Matia Bazar

Matia Bazar sono un gruppo che non si è voluto adagiare sull’onda del successo commerciale, ma continuato a perseguire una rigorosa ricerca non solo musicale e vocale, ma anche dell’immagine estetica e degli spettacoli dal vivo.
Per far questo, con il quartetto collaborano artisti di diversi campi espressivi tra cui Alessandro Mendini e lo Studio Alchimia per quanto riguarda gli elementi architettonici e le scenografie. Occhiomagico per la direzione artistica. Livio Gallo e Carlo Marrale per la realizzazione fotografica dell’immagine. Cinzia Ruggeri per gli abiti. Videolab per la videografica.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1984 con Aristocratica

Competizione n.1

Competizione n.1 è una passerella di dilettanti che aspirano ad almeno momento di gloria e notorietà. Sulla pedana si esibiscono, fra gli altri, il rappresentante del “bel canto”, il jazz-singer, l’enfant prodige, il nostalgico del patriottismo canoro, l’innocente virago…
Con loro immancabili conduttori della serata: il presentatore ed il pianista entrambi, forse, con altre aspirazioni artistiche ma con la capacità di fare di necessità virtù.
Nei panni del pianista un giovane musicista fiorentino: Marco Catarsi, quelli del presentatore sono vestiti da Sergio Bini-Bustric e i dilettanti sono, naturalmente, sconosciuti dilettanti.
Competizione n.1 cioè la prima competizione, cioè, individui che si contendono il numero uno, cioè il primo posto, la palma della vittoria.
Competizione n.1 è una gara unica, irripetibile, un momento emozionante che accomuna ai partecipanti, i conduttori, il pubblico.
Qualcosa che accade oggi non domani. Infatti domani, se ci sarà, potrà esserci soltanto la Competizione n.2.
Ma non temete, in fondo è semplicemente una gara, non vi è violenza, possono assistervi donne e bambini, giovani e vecchi perché i partecipanti alla competizione sono animati da realtà ed onestà, da comune senso dell’amicizia e desiderano una cosa sola: vincere ad ogni costo.
Per voi Competizione n.1 sarà gioia, solo gioia, quella che nasce dal vedere il sorriso del vincitore ed assistere al pianto disperato del perdente.

con sergio bini
al pianoforte M.o Marco Catarsi

Festival 1984Bustric

Quest’uomo mi somiglia

Dopo un improbabile disastro finale, un uomo ha trovato rifugio in un angolo di spiaggia miracolosamente rimasto intatto. La solitudine e la melanconia lo attanagliano.
All’improvviso un altro uomo appare. La spiaggia, le cabine, il mare sembrano soddisfarlo, l’unico problema è quello della convivenza, dell’amicizia maschile che lentamente nasce tra i due sopravvissuti. Piccole invidie, esibizioni naturalistiche e culturistiche, liti violente e poetiche riappacificazioni si snodano lungo l’arco della giornata fino a quando la cabina proibita si apre misteriosamente e svela il suo tesoro, l’ultima testimonianza della civiltà perduta. Esattamente come la mela di Adamo ed Eva questo modello perfetto di civiltà provocherà la fine di quest’ultima amicizia. La giornata è finita, l’uomo ritorna solo.

con luciano manzalini ed eraldo turra
scenografie dante ferrari
luci flavio bertozzi
suono andrea vagnoni
regia peter zingales

Festival 1984B8 problem

Teatro della Valdoca

l Teatro Valdoca nasce nei primi anni ottanta dal sodalizio fra Cesare Ronconi, regista, e Mariangela Gualtieri, poeta e drammaturga.
Dapprima è un collettivo, un gruppo di musica e teatro senza mansioni differenziate, il Collettivo Valdoca. È a metà degli anni settanta che matura la vocazione teatrale dei due fondatori. Grazie infatti a una borsa di studio in Polonia, Ronconi e Gualtieri incontrano a Cracovia il lavoro di Kantor, prima che il Cricot venisse in Italia, e il Teatro Laboratorio di Grotowski, partecipando a Wroclaw all’indimanticabile Tree of people e assistendo ad Apocalypsis cum Figuris, con gli attori storici del gruppo grotowskiano. Nello stesso periodo, in America, conoscono l’esperienza di Peter Shumann e del Bread and Puppet, il lavoro di Bob Wilson, di Richard Foreman, dello Squat Theatre appena arrivato in USA dall’Ungheria. Ma la figura più sorprendente e di maggior riferimento è, già in quegli anni, Carmelo Bene. Sono anni di forte inquietudine che trova sfogo in viaggi solitari per il mondo (Brasile, Burkina Faso, Spagna, America del Nord) e anche in una lunga residenza di tutta la compagnia in un piccolo villaggio della Tanzania.
Fin da principio vi è stretta collaborazione con gli artisti più amati del proprio tempo, soprattutto pittori, scultori, compositori e musicisti, e vi è anche una cura meticolosa dell’apparato di amplificazione del suono. Dopo l’incontro con il poeta Milo De Angelis, nel 1985, la Valdoca dà vita a una Scuola di Poesia da lui diretta, grazie alla quale, nel corso di tre edizioni, la Compagnia incontra i maggiori poeti italiani: Fortini, Luzi, Bigongiari, Loi, Cucchi, Sicari, Rosselli, Merini, Majorino e altri. È dopo questi incontri e a seguito di altre decisive esperienze personali, che Mariangela Gualtieri comincia a scrivere versi, sospendendo il ruolo di attrice e assumendo quello di drammaturga, mentre Cesare Ronconi affianca alla regia una ininterrotta attività pedagogica grazie alla quale formerà i propri attori e danzatori.
Il tratto più caratteristico della poetica di Valdoca è dato dall’epicità dei suoi attori, sempre tesi verso il sovrumano e il sub-umano, dunque fra eroe e divinità da un lato, animalità, infanzia e deformità dall’altro, nella rinuncia alla narrazione, ai temi sociali, all’attualità e alla cronaca.
Per questo l’attore è spesso anche corpo danzante, fortemente dotato di espressività nella voce, nel movimento e nella stasi. Accanto al ruolo decisivo dell’attore vi è la particolarità della parola di cui questo attore viene dotato: una parola che è sempre verso poetico, sempre inedita e calzante con la scrittura registica, scritta spesso a ridosso della scene e vicinissima ai dettami della regia.
La presenza frequente di musica dal vivo, l’attenzione al presente della scena, la bassa progettualità, insieme a quanto detto sopra, fanno degli spettacoli di questa Compagnia eventi carichi di ritualità, in cui il gioco delle forze e delle energie della scena conduce lo spettatore dentro l’esperienza della visione, e fanno del pubblico una comunità partecipe e in ascolto.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1982 con Nascita del teatro della Luna, del 1991 con Antenata atto I. Prologo Sigillo alle madri e del 1992 con Antenata atto II. Tornare al cuore