Save the last dance for me

In Save the last dance for me Alessandro Sciarroni lavora assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese chiamato Polka Chinata. Si tratta di una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900: fisicamente impegnativo, quasi acrobatico, prevede che i danzatori abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra. Il lavoro nasce in collaborazione con Giancarlo Stagni, un maestro di balli Filuzziani che ha ridato vita a questa antica tradizione grazie alla riscoperta e allo studio di alcuni video di documentazione risalenti agli anni ’60. Sciarroni scopre questa danza nel dicembre 2018 quando la danza era praticata in Italia solo da 5 persone in tutto.

Il progetto vuole diffondere e ridare vita a questa tradizione popolare in via d’estinzione.

invenzione Alessandro Sciarroni
con Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini
collaborazione artistica Giancarlo Stagni
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
abiti Ettore Lombardi
direzione tecnica Valeria Foti
promozione, consiglio, sviluppo Lisa Gilardino
amministrazione, produzione esecutiva Chiara Fava
comunicazione Damien Modolo
produzione corpoceleste_C.C.00#, MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale coproduzione Santarcangelo Festival, B.Motion, Festival Danza Urbana

Alessandro SciarroniFestival 2021

Dialogo Terzo_In a landscape

In questo terzo capitolo del progetto “Dialoghi” della compagnia Collettivo Cinetico, guidata da Francesca Pennini, Alessandro Sciarroni compone un brano coreografico il cui titolo prende ispirazione dall’omonimo brano di John Cage composto per “quietare la mente e disporla agli influssi divini”.

Come in altri lavori, “In a landscape” intende ricucire una relazione empatica con lo spettatore, quasi una nuova forma di tenerezza, attraverso qualcosa di leggero e misterioso nell’ostinazione della ripetizione, qualcosa che sembra avere un’energia opposta rispetto alla pazienza, alla fatica, e all’ostinazione dell’azione che stanno compiendo. “Gli interpreti” dice Sciarroni “mi sembrano delle figure tutte tese verso ciò che pare somigliare ad un sentimento di serena determinazione che tende ad una sparizione: un’estinzione volontaria del soggetto. Un atto d’amore estremo. La scelta di una dipartita definitiva. Ma ammetto che il mio sguardo non sia oggettivo”.

coreografia e regia Alessandro Sciarroni
azione e creazione Simone Arganini, Margherita Elliot, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Stefano Sardi
luci Alessandro Sciarroni
musiche John Cage, Stefano Sardi
abiti Ettore Lombardi
tecnica Stefano Baraldi
coproduzione CollettivO CineticO Aperto Festival – Fondazione I Teatri di Reggio Emilia Teatro Comunale di Ferrara Operaestate Festival Veneto/CSC MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale Centrale Fies / Art Work Space con il sostegno di MIBACT Regione Emilia Romagna

CollettivO CineticO/Alessandro SciarroniFestival 2021

Tales of FreeDoom

La performance permette allo spettatore di entrare in un caleidoscopio di immagini e suoni che mutano e si alternano in uno zapping costante. È un invito a cedere al fascino degli opposti, ad ascoltare il suoni del vento tra le foglie, di una lamiera sotto la pioggia battente, delle campane nei prati, il ronzio di una radio lontana.
In un mondo in decadimento è ancora possibile cogliere il fascino della ruggine, il profumo della muffa, il canto degli invisibili… ma è il tramonto o l’alba oltre l’orizzonte?
Una performance di danza che esplora le possibilità di movimento tendendo all’accumulo, a una stratificazione di azioni, oggetti, immagini, che nutre un immaginario figurativo, surreale, emotivo ed intuitivo con una qualità “crafty” ispirata all’arte povera; i materiali utilizzati per costumi e scenografia sono tutti oggetti fatti a mano o riutilizzati.

concept, coreografie, scenografia ed interpretazione Ludovico Paladini
disegno, luci Franco Mastropasqua, Michele Stura
direttore tecnico Roberto Bivona
responsabile allestimento tecnico Mauro Marasà
responsabile di sartoria Stefania Cempini
fonico Jacopo Pace
responsabile servizi di palcoscenico Michele Carelli
macchinista Leonardo Buschi
elettricista Roberto Cammarata
organizzazione e produzione Emanuele Belfiore, Alessia Ercoli
assistente di produzione Claudia Meloncelli
responsabile comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
promozione Benedetta Morico
comunicazione e webmaster Fabio Leone
grafica e social Lara Virgulti
produzione MARCHE TEATRO

Ludovico PaladiniFestival 2021

Ludovico Paladini

Ludovico Paladini si è formato con artisti e coreografi di fama internazionale (Thomas Hauert, Mathilde Monnier, David Zambrano, Kirstie Simson, Jonathan Burrows, Alix Eynaud) incontrati all’Haute école des arts de la scène – Manufacture a Lausanne, Svizzera dove si è recentemente diplomato. Tales of FreeDoom è la sua opera prima.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2021 con Tales of FreeDoom e nel 2022 con Tredicesima generazione. Rito di passaggio per gente di passaggio

TURNING_Orlando’s version

 

TURNING_Orlando’s version è una creazione di Alessandro Sciarroni nella quale esplora la pratica della danza classica e in particolare del lavoro in punta. Guidati dal coreografo e dall’artista Elena Giannotti, la ricerca è stata svolta in studio assieme ad un gruppo di cinque danzatori (Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Roberta Racis) e la composizione musicale è stata affidata ad Aurora Bauza e Pere Jou (Telemann Rec.). Orlando rimanda ad una ciclicità tonda, ad una trasformazione circolare, come nel romanzo di Virginia Woolf, ci invita ad attraversare un mistero: evoca il nome di una persona o una località piena di palme in Florida sospesa nell’attesa di un ciclone? Il progetto TURNING_Orlando’s version è un nuovo capitolo di un progetto più grande (TURNING) ispirato ai fenomeni migratori di alcuni animali che al termine della loro vita tornano a riprodursi e a morire nel luogo dove sono nati, in cui il verbo “turning” viene tradotto sia in maniera letterale, attraverso l’azione del corpo che ruota intorno al proprio asse, che filosofico, nel suo significato di evolvere, cambiare sviluppandosi in un viaggio psicofisico emozionale. C’è qualcosa di profondamente legato ad un’animalità selvatica in questo lavoro, alla potenza misteriosa e inevitabile degli animali e dei loro processi di transumanza, vibranti come sagome all’orizzonte.

invenzione Alessandro Sciarroni
con (5 performers in alternanza) Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Marissa Parzei, Roberta Racis
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
assistenza, training, consulenza coreografica e drammaturgica Elena Giannotti
abiti Ettore Lombardi
casting Damien Modolo
direzione tecnica Valeria Foti
amministrazione, produzione esecutiva Chiara Fava
promozione, consiglio, sviluppo Lisa Gilardino.
produzione MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale, corpoceleste_C.C.00##
coproduzione Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Basilicata 1799, CENTQUATRE-Paris, Snaporazverein
con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna
Il progetto Turning_Orlando’s version è realizzato con il contributo di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore, coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino

Alessandro Sciarroni Festival 2021

As if we were dust

As If We Were Dust è un archivio immateriale di dati e percezioni che utilizza il gesto coreografico come strumento cartografico e di indagine dei processi di trasformazione dello spazio urbano. È la trasposizione sulla scena dell’insieme di forme, patterns e dispositivi che regolano la città contemporanea in quanto corpo fluido, entità stratificata dove si intrecciano sistemi di relazione in continuo divenire.
Attraverso un lento processo di manipolazione e riposizionamento di un complesso organico di mattoni disposti lungo percorsi ortogonali, il corpo misura le distanze, delinea le forme che emergono tra i vuoti, configura sistemi ordinati, li scompone, li distrugge, si amalgama alle tracce di polvere e ai residui lasciati nello spazio. Le misurazioni raccolte, rielaborate in tempo reale in flussi di posture, compongono una partitura coreografica capace di generare nuove modalità di esplorazione dello spazio. Il discorso che si innesca tra lo spazio, il corpo e la matrice architettonica rappresentata dal mattone – paradigma della memoria e luogo di incontro (“archetipo urbano” secondo l’accezione augetiana) – svela le tracce di un passato individuale e collettivo, evoca la costante mutevolezza del mondo e rende manifesta la sua intricata tessitura.

ricerca, coreografia e performance Alessandro Carboni
produzione Formati Sensibili 2017 in collaborazione con Festival Danza Urbana, Bologna
Vincitore Danza Urbana XL 2017

Alessandro CarboniFestival 2021

Alessandro Carboni

Alessandro Carboni è un artista visivo la cui pratica si colloca nel campo delle arti performative come coreografo e performer. Dopo diversi anni di formazione nel campo delle arti visive, media creativi e pratica della performance art, ha sviluppato una pratica interdisciplinare incentrata sulla produzione di progetti performativi e di installazione. Non limitato ai confini del teatro, del museo e della galleria, la sua pratica coinvolge il pubblico attraverso progetti interdisciplinari, interventi nello spazio civico e nell’educazione artistica. La produzione artistica e concettuale di Alessandro ruota attorno alla complessa rete di correlazioni e permutazioni che avvengono tra lo spazio ei suoi elementi costitutivi (persone, luoghi, relazioni, significati). Presenta le sue opere a livello internazionale in musei, gallerie d’arte, festival di danza contemporanea e teatro, nonché in spazi non convenzionali.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2021 con As if we were dust

Sanpapié

In equilibrio fra un linguaggio millenario e gli stimoli della ricerca, Sanpapié ha sempre cercato la propria definizione non nelle parole di un manifesto, ma nell’energia viva e pulsante dell’atto creativo. Nei suoi primi tredici anni di storia, Sanpapié ha preso parte alla prima esperienza di residenza multipla in Italia (il Progetto PUL, sviluppato allo Spazio Mil di Sesto S. Giovanni fra il 2008 e il 2010 all’interno del bando Etre di Fondazione Cariplo), ha partecipato due volte al Fringe di Edinburgo, ha preso parte ad un progetto finanziato dall’Unione Europea (Islotes en Red, 2012), ha vinto un concorso nazionale (il Premio Sonia Bonacina 2017 con Lei) e ha vinto il bando FUnder35 di Fondazione Cariplo (dal 2017 al 2019). Gli spettacoli sono stati presentati in Italia, Cina, Francia, Germania, Portogallo, Regno Unito, Spagna.

Partecipano a Inteatro Festival nell’edizione 2021 con A[1]BIT_Open sky

A[1]BIT_Open sky

Il progetto A[1]BIT esplora la relazione tra individuo, comunità e spazio abitato. L’uso delle cuffie modifica l’esperienza individuale dello spazio attraversato cogliendo dettagli ed escludendone altri, creando un viaggio personale nello spazio pubblico.
La 1-Bit Symphony di Tristan Perich è la colonna sonora condivisa utile ad edificare una comunità attraverso piccoli riti collettivi in forma danzata. I danzatori si muovono in funzione dello spazio e del piccolo gruppo di spettatori che si trova ad essere, inconsapevolmente, parte del disegno coreografico. Un testo, ascoltato in cuffia, introduce e contestualizza lo spazio della performance.

regia e coreografia Lara Guidetti
assistente alla coreografia Matteo Sacco
testi e voce Marcello Gori
interpreti Fabrizio Calanna, Sofia Casprini, Stefano Cortinovis, Luis Fernando Colombo, Matteo Sacco, Lara Viscuso
musica 1-Bit Symphony di Tristan Perich
produzione Sanpapié in collaborazione con MilanOltre, Festival Exister, DANCEHAUS più
spettacolo selezionato da NEXT ed. 2019/2020, progetto di Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo

SanpapiéFestival 2021

CRIA

In CRIA della coreografa brasiliana Alice Ripoll, la danza si fa eros e si incontra/scontra con il lato “fanciullo” dei danzatori, in un’esplosione di corpi, musica e voci che rendono potente il lavoro. I movimenti sensuali delle danze di strada di Rio de Janeiro nascono da una confluenza tra samba, hip hop e spirito delle favelas, la ricerca della coreografa inventa un nuovo linguaggio profondamente aderente alla composizione sociale e multietnica tipica del Brasile.
Ispirato al Passinho, uno stile di danza urbana di Rio de Janeiro, la performance indaga il concetto di creazione, i suoi modi e le sue possibilità: creare uno spettacolo, creare una nuova tecnica, creare una nuova vita. La danza neonata qui trasforma la violenza dell’attuale contesto brasiliano in potere creativo.

DANZATORI Tiobil Dançarino Brabo, Kinho JP, VN Dançarino Brabo, Nyandra Fernandes, May Eassy, Romulo Galvão, Sanderson Rei da Quebra- deira, Thamires Candida, GB Dançarino Brabo, Ronald Sheik
DISEGNO LUCI Andréa Capella
COSTUMI Raquel Theo
FUNK MUSICAL DIRECTION DJ Pop Andrade
DESIGN Caick Carvalho
VIDEO E FOTO Renato Mangolin
CON IL SUPPORTO DI Centro Coreografico da Cidada Rio de Janeiro, Casa do Jongo, Rafael Machado Fisioterapia

Alice RipollFestival 2019