Scarabeo come il simbolo, per gli antichi Egizi, del ciclo celeste di rinascita e rigenerazione, ma anche come il gioco da tavola, dove le stesse lettere sono usate varie volte per formare parole diverse; questi sono i due riferimenti che come poli magnetici, orientano questo lavoro. Una coreografia dove l’esperienza della carne, della pelle e delle ossa, lo sforzo, la fatica e lo sguardo del pubblico sono gli elementi che mantengono desti i due danzatori e li portano a trasformarsi in qualcosa di nuovo.
Andrea Costanzo Martini
Andrea Costanzo Martini danzatore e coreografo italiano con base a Tel Aviv. Nel 2006 è entrato a far parte della Compagnia di danza Batsheva e in seguito, tra il 2010 e il 2014, ha danzato con il Cullberg Ballet e l’Inbal Pinto e A. Pollack Dance Company. Nel 2013 inizia la sua attività come coreografo danz’autore. Ha ricevuto il primo premio per performance e coreografia all’International Tanz Solo Competition di Stoccarda nel 2013 e ha ottenuto diversi riconoscimenti per What Happened in Torino e Occhio di Bue. Dal 2013 l’artista si è concentrato su creazioni in scala ridotta (soli e duetti) come Trop, VoglioVoglia, Scarabeo (selezionato da Aerowaves Festival 2018). Più recentemente ha iniziato a collaborare con compagnie come Balletto di Roma e Balletto Teatro di Torino creando i pezzi Intro e Balera. La ricerca di Andrea nella danza si concentra sia sulla fisicità estrema che sulla teatralità dell’atto performativo ed esplora l’equilibrio di potere che si crea durante uno spettacolo tra i ballerini e gli spettatori. Leggero ma pertinente, il lavoro di Martini mette in discussione e gioca con le aspettative del pubblico in relazione alla danza contemporanea. Dal 2007 Andrea è anche un istruttore Gaga e conduce workshop di danza in tutto il mondo.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2017 con Scarabeo_Angles and the Void, del 2018 con Occhio di bue e What happened in Torino, del 2019 con La camera du Roi e del 2022 con PayPer Play
Creature
Gábor Varga e József Trefeli hanno una capacità acuta di analizzare e re-inventare la danza tradizionale. In Creature usano come punto di partenza gli accessori di queste danze, includendo bastoni, fruste, maschere e costumi. Il processo consiste nel decostruire e a riciclare gli accessori e i movimenti tradizionali con lo scopo di renderli accessibili al pubblico di oggi. Prendere qualcosa che è già stato usato, pronto per essere gettato, smontarlo, ricostruirlo per farne un nuovo uso è un processo meraviglioso. Non si tratta di riparare ma di fare funzionare in un nuovo contesto. Nel loro processo coreografico Gábor e József sottraggono il folklore per crearne uno proprio, fino a inventare una nuova Creatura.
Coreografia József Trefeli, Gábor Varga
Danza Gábor Varga, Gyula Cserepes
Coproduzione ADC / association pour la danse contemporaine, ADC Studios, Genève; Le CND, un centre d’art pour la danse, Pantin; Arsenic – centre d’art scénique contemporain – Lausanne CH; Kaserne Basel CH; CCN – Ballet de Lorraine, Nancy FR; Migrations, Pays de Galles UK
Con il sostegno di Istituto Svizzero Roma
Compagnia József Trefeli
József Trefeli, australiano di origine ungherese, vive e lavora a Ginevra, dove è stato per otto anni membro della compagnia Alias. Collabora inoltre con le compagnie Studio Action Théâtrale, Philippe Saire, Da Motus, la Cie Mix, Cie Estuaire, Cie Utilité Publique, Cie Greffe, Cie Drift e Cie Skree Wolf. Le sue coreografie usano degli stili molto vari che spaziano dalla danza contemporanea al cabaret, dal teatro alla commedia musica, l’opera, il cinema.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2017 con Creature
Bailarina
Bailarina è un album fatto di parole, movimenti, oggetti. Un solo di danza per poche persone alla volta. Una ricerca sulla prossimità, una danza per uno spazio inaspettato, senza accessori teatrali. Uno spettacolo piccolo, un omaggio al pubblico, un momento di condivisione dell’esperienza maturata da Sonia Gómez in tanti anni sulla scena.
Di Sonia Gómez
Produzione MOM-El Vivero/Sonia Gómez – Marta Oliveres
Coproduzione Festival TNT-Terrassa Noves Tendències/CAET y MOM-El Vivero
Atlas Revisited
Cosa succederebbe se un cammello si ribellasse, smettesse di trasportare pesi e cominciasse a fare qualcosa di diverso con il proprio corpo, per esempio una danza?
Atlas Revisited è una performance multimediale dove danza, video e parola si fondono per affrontare i temi del presente in maniera lucida e spiazzante. La performance di Andros Zins-Browne – danzatore e coreografo – e Karthik Pandian – artista visivo – si ispira ai movimenti della Primavera Araba: la sfida dei due artisti newyorkesi è quella di rendere il concetto di libertà attraverso un linguaggio visivo che sia fresco e accessibile e al tempo stesso distante da quello delle notizie televisive. Atlas Revisited parte da un tentativo di remake del film “Channels/Inserts” di Merce Cunningham e Charles Atlas, ma usando dei cammelli al posto dei danzatori. L’idea fa riferimento a una doppia metafora: da una parte, il cammello come simbolo di peso ed oppressione, dall’altra, la danza come simbolo di libertà e della possibilità di intraprendere la propria strada nella vita.
Atlas Revisited propone uno sguardo attraverso la realizzazione, l’annullamento e la ricostruzione di una danza della libertà e i trucchi ai quali occorre spesso ricorrere per creare delle immagini.
Di e con Karthik Pandian & Andros Zins-Browne
Produzione The Great Indoors, Hiros
Coproduzione Kaaitheater (Brussels), EMPAC (Troy, NY), Kunstencentrum BUDA (Kortrijk)
Con il supporto di Flemish Community Commission, Black Cinema House (Chicago), Vooruit (Ghent), Kunstenwerkplaats Pianofabriek (Brussels) | nell’ambito di DNA (Departures and Arrivals European Project)
Karthik Pandian
Karthik Pandian è un artista visivo americano il cui lavoro spazia tra immagine in movimento e scultura. La sua ricerca è definita da un approccio particolare alla visione, all’effetto del tempo e del lavoro sulle cose.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2017 con Atlas Revisited
Andros Zins-Browne
Andros Zins-Browne è un coreografo americano con base a Bruxelles. Il suo lavoro consiste in performance di danza e ambienti ibridi all’intersezione tra installazione, performance e danza concettuale, portata in scena da un mix di danzatori professionisti e amatoriali.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2017 con Atlas Revisited
Nessuna conversazione degna di rilievo
Nel 2012, alcuni abitanti di Ceuta (città autonoma spagnola situata nel Nord del Marocco) abbandonarono le loro famiglie per andare in Siria. Nelle settimane che trascorsero tra la Turchia e Damasco chiamarono regolarmente i loro familiari. La polizia spagnola intercettò le loro conversazioni e questo materiale entrò a far parte del dossier presentato al processo che ebbe luogo successivamente a Madrid. Come conseguenza vennero condannate undici persone per appartenenza ad una rete di reclutamento dello Stato Islamico. Fu il primo processo svoltosi in Spagna contro fondamentalisti del Daesh. Il regista è entrato in possesso di questo immenso materiale di circa 12.000 pagine fatto di trascrizioni delle intercettazioni, pagine web, profili facebook visitati dalle persone incriminate, ma anche dei verdetti dei giudici e delle accuse degli avvocati.
“All’inizio” racconta Bernat, “venni spinto da una grande curiosità. Poi cercai di capire quale fosse la motivazione di queste persone cresciute in Spagna. L’interesse è stato quello di cercare di entrare nei discorsi di questi giovani e dei loro familiari, specialmente delle loro mogli rimaste a confrontarsi con la realtà quotidiana di un quartiere popolare di Ceuta, usando le loro parole per avere una testimonianza diretta non veicolata dai media e dalle interpretazioni che vengono date al fenomeno. In questo caso è stato possibile avere accesso alle fonti senza alcuna mediazione”.
Lo spettacolo costruisce un dispositivo scenico visivo e sonoro che permette allo spettatore di districarsi nella molteplicità di voci e di fonti che si sovrappongono. Nell’impossibilità di accedere a tutti i materiali il pubblico è chiamato a prendere parte, a costruire una propria opinione scegliendo quale punto di vista seguire.
Di Roger Bernat
Con Ernesta Argira, Alessandra Penna, Giulia Salvarani
Drammaturgia Roberto Fratini
Produzione Elèctrica produccions, Marche Teatro
Coproduzione Triennale Teatro dell’Arte, Mucem Marsiglia
Con il supporto di Les Bancs Publics / Les Rencontres à l’échelle (Marsiglia)
Roger Bernat
Roger Bernat riprende documenti, testimonianze e allestimenti storici per elaborare progetti in cui la comunità diventa protagonista. Non ci sono più singoli attori che incarnano i personaggi ma è il pubblico che, non senza ironia, rappresenta il collettivo.
I suoi spettacoli includono Public Domain (2008), The Rite of Spring (2010), Please Continue (Hamlet) (2011), Pending Vote (2012), Desplazamiento del Palacio de La Moneda (2014), Numax-Fagor-plus (2014), No se registran conversaciones de interés (2016-17) e The place of the Thing (Documenta 14, 2017). Gli spettacoli sono stati eseguiti in più di 30 paesi.
Nel 2009 ha pubblicato con Ignasi Duarte, Querido Público, El espectador ante la participación: jugadores, usuarios, prosumers y fans. Ed. Cendeac.
Nel 2017 ha ricevuto il Premio Sebastià Gasch per le arti parateatrali.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2017 con Nessuna conversazione degna di rilievo