La performance permette allo spettatore di entrare in un caleidoscopio di immagini e suoni che mutano e si alternano in uno zapping costante. È un invito a cedere al fascino degli opposti, ad ascoltare il suoni del vento tra le foglie, di una lamiera sotto la pioggia battente, delle campane nei prati, il ronzio di una radio lontana.
In un mondo in decadimento è ancora possibile cogliere il fascino della ruggine, il profumo della muffa, il canto degli invisibili… ma è il tramonto o l’alba oltre l’orizzonte?
Una performance di danza che esplora le possibilità di movimento tendendo all’accumulo, a una stratificazione di azioni, oggetti, immagini, che nutre un immaginario figurativo, surreale, emotivo ed intuitivo con una qualità “crafty” ispirata all’arte povera; i materiali utilizzati per costumi e scenografia sono tutti oggetti fatti a mano o riutilizzati.
TURNING_Orlando’s version
TURNING_Orlando’s version è una creazione di Alessandro Sciarroni nella quale esplora la pratica della danza classica e in particolare del lavoro in punta. Guidati dal coreografo e dall’artista Elena Giannotti, la ricerca è stata svolta in studio assieme ad un gruppo di cinque danzatori (Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Roberta Racis) e la composizione musicale è stata affidata ad Aurora Bauza e Pere Jou (Telemann Rec.). Orlando rimanda ad una ciclicità tonda, ad una trasformazione circolare, come nel romanzo di Virginia Woolf, ci invita ad attraversare un mistero: evoca il nome di una persona o una località piena di palme in Florida sospesa nell’attesa di un ciclone? Il progetto TURNING_Orlando’s version è un nuovo capitolo di un progetto più grande (TURNING) ispirato ai fenomeni migratori di alcuni animali che al termine della loro vita tornano a riprodursi e a morire nel luogo dove sono nati, in cui il verbo “turning” viene tradotto sia in maniera letterale, attraverso l’azione del corpo che ruota intorno al proprio asse, che filosofico, nel suo significato di evolvere, cambiare sviluppandosi in un viaggio psicofisico emozionale. C’è qualcosa di profondamente legato ad un’animalità selvatica in questo lavoro, alla potenza misteriosa e inevitabile degli animali e dei loro processi di transumanza, vibranti come sagome all’orizzonte.
invenzione Alessandro Sciarroni
con (5 performers in alternanza) Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Marissa Parzei, Roberta Racis
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
assistenza, training, consulenza coreografica e drammaturgica Elena Giannotti
abiti Ettore Lombardi
casting Damien Modolo
direzione tecnica Valeria Foti
amministrazione, produzione esecutiva Chiara Fava
promozione, consiglio, sviluppo Lisa Gilardino.
produzione MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale, corpoceleste_C.C.00##
coproduzione Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Basilicata 1799, CENTQUATRE-Paris, Snaporazverein
con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna
Il progetto Turning_Orlando’s version è realizzato con il contributo di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore, coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
As if we were dust
As If We Were Dust è un archivio immateriale di dati e percezioni che utilizza il gesto coreografico come strumento cartografico e di indagine dei processi di trasformazione dello spazio urbano. È la trasposizione sulla scena dell’insieme di forme, patterns e dispositivi che regolano la città contemporanea in quanto corpo fluido, entità stratificata dove si intrecciano sistemi di relazione in continuo divenire.
Attraverso un lento processo di manipolazione e riposizionamento di un complesso organico di mattoni disposti lungo percorsi ortogonali, il corpo misura le distanze, delinea le forme che emergono tra i vuoti, configura sistemi ordinati, li scompone, li distrugge, si amalgama alle tracce di polvere e ai residui lasciati nello spazio. Le misurazioni raccolte, rielaborate in tempo reale in flussi di posture, compongono una partitura coreografica capace di generare nuove modalità di esplorazione dello spazio. Il discorso che si innesca tra lo spazio, il corpo e la matrice architettonica rappresentata dal mattone – paradigma della memoria e luogo di incontro (“archetipo urbano” secondo l’accezione augetiana) – svela le tracce di un passato individuale e collettivo, evoca la costante mutevolezza del mondo e rende manifesta la sua intricata tessitura.
ricerca, coreografia e performance Alessandro Carboni
produzione Formati Sensibili 2017 in collaborazione con Festival Danza Urbana, Bologna
Vincitore Danza Urbana XL 2017
A[1]BIT_Open sky
Il progetto A[1]BIT esplora la relazione tra individuo, comunità e spazio abitato. L’uso delle cuffie modifica l’esperienza individuale dello spazio attraversato cogliendo dettagli ed escludendone altri, creando un viaggio personale nello spazio pubblico.
La 1-Bit Symphony di Tristan Perich è la colonna sonora condivisa utile ad edificare una comunità attraverso piccoli riti collettivi in forma danzata. I danzatori si muovono in funzione dello spazio e del piccolo gruppo di spettatori che si trova ad essere, inconsapevolmente, parte del disegno coreografico. Un testo, ascoltato in cuffia, introduce e contestualizza lo spazio della performance.
regia e coreografia Lara Guidetti
assistente alla coreografia Matteo Sacco
testi e voce Marcello Gori
interpreti Fabrizio Calanna, Sofia Casprini, Stefano Cortinovis, Luis Fernando Colombo, Matteo Sacco, Lara Viscuso
musica 1-Bit Symphony di Tristan Perich
produzione Sanpapié in collaborazione con MilanOltre, Festival Exister, DANCEHAUS più
spettacolo selezionato da NEXT ed. 2019/2020, progetto di Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo
CRIA
In CRIA della coreografa brasiliana Alice Ripoll, la danza si fa eros e si incontra/scontra con il lato “fanciullo” dei danzatori, in un’esplosione di corpi, musica e voci che rendono potente il lavoro. I movimenti sensuali delle danze di strada di Rio de Janeiro nascono da una confluenza tra samba, hip hop e spirito delle favelas, la ricerca della coreografa inventa un nuovo linguaggio profondamente aderente alla composizione sociale e multietnica tipica del Brasile.
Ispirato al Passinho, uno stile di danza urbana di Rio de Janeiro, la performance indaga il concetto di creazione, i suoi modi e le sue possibilità: creare uno spettacolo, creare una nuova tecnica, creare una nuova vita. La danza neonata qui trasforma la violenza dell’attuale contesto brasiliano in potere creativo.
DANZATORI Tiobil Dançarino Brabo, Kinho JP, VN Dançarino Brabo, Nyandra Fernandes, May Eassy, Romulo Galvão, Sanderson Rei da Quebra- deira, Thamires Candida, GB Dançarino Brabo, Ronald Sheik
DISEGNO LUCI Andréa Capella
COSTUMI Raquel Theo
FUNK MUSICAL DIRECTION DJ Pop Andrade
DESIGN Caick Carvalho
VIDEO E FOTO Renato Mangolin
CON IL SUPPORTO DI Centro Coreografico da Cidada Rio de Janeiro, Casa do Jongo, Rafael Machado Fisioterapia
Invisible habitudes
T.H.E. Dance Company con il nuovo progetto INVISIBLE HABITUDES, del coreografo Kuik Swee Boon, si interroga sulla ricerca di un’identità individuale in un’epoca storica e politica dove l’essere umano è sopraffatto da opinioni, pregiudizi e convinzioni spesso estremi e assoluti. Definire la propria opinione personale e mantenere un’identità individuale diventa una sfida sempre più complessa. In INVISIBLE HABITUDES, il coreografo Kuik Swee Boon esplora queste problematiche attraverso il linguaggio della danza, dove la solidità e la fluidità si intersecano, in un dialogo tra il corpo e il suo ambiente.
La performance è stata creata usando la metodologia del “corpo cavo” della T.H.E. Dance Company, un approccio basato sull’improvvisazione che si concentra sulla relazione tra mente, corpo e cuore, in cui il corpo si fa contenitore vuoto pronto a contenere il mondo dell’individuo. INVISIBLE HABITUDES esprime le autentiche esperienze di ogni danzatore, raccontando la storia di un’identità fluida, intessuta di memoria, infanzia, cultura ed etnia. Ogni corpo è unico e contiene inclusività e compassione come antidoti alla ricerca incessante delle proprie convinzioni a spese degli altri.
DIREZIONE ARTISTICA E COREOGRAFIA Swee Boon Kuik
PERFORMER Anthea Seah, Brandon Khoo, Billy Keohavong, Lynette Lim, Zu You Ng, Klievert Jon Mendoza
COMPOSITORE DELLE MUSICHE ED ESECUZIONE DAL VIVO Yujun Wang
LIGHT DESIGNER Adrian Tan
COSTUMI An Ni Loo
PRODUZIONE T.H.E. Dance Company, Da:ns Festival
IN COLLABORAZIONE CON National Arts Council Singapore, M1 Limited
NELL’AMBITO DEL Progetto CROSSING THE SEA / Programma Boarding Pass Plus del MiBAC
Outdoor dance floor
La performance OUTDOOR DANCE FLOOR di Salvo Lombardo | Chiasma è pensata come una piattaforma da ballo per spazi non deputati al clubbing, attraverso la quale lo spazio della sala da ballo è reinterpretato sia in spazi teatrali che in spazi non convenzionali come musei, spazi espositivi, foyer, locali commerciali, spazi urbani. Già nei suoi precedenti lavori, il gruppo Chiasma ha individuato nello spazio fisico del music club e nella club culture una dimensione ibrida in cui il ballo e la musica diventano territorio di liberazione dei corpi e occasione per l’affermazione di una “politica” del corpo che trascende convenzioni sociali e di genere. I performer Daria Greco e Salvo Lombardo, tessono i punti di un’azione coreografica basata su una serie di sequenze di movimento imitabili e sostenute dalla relazione con la pulsazione musicale, sonora e visiva di un live set multimediale, dove sonorità più ruvide dalla patina digitale e industriale incontrano l’estetica della musica techno per aprirsi a paesaggi synt pop, tropical, R&B ed innesti sinfonici. Dopo l’azione coreografica dei performer il pubblico sarà invitato ad inserirsi nel flusso dell’azione per esperire, a sua volta, attraverso il ballo, nuove dinamiche relazionali, echi e riverberi del movimento. OUTDOOR DANCE FLOOR vuole incarnare un atto di pura condivisione, socialità e aggregazione di corpi.
IDEAZIONE, COREOGRAFIA E REGIA Salvo Lombardo
PERFORMANCE Daria Greco, Salvo Lombardo
VJ SET Daniele Spanò
DJ SET Bunny Dakota (aka Martina Ruggeri\Industria indipendente)
PRODUZIONE Chiasma, Roma
CON IL SOSTEGNO DI MiBAC – Ministero Beni e Attività Culturali
IN COLLABORAZIONE CON Fondazione Romaeuropa
Re-Body
Un ricordo può attingere a una storia, a un racconto, un vissuto, un’esperienza. Può nascere giocando o facendo sul serio, può appartenere a quello che sei oggi o a chi è stato te nel passato. Esiste qualcosa al di là del nostro controllo che ha creato chi siamo, la nostra vita oggi; o qualche memoria lontana di cui non sempre siamo a conoscenza. Queste memorie ci strutturano e ci modificano, rendono giustizia oppure ci contraddicono. Tutto sedimenta e stratifica: siamo costruzione dei respiri degli altri, vento in tempesta, delle furie mai soffiate, siamo i passi lenti o veloci di chi fu.
COREOGRAFIA E CON Iole La Sala
LUCI Stefano Pirandello
CON IL SOSTEGNO DI Accademia nazionale di Danza, Roma E DI Inteatro Residenze
Himalaya drumming
HIMALAYA si ispira alla “Montagna” come archetipo universale del sacro. Dalle più antiche tradizioni simboleggia l’asse che determina le direzioni dello spazio organizzato e collega i tre mondi: divino, umano e infero. HIMALAYA si inserisce in una personale ricerca rivolta ai temi della spiritualità nell’arte, e rappresenta il ritorno della coreografa sulla scena. Un ritorno a casa, all’indagine sul movimento e allo stesso tempo un modo per esplorare nuove pratiche. Questo lavoro riflette su come una coreografia si possa trasformare in un’esperienza ritmica collettiva.
Immersi in un’atmosfera in cui dialogano movimento, luce e suono, sentiamo il richiamo di un “altrove” che a volte riusciamo a raggiungere.
COREOGRAFA E PERFORMER Chiara Frigo
SUONO LIVE Bruce Turri (BATTERIA)
DISEGNO LUCI Moritz Zavan Stoeckle
MUSICA Steve Reich
PRODUZIONE Zebra Cultural Zoo (Venezia)
CO-PRODUZIONE Scenario Pubblico/Cia Zappalà (Catania), Dance Base Edimburgo (UK), Pim Off (Milano), CSC Bassano del Grappa (Vicenza), Centro Nave Santiago del CIle
WRECK – List of extinct species
WRECK – List of extinct species è un progetto che unisce movimento e arti plastiche. Indagando il tema del naufragio, Marullo ci presenta una soft sculpture, una bolla d’aria fluttuante nello spazio che assume forme polimorfe. L’oggetto astratto che ha il ruolo da protagonista nello spettacolo, detiene delle forti forze associative, potrebbe fungere da immagine di un gigante o un colosso, un mostro sotterraneo, oppure, semplicemente una metafora del capitalismo. Le possibilità sono tante. La scultura ha il potere e l’opportunità di ingigantire e rafforzare la fantasia dello spettatore, di riprodurre e moltiplicare le associazioni e gli strati concettuali e dei punti di vista.
L’evocazione e la visione sono il punto nevralgico di questa performance che spinge la materia fisica ad animarsi. Fagocita e sputa corpi il grande mostro nero amplificando l’immaginario e le associazioni libere a diversi livelli concettuali di chi guarda.