La scena è una vera pista d’autoscontro, con il pavimento d’acciaio, le linee elettriche e cinque automobiline che costituiscono il cuore della “fiera” ma che sono anche una metafora della strada, della città, della discoteca, di qualsiasi luogo di raduno adatto per scroccare una sigaretta, per mettersi in mostra sul bordo della pista, per misurarsi con tutto e con tutti.
Alain Platel e Arne Sierens usano questo sfondo per parlarci di una sorta di piccola Bernadette di Lourdes forse trapiantata a Las Vegas, anche lei innocente tra le innocenti. Che visioni potrà mai avere oggi questa piccola silhouette con il vestito della prima comunione?
Bernadetje non assomiglia a nessun altro spettacolo. Realistico fino all’eccesso con le macchinine che girano e si tamponano nella pista ed al tempo stesso astratto e stilizzato. Ma con un ritmo così indiavolato che il pubblico non può fare a meno di desiderare di prendere parte al gioco e lanciarsi nella pista per fare un giro sulle automobiline.