libera mente

Libera Mente vive la propria esperienza creativa in un costante rinnovamento interno, come luogo di continue mutazioni artistiche che si lascia attraversare dakke suggestioni della contemporaneità. Dalla sua fondazione, avvenuta a Napoli nel 1992, libera mente partecipa ai festival di teatro ottenendo anche una segnalazione al Premio Scenario 1993. Prende parte inoltre al Progetto Giovani Generazioni a Sud, al Progetto Terre Mobili e al Progetto Lo Spazio della Memoria/Teatro di Leo.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con La Tempesta. Dormiti, gallina, dormiti

Valser

Lontano dai clichè macisti attribuiti al tango, Catherine Berbessou racconta, senza falsi pudori ma non senza umorismo, il desiderio del corpo; il desiderio dell’altro e della danza; la seduzione gioiosa, ma anche l’attesa crudele e la solitudine. Valser è una danza sensuale che porta a una riflessione sulla passione, la complicità, il rapporto di coppia, la violenza nell’affetto e il desiderio nella repulsione. Valser libera una voluttà dolce, un godimento segreto.

coreografia catherine berbessou
assistente alla coreografia federico rodriguez moreno
con eric affergan, corinne barbara, catherine berbessou, bernadette doneux, federico rodriguez moreno, christophe lambert, christophe apprill, teresa cunha
scenografia luci marc oliviero
costumi cidalia da costa
regia luci patrick riou
suono jean-claude reynaud, anita praz
direttore di scena claude bourgeron
coordinamento Françoise empio

Festival 1999Quat’Zarts

Quat’Zarts

Catherine Berbessou inizia il suo percorso professionale nel 1983 come danzatrice con L’Esquisse dove resta fino al 1988. Nel 1990 fonda la Compagnia Quart’Zarts che nel 1998 ottiene una residenza a Gémeaux Scéene Nationale à Sceaux per sette mesi. Nel 1996 comincia la sua collaborazione con Federico Rodriguez Moreno con il quale crea A fuego lento e Valser.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con Valser

I Polacchi

Nel costruire la parabola di Ibu, Jarry lega basso e sublime, fondo popolare e cultura alta: e guarda alle radici bretoni, alla lingua e al sottosuolo celtico della sua regione. Dietro Ubu, prima ancora di Gargantua, c’è il gigante Hok Bras, l’orco verace e stupido di arcaiche leggende bretoni, ancora vive nei racconti delle madri e dei bambini. Dietro i Paolitni, i violenti soldati servitori di Ubu e Signora, ci sono i korrigans, folletti scatenati, creature della notte, capaci di attirare l’ignaro viaggiatore nella loro danza in cerchio e danzare fino a farlo morire.
Bretagna e Romagna. Pedar e Medar Ubu hanno nella tradizione romagnola antecedenti arcaici, giganteschi fantocci, maschere che provengono dal mondo sotterraneo, diavoli o anime di morti, divorano i vivi e non lasciano scampo. I due sono mostri, draghi. E provocano il riso, Il coro-massa dei Palotini proviene dalla non-scuola ravennate delle Albe.

dall’irriducibile ubu du alfred jarry
ideazione marco martinelli, ermanna montanari
con ermanna montanari, mondiaye n’daye
scene e costumi cosetta gardini, ermanna montanari
assistenti scene e costumi sara raschi, william rossano
progetto luci vincent longuemare
assistente luci francesco catacchio
scala del piloro lorenzo bazzocchi, catia gatelli
scenotecnica luci e suono enrico isola, gerardo de vita
direttore del sito luigi dadina
drammaturgia e regia marco martinelli
organizzazione e produzione ravenna teatro
in collaborazione con comune di ravenna

Festival 1999Teatro delle Albe

The gas heart

Tratto dalla commedia di Tristan Tzara scritta negli anni ’20, The Gas Heart è uno spettacolo in cui si incrociano azioni e dialoghi fantastici e inspiegabili come la vita. I personaggi, radunati attorno ad un tavolo, fumano e declamano frasi prive di senso “i suonatori di contrabbasso passano in una carrozza di tè” oppure ” Sai che sono un garage?” mentre fuori campo altri intonano ripetutamente “Com’è vero! Com’è vero!”
Tra questo bizzarro gruppo si formano alleanze che esplodono in danze collettive. Gas Heart è uno spettacolo di teatro, trasgressivo, drammatico, umoristico, danzato e di grande impatto visivo.

regia paul lazar, annie-b parson
progetto sonoro annie-b parson
produzione e organizzazione zafra whitcomb
disegno luci david moodey
costumi kitty leach
con mercedes bahled, tim cummings, stacy dawson, kourtney rutherford, rebecca wisocky, jonathan woodward
coreografia big dance theatre, tymberly canale

Festival 1999Big dance theatre

Big dance theatre

Fondato nel 1991, il Big Dance Theatre è noto per il suo uso ispirato di danza, musica, testo e design visivo. La compagnia spesso lavora con materiale sorgente selvaggiamente incongruente, tessendo e intrecciando fili diversi in prestazioni multidimensionali. Guidati dai direttori artistici e registi Annie-B Parson e Paul Lazar, Big Dance ha approfondito l’opera letteraria di autori come Twain, Tanizaki, Wellman, Euripide e Flaubert, e la danza è usata sia come cornice che come metafora per teatralizzare questi scritti.
Per oltre 25 anni, Big Dance Theatre ha lavorato per creare oltre 20 opere di danza / teatro, generando ogni pezzo in mesi di collaborazione con i suoi artisti associati, un gruppo di attori, ballerini, compositori e designer di lunga data e in continua evoluzione. Il Big Dance Theatre ha ricevuto i premi “Bessie” di New York Dance and Performance nel 2002 e nel 2010; la società ha ricevuto un OBIE nel 2000 e i membri della società BDT hanno ricevuto altri 5 premi “Bessie” e un premio OBIE per il loro lavoro con Big Dance. Nel 2007 la compagnia ha ricevuto il primo Jacob’s Pillow Dance Award.
Il Big Dance Theatre è stato presentato in tutto il mondo tra cui Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Brasile e Germania e negli Stati Uniti in locali come la Brooklyn Academy of Music, il Dance Theatre Workshop, The Kitchen, City Centre, The Performing Garage, New York Live Arts, The Chocolate Factory, Classic Stage Company, Japan Society, Under the Radar, American Realness, il COIL Festival di PS122, Jacob’s Pillow Dance Festival, Museum of Contemporary Art (Chicago), Walker Art Center, Yerba Buena, Nelle tavole, UCLA Live, ICA Boston, American Dance Institute (ADI), Fusebox Festival / Austin, CounterCurrent Festival / Houston e Spoleto Festival USA. Le commissioni recenti sono state da Les Subsistances a Lione, Chaillot Theatre National di Parigi, Brooklyn Academy of Music, Walker Art Center, Carolina Performing Arts e Old Vic / London.
Inoltre, nel 2013-2014, i direttori artistici e il team di design sono stati invitati a creare un lavoro su commissione con Mikhail Baryshnikov, e sotto l’ombrello creativo del Big Dance Theatre in collaborazione con Baryshnikov Productions, Man in a Case è stato presentato a livello nazionale all’Hartford Stage, Shakespeare Theatre in DC, Berkeley Repertory Theatre, Broad Stage a Los Angeles, ArtsEmerson / Boston e MCA / Chicago.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con The gas heart

A tiny grin – progetto per una grande serra

Un giardino barocco, trasformato da sei danzatori in un luogo utopico ed immaginario, pieno di sorprese, di incontri e di metamorfosi. Giardino come labirinto, in quanto percorso in cui perdersi o nascondersi. Cornice ideale per a leggerezza degli inseguimento amorosi, delle danze fisiche, aeree, dei giochi e degli imprevisti, portatori di humour, ma al tempo stesso di un presentimento più oscuro.

ideazione e coreografia francesco scavetta
in collaborazione con heine r avdal, mette edvardsen, gry kipperberg, francesco scavetta, yukiko shinozaki, kristina oren
musiche originali nils petterMolvaer/Reidar skar
scene/costumi katherine tolo
luci jean vincent kerebel
suono morten petterson
fotografia johan wildhagen
grafica thomas knustad
produzione esecutiva cathe sjoblom
produzione wee – Scavetta/kippeberg

Festival 1999Wee

Wee

Wee è stata fondata da Francesco Scavetta e Gry Kipperberg a Oslo (Norvegia) nel 1999 e, sin dall’inizio, si è contraddistinta per il suo stile originale e una vasta attività internazionale. Wee ha prodotto 20 spettacoli – e diversi lavori commissionati e più brevi – e si è esibita in 36 paesi in Europa, Medio Oriente, Asia, Nord e Sud America.
I progetti sono stati realizzati con il sostegno del Norwegian Culture Council e di altri enti pubblici, in collaborazione con organizzazioni nazionali e internazionali. In Norvegia, la compagnia lavora a stretto contatto con Dansens Hus di Oslo, che figura come co-produttore in sei delle sue produzioni. Il lavoro di Wee ha ricevuto numerosi premi, di recente in Croazia, nel 2014: Best Dance Performance per il Surprised Body Project – Zagreb.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1999 con A tiny grin – progetto per una grande serra e del 2000 con A sudden, unexpected faint

L’Aperto

L’Aperto è un lavoro coreografico che ha per tema lo spazio interiore e l’ignoto. Il corpo è il mezzo per un viaggio di esplorazione ed è strumento di comunicazione con gli altri. È una creazione al plurale in cui confluiscono in diversa misura i pensieri della coreografa e degli interpreti. Emerge così una visione del corpo come luogo in cui si incrociano i vari dualismi e si aprono i confini della coscienza. Il lavoro è trattato con la leggerezza e l’humour che caratterizzano la danza di Arbalete.

coreografia claudia monti
con ivana librici, claudia monti, piera pavanello, simone magnani
disegno luci peter golembiewski
oggetti di scena massimo paci

Festival 1999Arbalete

Otello

La storia di Otello è raccontata da quattro personaggi: Otello, Desdemona, Iago e Cassio. È un triangolo di pulsioni virili al centro del quale finisce per trovarsi Desdemona – unica figura femminile. Iago è invece figura di grande persuasore a cui viene restituita la pulsione amorosa, o meglio libidinosa nei confronti di Desdemona. Ma nel gioco della finzione scenica, tale pulsione è espressa tramite il suo alter-ego che trova fisionomia teatrale in una guarattella da lui stesso manovrata e chiamata Roderigo.
È il gioco della rappresentazione, il gioco del teatro; è il gioco di Iago, una specie di regista che tenta di offrire al suo pubblico una farsa o -chissà che beffa. Pian piano però tutto gli sfugge di mano, gli attori diventano ingovernabili e imbrigliato dalla sua stessa trama e affascinato da essa, Iago non prova nemmeno a fermare il disastro. È la prima volta che Rossotiziano affronta un testo teatrale, un classico che ha attraversato indenne tutte le epoche teatrali; dagli elisabettiani ai romantici da Carmelo Bene a Hollywood, tutti si sono confrontati con l’Otello di Shakespeare. Negli spettacoli precedenti la drammaturgia aveva come fonti materiali non propriamente teatrali o addirittura anti-teatrali.

di william shakespeare
composizione drammaturgica, spazio scenico, regia e interpretazione fabio cocifoglia, alessia innocenti, antonio marfella, alfonso postiglione
musica antonio calone
musica eseguita in scena antonio calone, niko mucci
costumi gilda bonpresa, simona sementina
luci peppino mazzotta
direzione tecnica niko mucci

Festival 1999Rossotiziano