Un re, una telecamera, uno schermo gigante. Un uomo solo, ossessionato dalla necessità di essere ammirato, amato, osservato e allo stesso tempo imprigionato da uno sguardo che non si spegne mai. Proprio l’esplorazione dello sguardo è uno dei temi principali di questo lavoro. Lo schermo, da un lato, offre al performer un duplicato di sé permettendogli di occupare ancora più spazio nella cornice del palcoscenico, dall’altra grazie alla sua dimensione, brillantezza, velocità e punto di vista privilegiato, gli ruba la scena, costringendolo a un’impossibile lotta contro se stesso. Cindy si cimenta in un’impresa al limite del possibile: creare un film in diretta con l’illusione di un montaggio. Con le mani davanti all’obbiettivo taglia le immagini, le sfoca in una sorta di filtro “instagram” fatto in casa, accelera o rallenta e diventa a sua volta un oggetto coreografico. Al pubblico si propone una scelta: lasciarsi andare all’illusione guardando lo schermo oppure seguire l’azione dal vivo, godendosi quindi lo spettacolo senza filtri. C’è una terza scelta, ovvero tentare di assorbire tutto, inclusa la relazione di potere che si instaura tra i vari elementi scenografici. Chi è a controllare lo show? È il danzatore coreografo? È la camerawoman? È il re sullo schermo? È la telecamera stessa?
Per quanto riccamente vestito, il re è sempre nudo allo sguardo dell’innocente.
Cindy Séchet
Cindy Sechet è un’artista video formata all’ISAC (Istituto superiore di arti e coreografie di Bruxelles). Ha inoltre conseguito una laurea in cinema e montaggio alla Sorbonne Nouvelle (Parigi) e un master in “cinema documentario” presso La Fémis (Parigi). Nel 2015 ha diretto un primo film documentario intitolato “AVEC LES GENS DE CHEZ MOI”, girato durante un processo di creazione coreografica. Attualmente sta lavorando alla stesura di un secondo film documentario sul ruolo del corpo degli uomini nel mondo del lavoro, co-diretto dal videografo e fotografo Fanny Vandecandelaere.
Parallelamente al progetto “La camera du Roi”, collabora anche con Stéphane Menti per la creazione di uno spettacolo dal titolo “La salle des fêtes” che mescola video, coreografia e performance.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2019 con La camera du Roi
Unlock
Dispositivo di controllo: “qualunque cosa abbia in qualche modo la capacità di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, le opinioni e i discorsi degli esseri viventi” (G. Agamben)
Due corpi femminili in assenza di equilibrio: la postura è instabile, la voce non trova il suo tono naturale, il respiro è limitato, costretto dai lacci di un corsetto. Due donne in bilico tra il tentativo di raggiungere un modello estetico, e il riconoscere che questo stesso modello è un’imposizione culturale e sociale.
Attraverso un percorso di riappropriazione e di scoperta del ventre e della voce, tutto il corpo si contagia, il suono si amplifica e accompagna questo processo di riconquista. Un tentativo di esplosione energica e liberatoria, che cerca di eludere lo stereotipo.
E’ possibile resistere agli attacchi dei dispositivi? Possono degli spazi conquistati di libertà sfuggire al controllo?
DA UN’IDEA DI Anna Basti
ELABORAZIONE E MESSA IN SCENA Anna Basti e Chiara Caimmi
CON Anna Basti e Chiara Caimmi
DIREZIONE TECNICA E DISEGNO LUCI Maria Elena Fusacchia
COLLABORAZIONE TECNICA Chiara Kadia Baston
MUSICHE ORIGINALI DI Iva Stanisic // Yva & the toy george
SUPPORTO TECNOLOGICO DI Alessandro Petrone e Francesco Castrovilli
CON IL SOSTEGNO DI Inteatro Residenze – Centrale Fies – KOMM TANZ/Teatro Cartiera residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni
IN COLLABORAZIONE CON IL Comune di Rovereto
Anna Basti e Chiara Caimmi
Anna Basti e Chiara Caimmi incrociano i loro percorsi artistici nel 2012, collaborando come performers con la compagnia teatrale Muta Imago.
Dal 2016 cominciano a lavorare insieme, accomunate dal desiderio di indagare la realtà attraverso il corpo.
Questa indagine prende la prima forma nel progetto di ricerca Relax_nothing is under control, uno studio sugli effetti dei dispositivi di controllo sui corpi (in residenza a Macao_Milano, ex Asilo Filangieri_Napoli e presentato nella rassegna Cikorea presso Carrozzerie Not_Roma).
Nel 2018 gli stessi temi convogliano nel successivo progetto: Unlock, ad oggi in fase di costruzione (con il sostegno di Inteatro Festival, Centrale Fies e KOMM TANZ/Teatro Cartiera residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto).
Parallelamente Anna a Chiara avviano una condivisione ed apertura delle tematiche e delle pratiche coinvolte nelle loro ricerche, attraverso il percorso laboratoriale Unlocking.
Partecipano a Inteatro Festival nell’edizione del 2019 con Unlock
Harleking
HARLEKING è un demone dall’identità ambigua e multipla.
Ricorda l’Arlecchino della Commedia dell’arte, un servo furbo mosso dalle inclinazioni più animali e un’inappagabile fame. Il linguaggio di HARLEKING ha una specifica qualità ipnotica in cui i contenuti, spesso estremi ed opposti, si fondono in un sistema metamorfico fluido in cui tutto può accadere, ma che tutto confonde.
Affiora il ricordo di un’antica decorazione muraria, la Grottesca, in cui figure mostruose emergono e si confondono tra eleganti volute ornamentali. Figure grottesche, capaci di muovere il riso pur senza rallegrare.
DI E CON Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
SOUND DESIGN Demetrio Castellucci
LIGHT DESIGN Annegret Schalke
DIREZIONE TECNICA Paolo Tizianel
COSTUMI Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
PROMOZIONE Marco Villari
VIDEO Ettore Spezza
ILLUSTRAZIONI E GRAFICA Ginevra Panzetti
CON IL SOSTEGNO DI VAN (IT) // Tanzfabrik, Berlin (DE) // PACT Zollverein, Essen (DE) // NAOcrea – Ariella Vidach AiEP, Milano (IT) // KommTanz – Compagnia Abbondanza/Bertoni, Rovereto (IT) // L’arboreto – Teatro Dimora, Mondaino (IT) // AtelierSì, Bologna (IT) // C.L.A.P.Spettacolo- dalvivo, Brescia (IT)
ALTRI SUPPORTI Cronopios – Teatro Petrella, Longiano (IT) // Vera Stasi – Progetti per la Scena, Tuscania (IT) // Network Anticorpi XL (IT) 2018
PROGETTO SELEZIONATO NELL’AMBITO DI MARCHE TEATRO – Inteatro Festival Call
Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi
Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi vivono tra Berlino e Torino e lavorano insieme come duo artistico dal 2008. La loro ricerca si sviluppa nell’ambito della danza, la performance e l’arte visiva. Approfondendo tematiche legate alla storica unione tra comunicazione, violenza e potere, attingono ad immaginari antichi costruendo figure o immagini ibride tra storia e contemporaneità. Entrambi si diplomano presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e frequentano la Stoa, scuola di movimento ritmico e filosofia diretta da Claudia Castellucci. Nel 2010 si trasferiscono in Germania e approfondiscono percorsi individuali ma reciprocamente complementari: Enrico studia a Berlino Danza e Coreografia presso la Inter-University Centre for Dance (HZT), Ginevra arte dei Media presso l’Accademia di Belle Arti di Lipsia, Hochschule für Grafik und Buchkunst (HGB). Con il lavoro HARLEKING sono stati selezionati dalla piattaforma europea AEROWAVES Twenty 19, per la diffusione e promozione di coreografi emergenti. Parallelamente ai loro progetti, Enrico lavora come danzatore per diversi coreografi tra i quali Kat Vàlastur, Dewey Dell, Lea Moro, Adam Linder mentre Ginevra approfondisce lo studio come designer nel campo del gioiello contemporaneo ed è autrice della linea Tegumenti.
Partecipano a Inteatro Festival nell’edizione 2019 con Harleking e nel 2023 con INSEL
Storm Atlas
STORM ATLAS è un catalogo di tempeste. Potenti quadri audiovisivi intrappolano lo spirito di tumulti metereologici di ogni tipo: composizioni di gesti, suoni e testi traducono il grande sconquasso degli elementi. La composizione di questo atlante però si trasforma in un inseguimento senza tregua; una corsa dietro alla stasi irraggiungibile del cielo, destinato a sfuggirci sempre. Una riflessione sull’impotenza dell’essere umano che, nonostante la sua capacità di esaminare e conoscere scientificamente il fenomeno, si ritrova disarmato di fronte a questi eventi di portata mastodontica. Il lavoro di Dewey Dell – noto per la sua raffinata originalità – è profondamente ispirato e continuamente alimentato dalla storia dell’arte.
In questa nuova performance, la compagnia ambisce alla traslitterazione della mutevolezza del cielo in un linguaggio composto da suono, movimento e luci.
IDEAZIONE Dewey Dell – Agata, Demetrio, Teodora Castellucci, Eugenio Resta
CON Dewey Dell – Agata, Demetrio, Teodora Castellucci, Eugenio Resta
PRODUZIONE Socìetas Raffaello Sanzio, Dewey Dell
Deriva traversa
La solitudine è un aspetto costituente del mestiere del pastore. Gli permette un’immersione interiore totale, un lieve allontanamento dal visibile. I suoni udibili si assorbono in un nuovo silenzio, i pensieri si formano in modo assoluto. Gli animali da custodire diventano l’unica possibilità di astrazione dal sé, di cura o di affetto. Quando i pastori cantano, per intonarsi imitano il vento o il belato della pecora o della mucca. E attraverso la poesia cantata trasmettono una storia passata, tramandando la cultura in modo orale generazione dopo generazione.
La risalita lungo il tempo però non abbandona la realtà attuale, si distacca solo dal mondo visibile.
La storia che i pastori poeti cantano si potrebbe intendere come un tentativo di decifrazione dell’invisibile, che avviene attraverso una discesa nel sé, una geografia del soprannaturale.
COREOGRAFIA, CON Teodora Castellucci
MUSICHE Demetrio Castellucci
ASSISTENZA ALLA COREOGRAFIA Agata Castellucci
DRAMMATURGIA Vito Matera
COSTUME Guoda Jaruseviciute
PRODUZIONE Societas
CON IL SOSTEGNO DI progetto MUSE/ compagnia B
IN COLLABORAZIONE CON Festival Danza Urbana e Festival Città delle Cento Scale
Dewey Dell
Dewey Dell è una compagnia di danza e teatro italiana divisa tra Cesena, Berlino e Vilnius. Fondata nel 2007, la compagnia lavora come un collettivo, anche se ognuno dei quattro artisti che la compongono ha un ambito di specializzazione individuale: Teodora Castellucci è la coreografa, Demetrio Castellucci compone le musiche, Eugenio Resta disegna la scena e le luci, Agata Castellucci assiste e cura la regia collettiva. Negli undici anni di attività, Dewey Dell ha portato avanti un complesso percorso di ricerca con lavori quali: à elle vide (2007), KIN KEEN KING (2008), Baldassarre (2009), Cinquanta Urlanti Quaranta Ruggenti Sessanta Stridenti (2010), Grave (2011/2012), Marzo (2013). Per lo spettacolo Sleep Technique (2017) la compagnia è stata nominata per il Der Faust Theaterpreis in Germania. Molti dei loro lavori sono stati programmati da importanti festival in tutto il mondo.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione 2019 con Deriva Traversa e Storm Atlas e del 2022 con I’ll do, I’ll do, I’ll do
Posare il tempo
Questo lavoro nasce da una condizione immaginata. È una declinazione della visione, a volte un tentativo di simultaneità di tempi e spazi. Ciò che in natura e in scienza non si può avere, è una forte attrattiva per chi ama maneggiare strumenti utili per l’assurdo, per l’eccezionale. La materia prima sono due corpi, due elementi dell’ordinario, due persone, due ritratti, due entità scultoree, due frammenti, due e, a volte, un unico. Come creta nelle mani di uno scultore i due corpi sono a servizio di questo esperimento, dello stare e restare e del posare, della trasformazione. Posiamo per essere guardarti e posiamo il nostro peso, ineluttabilmente sottostiamo alle leggi fisiche della gravità e misteriosamente parliamo senza parole con i nostri corpi, raccontando storie non udibili. Posare il tempo invita ciascuno spettatore a lasciare da parte il suo insaziabile bisogno di comprendere.