Senza titolo è la terza produzione di Bak truppen. Lo spettacolo manca di un titolo predeterminato in quanto esso viene ideato giorno per giorno deciso con un lancio di dadi. Sono ancora i dadi che determinano la sequenza delle scene dello spettacolo di sera in sera secondo una struttura compositiva aperta e frammentaria. Si tratta di uno spettacolo collage dove si fondono teatro, danza, musica tradizionale, brandelli di memorie popolari e di testi letterari scelti ciascuno in lingua originale, da Buchner alla letteratura norvegese.
I Bak truppen subiscono il fascino delle leggende nordiche intrise di fatalismo, delle grandi epopee dove il rosso del sangue versato vìola le coltri bianche delle nevi perenni, ma il loro sguardo è irriverente e disincantato e da questi contrasti scaturisce lavoro la forza, l’urgenza e la freschezza della loro ispirazione.
Bak truppen
Bak truppen fu un collettivo di artisti fondato a Bergen nel 1986 e ufficialmente sciolto il 1 marzo 2011. Le attività di Bak truppen consistevano in spettacoli teatrali e di danza, creazioni artistiche, teatro invisibile, video e sound art, radio, site specific e azioni politicamente motivate.
Il gruppo attraverso la ricerca artistica è andato oltre l’estetica e nello spazio sociale. Ha messo in discussione i rituali del teatro, introducendo la “stanza d’ambiente” con un approccio ironico e scherzoso al postmodernismo. Le loro opere sono diventate un quadro per la comunicazione con il pubblico e il punto di partenza per una visione decostruttivista del mondo attraverso l’arte. Attraverso le performance, sono state poste domande su concetti come “professionalità” e “dilettantismo”. Una delle molte intenzioni era che tutti coloro che partecipavano alle esibizioni dovevano mescolare le loro abilità e talenti in una struttura lavorativa non gerarchica in un processo collettivo.
L’esagerazione e la confusione sono concetti che caratterizzano molte delle opere di Bak truppen. Il gruppo si trovava costantemente in una zona grigia tra il ben noto e l’ignoto e operava con una doppia comprensione della situazione in cui giocavano con la differenza tra gioco / serietà, immaginazione / realtà, centro / periferia e diversa comprensione di identità.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1991 con Senza titolo
Il giardino delle delizie
Ne Il giardino delle delizie Corsetti parla della natura ed in particolare della natura umana. Rapporti naturali, parentela, attrazione, repulsione, somiglianza, dissimiglianza, tutto ciò che naturalmente si prova ed accade nel rapportarsi con il mondo esterno a noi viene esplorato in questo spettacolo che evidenzia in definitiva l’impossibilità di appartenere a luoghi, cose o persone.
Attraverso una trama primaria, e dei personaggi che cercano di disegnarsi un’interiorità impossibile, il racconto parte da un’interno, luogo dei rapporti familiari e della somiglianza, il centro del dramma, e arriva al mare, luogo della dispersione e della perdita. La vicenda si compie nel corso di una lunga notte, in una atmosfera rarefatta ed onirica, coinvolgendo personaggi enigmatici come “quello che non sa iniziare”, “la ragazza che non riesce mai a partire”, “il profugo”, in uno spettacolo sullo spaesamento e l’allontanamento come esperienza costante.
Di Giorgio Barberio corsetti
Con Gabriele benedetti, Milena Costanzo, Alessandra Lanza, Federica Santoro, Tonino taiuti
Musiche originali di Daniel Bacalov
Scenografia Giorgio Barberio corsetti e mariano lucci
Disegno luci di Stefano Pirandello
Regia Coproduzione compagnia Giorgio Barberio corsetti – crt Milano
In collaborazione con Taormina arte
Tarab
Un’aggregazione anomala di musicisti della più varia provenienza, un incontro originale dai risultati imprevedibili tra Paolo Modugno, musicista, percussionista, assemblatore eclettico, Antonello Ricci, etnomusicologo, zampognaro, chitarrista e vocalist, Mohammed Fares Ali, percussionista, Abraham Afewerki, cantante e suonatore di kraar, Saad Ismail, danzatore, coreografo e percussionista. Non ancora un gruppo ma piuttosto un insieme fuori da generi musicali facilmente definibili che si è esibito a Polverigi in una serie di improvvisazioni.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990
Hector Zazou & le Nuove Polifonie Corse
Hector Zazou, rappresentante della musica africana della seconda generazione, ha sempre cercato di mescolare suoni acustici e suoni sintetici. La sua musica avvolge e sostiene, in una perfetta mescolanza di tradizione e tecnologia, le voci del gruppo delle Nuove Polifonie Corse.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990
Arabesque
Un gruppo musicale euro-arabo che si esibirà in una sorprendente fusione di suoni e di stili che vanno da splendide melodie tradizionali del Maghreb e della Turchia e assoli dal ritmo indiavolato eseguite con strumenti occidentali.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990
Djamchid Chemirani
Djamchid Chemirani, nato a Teheran, in Iran nel 1942, è un musicista. Il suo grande senso di improvvisazione combinato con una tecnica impeccabile lo rendono un artista molto richiesto tra i percussionisti.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990 con Windhorse riders
Windhorse riders
La particolarissima tecnica di David Hykes ha origine dall’antica tradizione musicale mongola e tibetana del canto armonico. Le armoniche sono i sopra toni prodotti dalle vibrazioni acustiche; con una particolare tecnica, questi sopra toni possono essere percepiti come eterei echi del tono principale. DavidHykes ha imparato ad usare i muscoli della bocca in modo che le armoniche possano essere udite distintamente. Con questa tecnica possono essere cantate anche quattro note contemporaneamente, creando così una musica profonda e talvolta mistica. Heinz sarà accompagnato dal grande percussionista iraniano Djamchid Chemirani.
David Hykes
David Hykes è un compositore, cantante, musicista, autore e insegnante di meditazione. Fu uno dei primi pionieri occidentali moderni del canto armonico, e dal 1975 ha sviluppato un approccio completo alla musica contemplativa che chiama Harmonic Chant. Dopo le prime ricerche e viaggi studiando forme di canto mongolo, tibetano e mediorientale, Hykes ha iniziato una lunga serie di collaborazioni con tradizioni e insegnanti di saggezza e arte sacra, tra cui il Dalai Lama e i monaci Gyuto e Gyume.
Hykes ha fondato l’Harmonic Choir nel 1975 e ha suonato e insegnato Harmonic Chant e la relativa produzione di Harmonic Presence in America, Francia, Germania, Italia, Svizzera, Giappone, Australia e molti altri paesi.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990 con Windhorse riders
Zap mama
Cinque scatenate ragazze dalla splendida voce. Il loro repertorio si ispira alla tradizione africana e afro-caraibica, ma anche al jazz. La loro carica emotiva e la ricchezza delle loro radici si iscrivono in una concezione più moderna del canto influenzata da diversi apporti culturali. Lo spettatore è preso non solo dal fascino delle loro voci, ma anche dalla loro energia e presenza scenica.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1990