En passant

In En passant il livello narrativo si frantuma, non c’è la storia che collega i vari movimenti, non c’è una narrazione che segue un unico percorso. Il filo conduttore dello spettacolo è un itinerario, un viaggio scansito da passaggi non direttamente collegati tra loro, estranei e indipendenti dove, ogni tappa, trasforma e modifica gli stati d’animo dei viandanti. E’ un viaggio reale e immaginario, nella memoria o nella fantasia, in luoghi che, nel momento in cui sono presentati in scena diventano concreti, si trasformano in situazioni vere. Sono queste situazioni che che creano e determinano il “sentimento” che guiderà le azioni. Azioni apparentemente razionali, ma senza motivazioni, non legate al principio di causa ed effetto. Ogni situazione porta a delle modificazioni individuali, a delle mutazioni, a dei cambiamenti di pelle. Il segno di questi cambiamenti, di queste situazioni è l’acqua: a ogni passaggio c’è una purificazione, che scandisce anche il trasferimento da un luogo all’altro, da un girone all”altro di un inferno inventato in questo viaggio della memoria in situazioni echeggiate, evocate forse vissute o esistenti. In ciascuna tappa i rapporti fondamentali che si creano scaturiscono sempre dal gioco tra il mondo razionale dei due attori e un mondo esterno: fino a toccare situazioni metafisiche, di attesa, di ricerca o di estrema solitudine; oppure situazioni in cui ci si trova a giocare infantilmente, come dei bambini da soli davanti a uno specchio o in una camera riparata dal mondo che li circonda. En passant è un tentativo di scrittura teatrale del mondo di oggi. I riferimenti letterari e teatrali accompagnano lo svolgersi del lavoro, e, quelli più evidenti, si possono rintracciare in alcuni personaggi presi come frammenti dal teatro elisabettiano. Ritornano spesso il tema della vendetta e del tradimento: i due sicari che inseguono Arden diventano due ladruncoli di provincia, nel bar locale; la scena dell’attesa potrebbe essere letta come il tema della vendetta nella Tragedia spagnola di Kyd. Poi c’è chi si ferma a dormire e chi si ferma per continuare a cercare. Sicuramente per proseguire a proprio modo il viaggio iniziato.

ideazione e regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santaga, Claudio Morganti e Camelia Pepe

Festival 1983Compagnia Teatrale Katzenmacher

Quello Stolfo da Ferrara

“Quello Stolfo da Ferrara“, una riduzione teatrale dell’ “Orlando Furioso” per pupazzi e attori scritta da Raffaele Crovi e messa in scena da Velia Mantegazza con il Teatro del Buratto.
Per questo lavoro Franco Battiato e Giusto Pio preparano una colonna sonora che utilizza anche la musica scritta per “Sud Africa”.

Festival 1983Teatro del Buratto

Questo è teatro come ci si doveva aspettare e prevedere

Con questo titolo molto affermativo, Jan Fabre riesce a creare un universo che scuote il teatro fino al midollo, e che riesce a demolire ogni possibile definizione che ancora esiste. ‘This is theatre’ decostruisce il core business del genere. Elimina le apparenze. In questa rappresentazione di 8 ore, un giorno lavorativo di teatro Fabre, il lavoro svolto è reale, le percosse sono effettivamente dolorose e l’esaurimento non è finto.

Festival 1983Jan Fabre

Goodnight ladies!

Goodnight ladies! è di 60 minuti di atmosfera. In questo Hesitate e Dimostrate la produzione aziendale, persone enigmatiche si incontrano in vagoni ferroviari, caffè all’aperto e camere d’albergo. Si scambiano sguardi significativi mentre passano falsi passaporti e rubano gioielli.

Festival 1982Hesitate and Demonstrate