Mi madre y yo

Due donne sul palcoscenico. La prima, Sonia Gómez, 33 anni, si è imposta all’attenzione internazionale quale uno dei migliori talenti della nuova danza catalana. Rosa Vicente, che di anni ne ha 68, è attrice e madre della giovane coreografa: una signora rispettabile dalla grande comunicativa che dalla cucina di casa arriva sul palcoscenico non senza prima aver preparato qualche biscotto per il pubblico. Senza falsi pudori, le due donne dimostrano una Spagna moderna e senza complessi e raccontano in assoluta libertà i loro rapporti con la famiglia, il proprio corpo, gli uomini. Al di là dei soliti cliché, ironizzando tra corride e nacchere, Sonia Gómez fa una analisi sottile di una società sempre più compromessa dai reality show. In Mi madre y yo l’intimità e l’ironia prendono in contropiede l’indecenza e il voyerismo. Un momento di poeasia, di sorrisi e di emozioni che può riassumersi nella dichiarazione d’amore di una figlia verso sua madre.

con_Rosa Vicente, Sonia Gómez Vicente
coreografie e testi_Sonia Gómez
musiche_beach boys tina turner janette mysterymen kraftwerk plastikmen
video_Txalo Toloza Paula Vazques
produzione_M.O.M / El vivero.
con il sostegno di_INAEM-Ministerio de Cultura

 

Sonia GómezFestival 2006

Sonia Gómez

Sonia Gómez ha studiato Danza Contemporanea e Coreografía all’Institut del Teatre di Barcelona e in P.A.R.T.S (Performing Arts Research and Training Studios) a Bruxelles.
Ha lavorato con General Elèctrica, La Carnicería Teatro e La Fura dels Baus. Ha collaborato con gli artisti Joan Morey y Juanjo Sáez. Come autrice, ha realizzato: Americana “00”; Yo nací en Barcelona hace 29 años y siempre… “01”; Yo estoy en este mundo porque tiene que haber de todo ”02”; Yo no soy nadie, pero me cago en tu puta madre “03”; Yo no hablo inglés, pero a veces me lo paso bien ”04”. Gli ultimi tre titoli fanno parte del progetto Trilogía Egomotion. Ha realizzato una serie di performance che invitano a ballare in I will never stop dancing e il concerto visuale Bass, concerto per animali.
Vive e lavora a Barcellona.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2006 con Mi madre y yo  e del 2017 con Bailarina

Wewilllivestorm

Il presupposto di base è la critica all’opera di W. Carlos Williams: “Non ci sono idee, eccetto quelle all’interno delle cose stesse”. Mostrando materiali inutili, vogliamo creare un punto di vista alternativo: quando si lavora con materiali di valore, si apprezza l’opera secondo una definizione familiare di qualità. E la nozione di qualità neutralizza la propria libertà. Io cerco di destabilizzare le definizioni radicate. Voglio creare la possibilità di trattare qualità e valore in modo diverso.
Ci sono due esemplari di ogni oggetto, che si avvicinano costantemente l’uno all’altro. Questo è ciò che lo spettacolo vuole mostrare: l’andare ed il tornare da un estremo all’altro, con infinite possibilità tra i due punti. Io non parlo; piuttosto voglio che siano gli oggetti a parlare. Non voglio fingere nulla. Voglio rimanere nello spazio tra il per e il contro, il si e il no, il duro ed il morbido, tra la ribellione e il conformismo. Io non sono il punto di vista di una narrazione. Non sono un politico. Non rappresento nulla e la mia opera non è una critica istituzionale o commerciale. Non intendo essere contro nulla. Voglio semplicemente mostrare qualcosa.
In questo momento tutto gira attorno all’offerta e alla generosità. Dare diventa un’alternativa al consumo, un formalizzato impegno politico. Dare diventa un atto sovversivo, un’opportunità di offrire una resistenza.

di_Benjamin Verdonck e Valentine Kempinck
con_Benjamin Verdonck, Herman Verdonck
musiche_Miguel Horacio Sosa
produzione_Nieuwpoorttheater

 

Benjamin VerdonckFestival 2006

Doma

La figura che appare indossa un codice di condotta, un cifrario di portamenti fondati sull’assetto fisico e sul movimento equino. La disciplina impone un’attitudine particolare, una flessione degli arti inferiori e una deformazione del cammino. Il modello spastico, l’equinismo sviluppa andature in sequenze libere d’impulsi e cadenze ritmiche del passo. La specificità della modulazione sottomette la figura ad un atteggiamento determinato ed elegante.
Il rigore stilistico a cui si aderisce abbandona la rappresentazione mimetica dell’esercizio attraverso un dominio, un controllo distillato dei singoli pezzi, arti animati. La figura si presenta divisa, frazionata, separata in parti. Il giogo del tempo e il movimento isolato dell’arto, qui, sintetizzano la realtà per generare segni, linee, materia. La considerazione titola una forma animale e non l’animale come forma.
Il motore di queste azioni ha origine nella somiglianza più profonda, in un tratto distintivo che fa ritrovare o emergere dalla figura umana il suo spirito animale. Non interessano combinazioni di forme eccentriche, stravaganti ma fatti comuni all’uomo e all’animale.
Il suono parla della figura e la figura parla del suono. Nelle due tracce non c’è unione, l’immagine s’incurva e si flette sotto i rispettivi pesi.

ideato ed espresso da_Sonia Brunelli
Prodotto in collaborazione con: Inteatrofestival, Cango-Cantieri Goldonetta Firenze, Drodesera > Centrale Fies, Xing (l’azione è partecipante al concorso GD’A 05/06)

 

Sonia BrunelliFestival 2006

Sonia Brunelli

Sonia Brunelli (1976), studia arte e il radicale problema della rappresentazione e della comunicazione artistica. Si diploma in scenografia del teatro all’Accademia di Belle Arti di Bologna e dal 2000 segue alcune produzioni di compagnie teatrali tra cui Egum Teatro di Siena. In parallelo allo studio tecnico dello spazio scenico dal 2002 è Coroginnasta della Stoa, Scuola di Danza e filosofia, fondata dalla Societas Raffaello Sanzio di Cesena e dal 2004 è autrice di azioni teatrali, della performance ‘Encefalo. Azione Riproducibile’, e l’anno successivo con ‘Umo’ è 2a vincitrice del Premio Internazionale della Performance 2005, Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento. Nel settembre 2005 partecipa alla 37esima Biennale Teatro di Venezia con il Gruppo teatrale Orthographe prodotto da Inteatrofestival nell’ambito del progetto della Regione Marche – Assessorato alla Cultura “Quattro regioni al centro della scena”. Nel 2006 è ospite di residenza come giovane artista presso Cango Cantieri Goldonetta Firenze all’interno del progetto L’esercizio del Tempo e presso la Centrale Fies di Dro (TN) per la nuova produzione.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2006 con Doma

Visita guiada

Da una busta di plastica ecco che esce una manciata di oggetti di tutti i giorni come fazzoletti, fiammiferi e sigarette, tamponi e caramelle. Prodotti utili e usati quotidianamente, a cui siamo abituati, a cui non pensiamo neanche. Una seconda pelle per così dire, o una specie di abbigliamento generale che è leggermente meno superficiale dei soliti abiti o delle solite calzature. Prodotti che sono infatti disegnati per avere un rapporto estremamente intimo con i nostri corpi, anche per mantenere una certa estetica e un modo di presentarci. Questo è il motivo per cui i loro ruoli non dovrebbero essere sottovalutati all’interno del gioco. Tutti questi oggetti, dal più interessante al più banale, hanno qualcosa da dire sulla biografia del nostro corpo, ed è precisamente per questo motivo che questa tragica performance si compie nello spazio scenico all’interno di una busta di plastica. Un corpo che è sia un prodotto che un produttore di panorami, discorsi e gerarchie, come quelle che dividono il Nord ed il Sud, l’età adulta e l’infanzia, le donne e gli uomini, i vivi e i morti. Paesaggi e discorsi che identificano questa parte per contrapporla a quella parte. Poiché l’immagine che si ha del proprio corpo, ciò che si fa con esso, la rappresentazione che ognuno ne ha, e quella che ognuno vive al suo interno, tutto ciò è fatto nello spazio di una certa cultura. E questa determinata cultura è sviluppata secondo regole di produzione che influiscono sul corpo e alle quali il corpo viene associato. Questo è vero, certo, ma alla fine, chi produce chi?

ideazione, testi_Cláudia Dias
con_Cláudia Dias
scene e disegno luci_Walter Lauterer
audio_André Pires
musiche_“discombobolating” de noid aka / Arnold Haberl
direzione tecnica_Pedro Machado
preparazione artistica_João Fiadeiro, Olga Mesa, João Queiroz.
produzione RE.AL
con il sostegno di_Centre Choréographique National de Montpellier, Forum Dança, Companhia Teatral do Chiado, Lusitânia Companhia de Seguro.

 

Cláudia DiasFestival 2006

Talea

Il grande patrimonio musicale balcanico s’incontra e si fonde con le sonorità della terra salentina, del Sud, del Mediterraneo. Una proposta musicale di marcato sapore etnico che sconfina con disinvoltura nel jazz. Un concerto che farà muovere le vostre gambe e vibrare il vostro cuore.

Talea, band transnazionale nata nel 2001, si avvale del virtuoso fisarmonicista albanese Admir Shkurtaj, del chitarrista bosniaco Adnan Hozic (chitarra e voce), già collaboratore di Goran Bregovic, nonché della vocalist Meli Hajderaj. Con loro validissimi musicisti pugliesi: Alessandro Nocco (sax contralto) Gaetano Partipilo (sax contralto e soprano), Giorgio Distante (tromba) Vincenzo Bardaro (batteria), Giorgio Vendola (contrabbasso), Mario Grassi (percussioni). Nel 2005 hanno inciso il primo cd “Jarinà Jarinanè”.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2007 in concerto

Hurry up!

Un treno, un viaggio, le vite di tante persone di culture e stili di vita differenti che si intrecciano per un breve periodo di tempo. Ciascun passeggero ha la propria storia; tutti hanno un fine comune: il raggiungimento della stazione di arrivo. Dopo un primo periodo di adattamento, il viaggio scorre comodo e piacevole, ma nessuno sa attraverso cosa e dove realmente li porterà il convoglio….
Metafora delle inquietudini contemporanee del mondo nel quale viviamo, il treno corre veloce sui binari, sembra rallentare, ma riprende ancora più forte l’inarrestabile movimento.

regia, coreografia, ideazione: Svetlana Djurović
musica: Jean-Marc Zelwer
suono: Svetlana Djurović
video art: Ranko Lasica
danzatori: Sanja Janjin, Tajana Cvjetkovic, Ana Dubljević, Andrea Mladenovic, Biljana Kitic, Ranko Lasica
cameraman: Anja Djurovic

 

Perpetuum Dance CompanyFestival 2007

Perpetuum Dance Company

Svetlana Đurović è fondatrice, direttore e coreografa del Centre for the art of movement Perpetuum (ex Madlenium), nato nel settembre 1999 a Belgrado. Accanto a lei il co-fondatore Ranko Lasica, ballerino e direttore tecnico del Centro.
Nonostante le difficoltà per l’instabilità e i mutamenti politico-economici del paese, dal 1999 Perpetuum è cresciuto costantemente, ed ha ampliato le proprie attività fino a diventare un Centro per la danza contemporanea che organizza festival e rassegne, produce spettacoli in collaborazione con altre compagnie di danza della ex Jugoslavia. Il Centro si dedica inoltre alla formazione di bambini in differenti fasce di età.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2007 con Hurry up! Stories from the train

Roberto Abbiati

Nasce a Seregno il 25 Settembre 1958, in via Umberto I.
Lavora per il Teatro alla Scala in qualità di mimo nell’opera “The Flood” con la regia di Peter Ustinov, nel frattempo impara a suonare la cornamusa.
Fonda con Bano Ferrari e Carlo Pastori il teatro d’Artificio, e gira con loro a far spettacoli. Fonda, oltre che con gli amici del Teatro d’Artificio, con Walter Muto e Franco Svanoni il gruppo musicale Badalabanda, e realizza un CD in cui suona la cornamusa.
Con la regia di Bolek Polivka recita in “La vera storia di Biancaneve” e “I love Canberra” pur non parlando una parola di ceco, partecipa al programma televisivo “Manèz” come ospite di Bolek Polivka. Diventa amico di Bolek Polivka.
Partecipa come porcellino allo spettacolo “I tre porcellini” di Giampiero Pizzol, per la regia di Carlo Rossi.
Con il Teatro d’Artificio recita nello spettacolo scritto da Francesco Niccolini “The clown Shakespeare company” A questo punto con l’amico Francesco si trova spesso per ragionare su nuovi progetti, uno di questi è l’ambiziosa riscrittura e messa in scena del “Riccardo III” di Shakespeare. Lo spettacolo ha per titolo “Riccardo l’Infermo, il mio regno per un pappagallo” e ha debuttato nel 2001 al festival di Sucre in Bolivia, organizzato dal Teatro de los Andes.
Fonda con un gruppo di disabili la compagnia “Yorik Spettacoli” per fare spettacoli, e li fa.
Trova una storia straordinaria come quella della prima giraffa di Francia, e ne fa uno spettacolo, Il viaggio di Girafe che porta tutt’ora in giro in Italia e all’estero (Marsiglia, Tolone, Edimburgo e al Dublin Theater Festival) con una piccola tenda e un paio di amici che sono anche bravi attori Alessandro Calabrese e Luca Salata.
“Pasticceri, io e mio fratello Roberto” con Leonardo Captano debutta al festival Inequilibrio di Castiglioncello fa un sacco di repliche in un sacco di festival ed è molto recensito.
Roberto Abbiati ha fatto anche un film che si chiama “La giusta distanza” di Carlo Mazzacurati.
Dalla passione per “Moby Dick” nasce lo spettacolo veramente originale, non per altro, ma semplicemente perché dura 15 minuti ed è per 15 spettatori, dal titolo “Una tazza di mare in tempesta” e con questo lavoro va a ritirare a Fiesole, ridente cittadina collinare alle porte di Firenze, il premio Fiesole per le arti.
Dall’attenta osservazione dello spettacolo nasce invece un libro “Un tentativo di balena” edito da Adelphi e l’attento osservatore è lo scrittore Matteo Codignola, Abbiati invece fa le illustrazioni che sono sparpagliate nel libro.
L’Albero della cuccagna con Renata Palminiello e Leonardo Caputano, debutta al Festival In equilibrio.

Roberto Abbiati ha fatto un altro film sempre con Carlo Mazzacurati dal titolo “La Passione” e si è imbarazzato molto e divertito altrettanto attraversando di corsa “red carpet” alla 67 Mostra del cinema di Venezia

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2007 con Il viaggio di Girafe. Al ritmo dei perditempo