Tiqqun, nemmeno l’allodola vede l’aperto

“Nemmeno l’allodola vede l’aperto” – è una frase di Heidegger. Tiqqun è una parola ebraica e si può tradurre in italiano con la parola Riparazione. E’ anche il nome di un collettivo con sede a Parigi che con tre bellissime pubblicazioni ha svolto un’analisi e una critica del mondo contemporaneo alla base di questo progetto.
Il lavoro prende spunto da questa frase e da alcune considerazioni che fa il filosofo sul rapporto essere umano-animale. Una riflessione sull’Essere Umano – nella contrapposizione tra organicità e forma – e allo stesso tempo uno studio sul Limite – nello spazio e nella struttura compositiva.
La danza è qui intesa come composizione e coreografia di azioni in un flusso e scambio continuo tra gesto e movimento.
Nell’uso di un vocabolario occidentale e contemporaneo si è mantenuto il senso del detto orientale secondo cui – L’ostacolo è la via.
Per la partitura fisica sono state selezionate e filtrate alcune azioni e reazioni di un rapporto estremo, ma a nostro avviso quotidiano e diffuso, quello sadomasochista – in un continuo shift tra carnefice e vittima.
Le sonorità rispecchiano un linguaggio di costruzione e non di composizione. La scoperta di modi sonori all’interno della struttura drammaturgica segue un processo di analisi e sintesi armoniche. La ricerca fisica e la ricerca sonora percorrono un identico processo di creazione che tende alla definizione di un linguaggio e di un metodo, pur restando all’interno della cornice delle Forme Liquide.

movimento, partitura fisica, drammaturgia Daniele Albanese
musica originale e drammaturgia Maurizio Soliani
regia audio, elaborazione suono/devices Antonio Verderi
luci Vincenzo Alterini

 

Daniele Albanese_StalkFestival 2008