Dell’anima dell’arco

I suoni sono prodotti da due violini e un violoncello amplificati. I corpi sono di due uomini e una donna. Il dispositivo scenografico, semplicissimo ed efficace ad un tempo, consente di far apparire e scomparire porzioni di corpo. Il suono (registrato e trattato) del violino di Paganini e la figura stessa dell’artista, un misto di virtuosismo e parossismo, sono stati fonte di ispirazione. Elementi in grado di creare un contrasto e un’ambigua profondità all’interno dell’opera, contribuendo a moltiplicare i piani del contrappunto, visivo e sonoro. Il ritmo che segna l’apparire e lo scomparire degli elementi è come un flusso continuo che scorre sempre uguale. Essendo i giochi possibili infiniti, la scelta è stata lavorare sul contrappunto: a una porzione di corpo che lentamente sorge e si mostra, ne corrisponde un altro che si scioglie fino a scomparire. In questo lavoro sulla musicalità della presenza e dell’assenza, nella ricerca di un’esattezza che rendesse la morbidezza del movimento, abbiamo scoperto di produrre immagini simili a certe rappresentazioni iconografiche neoclassiche. Ingres è diventato ben presto fonte di ispirazione per alcune soluzioni formali.

con pierangela allegro, laurent dupont, michele sambin

Festival 1986TAM Teatro Musica