Prossime aperture

Con la sua chitarra (una Maton australiana) e l’aiuto di Lisa Lelli, Andrea Rivera ripercorre in la sua carriera. Tra monologhi, video-interviste e canzoni ce n’è decisamente per tutti, dagli operai di oggi, ai politici, alle subrettine dalla carriera facile.

di Andrea Rivera e Lisa Lelli
con Andrea Rivera, Lisa Lelli
e con la partecipazione del polistrumentista Nicola Arata
Musiche di Andrea Rivera
consulenza alla regia di Giorgio Gallione

 

Andrea RiveraFestival 2007

Spettacolo sintetico per la stabilità sociale

La compagnia romana Santasangre, da sempre interessata alla manipolazione fisica, alla costruzione di robot-macchine sceniche e all’uso dell’immagine e del suono digitale, sperimenta in questo spettacolo l’utilizzo dell’immagine olografica all’interno della scena teatrale. Attraverso l’utilizzo di video e tecnica blue-screen, saranno presenti attori reali e attori virtuali in grado di interagire e costruire il tessuto drammaturgico di tutto lo spettacolo.
Partendo da “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley lo spettacolo dipinge un futuro inquietante di omologazione e racconta una società costruita in laboratorio, perfetta e stabile in cui il sistema è garantito da un controllo sistematico sull’individuo e sulla sua condotta. Nutrito di felicità sintetica e pensieri non sovversivi, educato all’illusione del benessere globale, il popolo di mondo nuovo è talmente candido, sobrio, pulito, da apparire di silicone, sintetico, talmente omogeneo da produrre embrioni gemellari.
Lo spettacolo è stato segnalato al Segnalato al Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” 2006.

ideazione: Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Pasquale Tricoci
ideazione ed elaborazione del suono: Dario Salvagnini
con: Stefano Cataffo, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo
voce: Roberto Latini
in video: Alessandro Carboni, Roberto Latini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo
luci: Maria Carmela Milano
riprese video: Alessandro Rosa
grafica 3D: Tiziana Liberotti
realizzazione costumi di scena: Aurelia Laurenti sartoria Occhio del Riciclone
produzione: Santasangre 2007
Segnalato al Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” 2006

 

SantasangreFestival 2007

Neil’s arms and songs. Installation for Akiko and Neils

Dal tetto di un cinema, un attore di nome Neils contempla il pianeta Terra: popoli, lingue, paesi e culture che si modificano a poco a poco dietro la spinta di un inarrestabile processo di globalizzazione. La musica di una violinista accompagna i suoi pensieri. I brani lasciano parlare
L’installazione – basata su un lavoro di improvvisazione del gruppo berlinese Nico And The Navigators – si ispira alla strabiliante avventura a bordo della navicella russa Vostok del 27 enne Yury Gagarin, il primo uomo nello spazio, e alle osservazioni dell’etnologo Clifford Geertz.

ideazione e direzione artistica: Nicola Hümpel
installazione e direzione tecnica: Oliver Proske
con: Niels Bovri
violino: Sabine Akiko Ahrendt
amministrazione: Ilja Fontaine
coproduzione: Nico and the Navigators, Kampnagel Hamburg, Inteatrofestival
supported by: the City of Berlin

 

Nico and the NavigatorsFestival 2007

The people

Un ‘living cinema’ firmato dal regista newyorkese Caden Manson e dal più feroce, divertente, originale gruppo della nuova scena internazionale, i Big Art Group.
L’evento, liberamente ispirato al ciclo tragico dell’Orestiade di Euripide, trasformerà l’intero comune di Polverigi in un unico grande set di un reality multi-location: protagonisti saranno gli stessi abitanti sbirciati nell’intimità delle loro case. Brandelli di vita quotidiana, ripresi in simultanea attraverso finestre e vetrine degli edifici, e proiettati in diretta attraverso un video diffuso sulle pareti degli edifici. Per questo mix di realtà e finzione, azione live e proiezione, telegiornale, film, improvvisazione e azione teatrale, gli abitanti saranno affiancati da attori dei Big Art Group e da due musicisti post-punk newyorkesi, l’ex LunaChicks Theo Kogan, e Sean Pierce della band Theo and the Skyscrapers. Nell’era della guerra delle informazioni e della vendetta digitale, THE PEOPLE trae spunto dall’Orestea che in questo caso verrà rivisitata dai BIG ART GROUP occupando case, strade e piazze. Lo spettacolo nasce in esclusiva per Inteatrofestival dopo una residenza di 65 giorni, in continuità con quella che è stata da sempre la tradizione di Inteatro come ‘casa del teatro’ e cantiere di innovazione. THE PEOPLE sarà anche una piattaforma virtuale, consultabile nel sito www.the-people.tv

regia: Caden Manson
scritto da Caden Manson e Jemma Nelson
musiche: Theo Kogan, Sean Pierce

 

Caden Mason / Big Art GroupFestival 2007

Caden Manson / Big Art Group

Big Art Group è una compagnia di stanza a New York. Tramite delle performance sperimentali usa il linguaggio e i media per spingere i confini formali di teatro, cinema e arti visive al fine di creare opere culturalmente trasgressive. Il suo intento è di sviluppare performance innovative utilizzando dei testi originali, la tecnologia e metodi sperimentali di comunicazione.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2007 con The people e nel 2003 con Flicker

Simona Levi / Conservas

La compagnia teatrale Conservas, fondata e diretta da Simona Levi, Italiana di origini torinesi di stanza a Barcellona, ex collaboratrice dei la Fura dels Baus. La Levi è una giovane artista e attivista (“L’arte è denuncia sociale”, sostiene) le cui azioni teatrali hanno provocato nell’ultimo anno grandi mobilitazioni sociali a Barcellona per il diritto alla casa.

Partecipa a Inteatro Festival nel 2007 con Realidades avanzades. Deslumbrados por la democracia

Mercan Dede

Mercan Dede è nato in Turchia, ma è in Canada, sua seconda patria, che ha sviluppato la propria arte. Da Istanbul a Saskatoon, Mercan Dede porta con sè i contrasti della cultura di migrante, fondendo nella sua arte le tradizioni medio-orientali, le avanzate tecniche elettroniche, la sapienza sufi e lo stile tribal-house.
Debutta come Mercan Dede (dede in turco significa nonno) nel 1987 col suo primo album Sufi dreams e si stabilisce poi a Montreal dove studia e poi insegna al Concordia College. Forma il suo primo gruppo nel 1997 e pubblica Journeys of a Dervish (Golden Horn, 1999), Seyahatname (Doublemoon, 2001) e Nar (Doublemoon, 2002).
Seguono documentari, concerti, trasmissioni televisive e collaborazioni con danzatori e attori. Come Mercan Dede e come Dj Arkin Allen ha presenziato a manifestazioni importanti in tutto il mondo.
Dede è stato nominato dal Ministero della Cultura Turco direttore musicale del Guldestan Project, destinato a rappresentare la cultura e l’arte turca nel mondo.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2008 con Secret tribe in concerto

Lavori Pubblici

Giulia e L’orso

di e con Giulia Fani
grazie a tutti i ragazzi di IFA, in particolar modo a Catarina Gonçalves, Francesca Parri, Maria Francesca Cola, Valeria Mastropasqua, allo staff di Inteatro e a Milian

Giulia e L’orso è una performance itinerante, che ha come scopo la condivisione di un mondo immaginario di cui il pubblico si ritrova a fare parte. Una passeggiate tra due amici speciali per le vie del paese con soste nelle quali chi vorrà potrà farsi un nuovo amico con fantasia, forbici e stoffe.

Carri(ll)on

di Chiara Caimmi e Valeria Mastropasqua
con Chiara Caimmi, Francesco Cerutti, Valeria Mastropasqua, Francesca Parri, Eden Pereti, Alberto Spagone
musiche in con collaborazione con Till Niklaus Wyler von Ballmoos

Lo spazio d’espressione si riduce: un angusto piedistallo. L’uomo si fa statua e si confronta con l’odierna frenesia. Attraverso una ricerca sul gesto quotidiano, da quello volontario fino al tic, emergono i temi dell’omologazione e della ricerca di autenticità. Grazie a quanti ci hanno aiutato esprimendo le loro idee ed impressioni.

Hiatus . #1 . happening

di Catarina Gonçalves
con Alberto Spagone, Till Wyler von Ballmoos, Francesca Bucciero, Giulia Fani, Francesco Cerutti, Filippo Andreatta e Valeria Mastropasqua
grazie a tutti i partecipanti di IFA ’08 e ai cittadini di Polverigi

Hiatus #1 happening presenta un’idea di ritardo e sospensione temporale, ispirata al film di Francis Picabia Entr’act. Il risultato è una performance in strada, dove i personaggi disegnano le connessioni e le relazioni tra il pubblico e il performer. E’ un rapporto ambiguo, ironico, in cui gli elementi sono disconnessi ed in cui i confini scenici sono labili. L’intenzione è un istante in cui ci si scambia i ruoli, muovendosi fra le sensazioni e lo spazio fisico.

Attraverso

di e con Francesca Parri
grazie a Chiara Caimmi, Eden Pereti, Giulia Fani, Maria Francesca Cola, Valeria Mastropasqua e tutto il gruppo di IFA

L’idea di questa performance è di presentare un momento di sospensione sulle strisce pedonali, un magico territorio del diritto dove tutto è concesso, ma solo a chi attraversa naturalmente! Sospendere tempo, azione e pensiero in modo ironico e irreale è un’opportunità di riflettere un istante.

* Zygomaticus

di e con Shimrit Golan
e con i partecipanti ad IFA ‘08
grazie a Francesca Bucciero e Marina Savelli

La Felicità (anche chiamata gioia) è un’emozione in cui si provano sentimenti che vanno dalla contentezza e soddisfazione alla beatitudine e gioia intensa. Viene anche descritta come un insieme di emozioni ed attività positive (testo tratto da Wikipedia). Un’installazione dal vivo su “La ricerca della Felicità”, così semplice in sé ma allo stesso tempo così complicata da perseguire. Lo spazio sarà trasformato in una bolla isolata, in cui attività, situazioni, stimoli guideranno il pubblico in un percorso verso questa emozione positiva che è la Felicità.

*Zygomaticus – Il muscolo facciale più basico che solleva gli angoli della bocca sugli zigomi.

man costante [studio]

di 5 FREUNDE
con Till Wyler von Ballmoos
basato su The mission di Heiner Müller
grazie a Yann Gioria

I am sitting in a room different from the one you are in now. – Sono seduto in una stanza diversa da quello dove sei tu ora
Sconsigliamo la performance alle persone che soffrono di claustrofobia; i bambini sono ammessi solo se accompagnati. A causa di problemi logistici non è consentito l’accesso a disabili in carrozzella. Grazie per la comprensione.

Make a desire

di Francesca Cola
con Francesca Cola, William ed Eliana Goday
musiche David Nizi, Francesca Cola
grazie a grazie a Gianfranco per il suo lavoro prezioso nella Torre, a Till per i suoni catturati durante la notte, a Francesca e Giulia per le parole rare, ad Alberto e la linea dell’azione, a Catarina, a Liliana Goday e Raela. Un ringraziamento speciale all’Azienda Agricola Patrizio Bugari di Casine di Paterno (Ancona)

I desiderantes erano i soldati che stavano sotto le stelle ad aspettare quelli che dopo aver combattuto durante il giorno, non erano ancora tornati. Da qui il significato del verbo desiderare: stare sotto le stelle ed attendere. Sto, fissa. Puoi vedermi cadere. Dopo lo strappo mi alleno al precipizio abbandonandomi ad un lento movimento a spirale. Solo se lascio tutta me col sorriso, tu puoi andare avanti in uno stato di sospensione in cui la salita prende il senso dell’incanto. Ora insegui qualcosa, trascinato da un richiamo..
Attraverso occhi guidati da un cuore che diventa polmone, respiri i segreti irriducibili del mondo: l’amore per l’antenato come per il bambino, il sogno di farsi ubriachi di cielo, il desiderio di…. Esprimi un desiderio.

In batteria

di e con Francesco Cerutti

Un garage e un lavoratore . Un tavolo e due sedie…Disturbato non poco dagli stimoli di questo mondo, l’attore cercherà di districarsi in un dialogo a due con il proprio futuro, sino al raggiungimento di una strana consapevolezza… Una giornata d’impiego e la quotidiana ricerca di un equilibrio.

Alla terza

di e con Arturo McKenzi
in collaborazione con le circostanze e Filippo
musiche di gente che andrebbe ascoltata
grazie a tutti

“e nel silenzio, parlarono 3 voci… una alla volta, poi tutte insieme… tra loro ” A. McKenzi

Tempo fa, in un momento fortunato, il signor McKenzi riuscì a mettersi di fronte a se stesso e a spiare i propri dialoghi interiori. Riconobbe 3 voci maggiori. Ricordando che ciò che siamo è frutto di circostanze attuali e passate, il sig. McKenzi inscenerà quella latente molteplicità dell’essere in un dialogo tra i suoi possibili sè e il pubblico. Un’ attuazione in cui la beffa, il serio e il faceto collaborano per divertire e far riflettere e in cui il trasformismo, il movimento e la parola cercano costantemente il coinvolgimento dei presenti a tutti i livelli possibili.

Coro fisico

di Francesca Bucciero
con Chiara Caimmi, Maria Francesca Cola, Giuli Fani, Shimrit Golan, Catarina Gonçalves, Filippo Andreatta, Alberto Spagone
grazie a Nicola Humpel e Jemma Nelson

Coro fisico è un’esperienza performativa in cui il corpo si mette a servizio della voce assecondando i suoni astratti e materici che i performer cantano. La voce viene usata come uno strumento musicale, quale è di fatto, per comporre sonorità libere da una melodia riconoscibile, suggestionando atmosfere oniriche, arcaiche, surreali. Il corpo segue la voce in maniera naturale perché il suono è movimento che sposta quello che incontra.

Radici

di Eden Pereti in collaborazione con Francesca Bucciero
con Eden Pereti, Valeria Mastropasqua
montaggio canzoni Francesca Bucciero, Till Niklaus Wyler von Ballmoos
grazie ai cittadini di Polverigi, agli alunni della Scuola Elementare di Polverigi, al Centro Anziani di Polverigi, ad Alberto Spagone, Annamaria Grandi, Catarina Gonçalves, Chiara Caimmi, Filippo Andreatta, Francesca Cola, Francesca Parri, Francesco Cerutti, Giulia Fani, Jens, Miyoko Urayama, Priscilla Bitencourt Freitas, Shimrit Golan

Ciascuno di noi ha una sua origine nello spazio e nel tempo, una radice che si nutre di terra, sentimenti e ricordi. Anche se molto lontana, quando osservata da vicino può aiutarci a capire come nostra esistenza è costituita da una molteplicità di esseri ed elementi, sottolineando la dimensione collettiva che attraversa l’origine e il destino della nostra individualità.

Bios Unlimited [studio]

regia Filippo Andreatta
testi tratti da Brooklyn follies di Paul Auster e da Un disinvolto mondo di criminali di Peter Handke
audio Francesca Bucciero
luci e scenografia Filippo Andreatta
progetto vincitore di Nuove Sensibilità ‘08/’09

Una piccola calca di case dalle proporzioni vagamente umane. Cabine misteriose perché accostate una all’altra, una vicinanza che rende anonimi, pressoché invisibili. Mano a mano la calca si schiude all’osservatore. E così ogni casetta differisce per poco dall’altra, minute proporzioni che racchiudono storie diverse. Dagli interstizi delle pareti sfuggono dei ricordi, piccoli pezzi di vita, informazioni che si mescolano una all’altra. Esperienze uniche che sbiadiscono nella rapidità dei resoconti, nella somiglianza dei fatti accaduti. La grossolana omogeneità si fa lentamente personale. Una intimità forgiata dalla tua disponibilità all’ascolto che rende speciale ogni racconto. E così le storie brillano di una luce capace di imprimersi nell’aria. Questa performance è un primo studio che verrà sviluppato all’interno del progetto Nuove Sensibilità.

Vague – Video Installazione

di e con Shimrit Golan
suono Biosphere
videocamera Francesca Cola

Tra lo svegliarsi e l’andare alla deriva, tra l’avere e il non avere.
Del cadere in anestesia, appannati.
Vaghi.

Act without words I

di Samuel Beckett
videoproiezione Filippo Andreatta
con Alberto Spagone
grazie a Caden Manson e Jemma Nelson (Big Art Group)

Lavorare su un shortplay di Beckett è un desiderio di diligenza. Una verifica registica con una drammaturgia severa e magnifica che sta all’inizio della didascalia e alla fine della commedia. Un compito scritto in cui Beckett detta mentre i margini del foglio sono quelli del luogo. E così il trovarobato diventa un recipiente arrugginito, una scaletta scrostata, la quinta una porta sospesa e il protagonista si trova in un deserto industriale avvolto da una luce algida. Il dettato racconta di lui, l’attore, non il performer, che compie azioni in semplice aporia l’una con l’altra. Un dondolio fra serietà e stupidità che verrà corretto dallo spettatore.

Magyar Tancok

Ezster Salamon, coreografa e ballerina d’origine ungherese, ha praticato dai cinque ai venti anni d’età la danza tradizionale del suo Paese prima di abbandonarla per quindici anni. Da qualche mese, cogliendo l’occasione del ritorno nella sua famiglia, si è riavvicinata alla danza tradizionale, concepita dall’artista come vera eredità familiare.
Magyar Tàncok non è uno spettacolo popolare ma è l’interrogazione/analisi di una coreografa contemporanea sulle origini della sua danza e, in particolare, sulle tecniche di improvvisazione apprese durante l’infanzia, quelle forme di rappresentazione che le hanno permesso di accedere ad una creatività assolutamente singolare. Dalla prospettiva odierna, Eszter Salamon esamina sia le tradizionali danze ungheresi sia le tecniche di danza contemporanea apprese da adulta e, focalizzandosi sulla loro rappresentazione, le mette a confronto.
Questa recente riscoperta delle sue “origini artistiche” ha suscitato in Salamon il desiderio di creare un dittico che avesse come soggetti l’identità e la famiglia, uno spettacolo che sarà rappresentato nel corso di diverse tappe e che avrà la durata di due anni.
In Magyar Tàncok l’artista invita sua madre, colei da cui ha appreso la danza tradizionale ungherese, ed altri ballerini e musicisti della sua famiglia, a rileggere e ad interrogarsi sulla danza che la Salamon pratica oggi, alla luce di ciò che accomuna le loro infanzie.
Ezster Salamon è conosciuta nel mondo dello spettacolo come un’artista rigorosa, testarda ed audace. Il pubblico e la critica non l’avevano mai vista, prima d’ora, impegnata nel suo “contesto” originale, in quella che viene comunemente definita danza tradizionale o popolare. La ricchezza del repertorio ungherese spinge la Salamon a sviluppare ogni frase coreografica di questa danza, comprese quelle che vengono tradizionalmente interpretate dagli uomini. In questo spettacolo la “conferenza ballata” che l’artista svolge insieme alla madre, al fratello e ai cugini musicisti costituisce il primo aspetto di un dittico sulla famiglia reale ed immaginaria.
Al giorno d’oggi molti artisti provenienti dall’Est europeo e dall’Africa si pongono la questione dell’eredità, senza però creare quel dibattito sterile che vedrebbe semplicemente opposte la tradizione e la modernità.

Ideazione Eszter Salamon
Ideazione musicale Ferenc Salamon
Assistente Zoltàn Gémesi
Con Robert Csögör, Zoltàn Gémesi, Endre Liber, Robert Liber, Ferenc Salamon, Erszébet Salamon, Eszter Salamon
Musica voce di Bela Bartók Words to Cantata profana, Olyat vágok háromfele (song for cane dance) and Richie Hawtin
Direttore tecnico Götz Dihlmann
Ringraziamenti a Tordasi Altàlànos Iskola, Tibor Kouczos, Ildiko Nemeth, Gáspàr Salamon, Sarolta Salamon, Soma Salamon, Edit Soskuti, Szabò Szilàrd und Christophe Wavelet.
Organsiation/ Production  Alexandra Wellensiek
Produzione Festival « Les Intranquilles », Villa Gillet, Lyon, Hauptstadtkulturfonds and Botschaft.

 

Eszter SalamonFestival 2008

Eszter Salamon

Eszter Salamon, dopo gli studi all’Accademia Nazionale di Danza di Budapest, nel 1992 si trasferisce in Francia dove lavora con coreografi come Sidonie Rochon, Mathilde Monnier e Francois Verret. Nel 2000 presenta con Brenda Edwards il duo Où sont les femmes? come parte del progetto Potlatch Dérives al Festival Montpellier Danse 2000. Nel 2001 ha creato il solo What a body you have, Honey a Nurenberg e in collaborazione con Xavier le Roy presenta Giszelle al Festival di Avignone 2001. Nel 2002 crea con Herman Diephuis e Simone Verde Répétition d’Un Travail en cours all’interno del programma Hors Séries presso il Centre Choréographique National de Montpellier.
Nel 2003 è assistente alla direzione coreografica dell’opera Theater der Wiederholungen di Bernard Lang al Steirischer Herbst Festival a Graz.
Nel 2004 presenta Reproduction per il Körperstimmen n°9 Festival a Podewil Berlin dove è anche artista in residenza.
La prima versione di Magyar Tancok è stata presentata nel maggio del 2005 per Les Intranquilles Festival di Lione.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2008 con Magyar Tancok