi del suo teatro politico, testi che sono maturati nel vivo del lavoro scenico, nella ricerca sulle radici, sui dialetti, su un nuovo modo di concepire un teatro autenticamente popolare che ha portato il Teatro delle Albe a fondare una sorta di meticciato teatrale e un teatro come rito di fertilità, scambio incessante ed impuro tra la pagina e la scena, tra la carne dell’attore della penna del drammaturgo.
Nella bottega delle Albe si potranno ascoltare storie come il racconto di Ermanna Montanari Mi sono ridotta a credere non esserci neanche tutta inedito ritratto d’attrice.