Masoch

I trionfi del teatro come potenza passiva, colpa e sconfitta
L’incontro con Leopold Von Sacher – Masoch era inevitabile per la Socìetas Raffaello Sanzio, se è vero che da Santa Sofia (1985) in poi lo schema fantasmatico e mitico dell’attore è stato quello della “colpa” di abitare il palcoscenico; colpa che viene ogni volta rivelata, così come la ripetizione infinita è propria del masochista. È grazie al punto di vista del masochismo che si può scandagliare il senso del palco, là dove il rifiuto, la sconfitta e l’umiliazione vengono messe in luce come potenza del teatro. Ed è sotto il segno della frusta vibrata dalla donna, che Masoch intende punire la propria somiglianza con il padre. La colpa è la particolare forma del suo trionfo. È con una madre “orale” che si può maternizzare l’oralità verbale dell’attore, e restituirgli un’autonomia rispetto al padre che, nella fattispecie, è l’autore.

masoch di romeo castellucci
regia di romeo castellucci
con franco santarelli, anita guardigli, stefano cortesi, febo del zozzo
ritmo drammatico chiara guidi
melodia claudia castellucci
tecnico alessandro zanchini
cura gilda biasini, cosetta nicolini
produzione socìetas raffaello sanzio, zuercher theater spektakel (zurigo), bergen internasjonale teater (Norvegia)

Festival 1993Socìetas Raffaello Sanzio