Naturalezza, energia pura, fisicità elementare, sensualità; corpi come pezzi di un puzzle, la danza come ricerca di comunicazione tra corpi e una teatralità che sorge, immediata, dall’urgenza espressiva.
Fun da metal è stato prodotto in collaborazione con l’EDDC di Arnhem, la scuola olandese di formazione coreografica da cui la Bentes proviene.
Amélia Bentes
Coreografo, interprete e insegnante di danza contemporanea.
Fa parte delle nuove tendenze della danza contemporanea e sviluppa un vocabolario tutto suo, di estrema fisicità, emozione e poetica in costruzioni coreografiche.
Le sue ultime creazioni sono caratterizzate dalla fusione artistica, in particolare con le arti visive, video e pittura.
Il suo lavoro è stato presentato in tutto il paese e anche in Olanda, Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Spagna e Brasile.
Come insegnante, insegna regolarmente: danza contemporanea, contatto-improvvisazione e laboratori del corpo (composizione / improvvisazione).
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1997 con Fun Da Mental
Femina ex machina
Apparizioni notturne, a sorpresa, delle super femmine YYCHROMOSOME. Performance futuribili, gigantazioni tramite acqua delle possibili doti somatiche nelle femmine, sistemi a pedali e non per lo sviluppo recidivo, E altre azioni di Simona Conservas in collaborazione con autori che per affinità parlano di femmine, ma non solo.
con simona levi, anne trigona
azioni di simona conservas
artilugi bart sbel
collaborazione alla regia duro toomato
luci paco beltran
videoproiezioni women led by pig
mix musicale xavi marx
fotografie cleopatra
YY chromosome
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1997 con Femina ex machina
Ekpumenek Maru Tuwaja
Nella bottega del Teatro delle Albe sarà possibile conoscere meglio il lavoro di questa compagnia attraverso un calendario di incontri e spettacoli.
In primo luogo Lus del poeta romagnolo Nevio Spadoni con Ermanna Montanari e Stefano Cortesi, dramma immobile dove tutto risiede nella carnalità della voce, la cui protagonista è Belda guaritrice stregona che sputa la sua maledizione nella colorita ed acre parlata romagnola, senza mai toccare terra.
Marco Martinelli presenterà il suo ultimo libro Teatro impuro che raccoglie alcuni testi del suo teatro politico, testi che sono maturati nel vivo del lavoro scenico, nella ricerca sulle radici, sui dialetti, su un nuovo modo di concepire un teatro autenticamente popolare che ha portato il Teatro delle Albe a fondare una sorta di meticciato teatrale e un teatro come rito di fertilità, scambio incessante ed impuro tra la pagina e la scena, tra la carne dell’attore della penna del drammaturgo.
Nella bottega delle Albe si potranno ascoltare storie come il racconto di Ermanna Montanari Mi sono ridotta a credere non esserci neanche tutta inedito ritratto d’attrice.
Bernadetje
La scena è una vera pista d’autoscontro, con il pavimento d’acciaio, le linee elettriche e cinque automobiline che costituiscono il cuore della “fiera” ma che sono anche una metafora della strada, della città, della discoteca, di qualsiasi luogo di raduno adatto per scroccare una sigaretta, per mettersi in mostra sul bordo della pista, per misurarsi con tutto e con tutti.
Alain Platel e Arne Sierens usano questo sfondo per parlarci di una sorta di piccola Bernadette di Lourdes forse trapiantata a Las Vegas, anche lei innocente tra le innocenti. Che visioni potrà mai avere oggi questa piccola silhouette con il vestito della prima comunione?
Bernadetje non assomiglia a nessun altro spettacolo. Realistico fino all’eccesso con le macchinine che girano e si tamponano nella pista ed al tempo stesso astratto e stilizzato. Ma con un ritmo così indiavolato che il pubblico non può fare a meno di desiderare di prendere parte al gioco e lanciarsi nella pista per fare un giro sulle automobiline.
di alain platel, arne sierens
con lies pawels, dirk pauwels, an pierlè & hakim boulyou, anna buyssens, simon dhanens, frederik debrock, titus devoogdt, seline de cloet, laura neyskens, melanie nunes, magdalena przybylek, nejla yilmaz, antoine vereecke, hannelore venheerswynghels
scene pol heyvaert
realizzazione piet depoortere, herman de roover, johan lanoo
costumi pynoo
luci philippe digneffe, dj timme
Alain Platel_Victoria
Alain Platel (Gand, 9 aprile 1959) è un coreografo belga, fondatore del collettivo Les ballets C de la B.
Comincia la sua formazione a 11 anni studiando mimo alla scuola di Marcel Hoste e più tardi si iscrive a una scuola di danza classica. Nel 1980 comincia a mettere in scena le proprie creazioni che immediatamente si caratterizzano come un melange di diverse tradizioni, dal teatro alla danza, dalla musica alle arti circensi[1].
Nel 1984 fonda a Gand la Compagnia Les Ballets C de la B (che sta per Les ballets Contemporaines de la Belgique) una compagnia di danza contemporanea di fama internazionale che, più che una compagnia, si configura subito come un collettivo di coreografi, di cui fanno parte anche Sidi Larbi Cherkaoui, tra gli altri.
Nelle sue opere c’è grande attenzione per alcuni aspetti formali: la tridimensionalità della scena, che si caratterizza spesso con grandi strutture che si sviluppano per tutta l’ampiezza del palco, fino al soffitto; la presenza di musica dal vivo; la multidisciplinarità ed eterogeneità dei performer coinvolti nei suoi lavori.
Emma (1988) è il suo primo lavoro come regista. Successivamente crea Bonjour Madame (1993), La Tristeza Complice (1995) e Iets op Bach (1998), con cui Les Ballets C de la B hanno scalato la classifica internazionale. Nel frattempo la sua collaborazione con Arne Sierens ha sortito lo stesso effetto con la compagnia teatrale giovanile di Ghent Victoria, con le tre commedie Moeder en Kind (1995), Bernadetje (1996) e Allemaal Indiaan (1999).
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1997 con Bernadetje
Sinfonia Majakovskiana
Una sorta di oratorio sul potere della parola per sei enunciatori, supporti tecnologici ed effetti.
Una sinfonia della parola costruita sul verso poetico di V. Majakovskij i cui strumenti sono la voce recitante degli attori.
La parola in questo caso si fa icona, oratorio.sfondo dorato dal quale si stagliano parole-figure.
La parola di Majakovskij ha la forza e il potere di icona; non solo nel suo aspetto grafico, che ne fortifica il ritmo, ma soprattutto nel suo aspetto programmatico ed evangelico, di parola-saetta che arriva dritta, come lo sguardo dell’icona, fisso, tremendo, capace di far abbassare gli occhi di chi guarda.
di teatrino clandestino e Fanny & alexander
Associazione Culturale I.V.A.N.
Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1997 con Sinfonia Majakovskiana
G.E.D.CO.C.S.
G.E.D.CO.C.S. è un gioco di società dove i partecipanti si affrontano, si scontrano, si complementano e si supportano, cercando a volte di mettersi in difficoltà, altre volte di agevolarsi. Per le due interpreti si tratta di un gioco ammiccante e seduttivo dove il gesto e il movimento perdono di significato diventando astratti, strani, evocativi, magnetici, irresistibilmente comici.