What happened in Torino

Con uno sguardo critico e attento alle televendite televisive, il testo che accompagna la danza del pluripremiato e ironico What happened in Torino è una libera traduzione dell’icona delle televendite Vanna Marchi, controversa figura degli anni ’90 famosa per i metodi di vendita non convenzionali e dal carattere assai esuberante. What happened in Torino è una sorta di sfida coreografica che permette al corpo del danzatore di rivelarsi in tutta la sua eccentrica e stravagante unicità piuttosto che guidarlo in percorsi conosciuti e prestabiliti senza però sacrificare il piacere della composizione, dell’esecuzione esatta e delle fredde decisioni prese dopo aver osservato il materiale. Il risultato è un viaggio attraverso l’espressione fisica e gli stati mentali in una continua lotta tra l’ambizione di essere osservato e l’angoscia dell’essere puro oggetto-merce, tra il desiderio di movimento e il senso di prigionia causato dallo sguardo altrui, tra l’essere animale o gioiello. Un po’ come avveniva e accade tuttora nelle televendite televisive.

coreografia, performance Andrea Costanzo Martini
paesaggio musicale 
Andrea Costanzo Martini
musica 
Arvo Part, Moondog, Andrea Costanzo Martini
luci 
Yoav Barel

Andrea Costanzo MartiniFestival 2018

Occhio di bue

Il solo Occhio di Bue tratta delle complesse relazioni di potere che si instaurano, durante uno spettacolo, tra un danzatore, un coreografo e il pubblico. Creato originariamente nel 2016, appositamente per l’antico teatrino reale di Agliè (Piemonte), il lavoro è stato successivamente adattato a spazi più tradizionali, dopo il debutto al Festival “Teatro a Corte”.
Quando un danzatore è sul palco, a chi obbedisce? Al coreografo o alla propria logica e istinto? E quando il creatore e l’interprete sono la stessa persona, quale dei due prevale?
Con uno sguardo ironico e leggero, Martini mette in discussione il suo ruolo e la sua posizione nel mondo della danza.

coreografia, performance Andrea Costanzo Martini
paesaggio musicale 
Andrea Costanzo Martini
musica 
Arvo Part, Moondog, Andrea Costanzo Martini
luci 
Yoav Barel

Andrea Costanzo MartiniFestival 2018

Avalanche

In Avalanche i due esseri umani protagonisti vengono osservati da un occhio ciclopico come antiche polveri conservate in un blocco di ghiaccio. Sono Atlanti che camminano all’alba di un nuovo pianeta, dopo essersi caricati sulle spalle la loro millenaria tristezza. Tutto quello che non è sopravvissuto agisce, invisibile, su tutto ciò che invece è rimasto e che viene rievocato come regola, collezione, elenco di possibilità. La danza si pone in una costante tensione verso l’infinito dell’enumerazione, alla ricerca accanita di un esito, di una risoluzione, interrogando la questione del limite e dunque, in ultima istanza, della fine.
Gli occhi socchiusi, come a proteggere lo sguardo dalla luce accecante di un colore mai visto, afferrano l’abbaglio di un’estrema possibilità: una terra di sabbia e semi sulla quale qualcuno imparerà nuovamente a muoversi, dopo che anche l’ultimo archivio sarà andato distrutto.

di Marco D’Agostin
con 
Marco D’Agostin, Teresa Silva
suono 
Pablo Esbert Lilienfeld
luci 
Abigail Fowler
movement coach 
Marta Ciappina
vocal coach 
Melanie Pappenheim
direzione tecnica 
Paolo Tizianel
cura e promozione 
Marco Villari
coprodotto da Rencontres Choréographiques Internationales de Seine-Saint-Denis, VAN, Marche Teatro, CCN de Nantes
con il supporto di O Espaco do Tempo, Centrale Fies, PACT Zollverein, CSC/OperaEstate Festival, Tanzhaus Zurich, Sala Hiroshima, ResiDance XL
Progetto selezionato nell’ambito del bando Marche Teatro / Inteatro Festival Call

Marco D’AgostinFestival 2018

Damnoosh

Sina Saberi ci invita ad una cerimonia del tè, ci fa sedere e ci offre sette erbe, provenienti da altrettante parti dell’Iran, una per ogni storia che ci sarà narrata.
Damnoosh è un viaggio nella memoria e nasce da un bisogno di unità, di condivisione di un momento conviviale. Riunisce narrazioni, poesie, musica e persone per comunicare elementi della cultura iraniana attraverso il semplice atto quotidiano della preparazione del tè.
In questo lavoro la danza è un concetto, un oggetto, immaginato collettivamente insieme al pubblico, che è parte integrante di questo rituale.
Dopo che tutti avranno bevuto il tè magico, alla fine dello spettacolo, una danza perduta tornerà lentamente alla memoria.

coreografia e interpretazione Sina Saberi
musica 
Mohammadreza Shajarian
costume 
Reza Nadimi
disegno luci 
Ali Kouzehgar
produzione 
MaHa Collective, Iran e Maqamat Dance Theatre, Libano
progetto presentato nell’ambito di Focus Young Mediterranean and Middle East Choreographers 2018 e di La Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia, realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut français e del Ministère de la Culture et de la Communication

Sina SaberiFestival 2018

Sina Saberi

Dopo aver lavorato all’Agenzia per i Rifugiati a Tehran, Sina Siberi si avvicina al teatro fisico con Jacques Lecoq e Laleh Alavi e alla danza contemporanea con Atefeh Tehrani.
Con un gruppo di giovani artisti fonda il collettivo MaHa con cui crea nel 2015 la performance No. 3, Teheran. Dall’incontro con Omar Rajeh, direttore di Maqamat Dance Theatre, nasce una collaborazione per la realizzazione di Zaafaran. Nel 2016 con MaHa organizza Body Movement, il primo festival ufficiale di danza in Iran.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2018 con Damnoosh

How to destroy your dance

How to destroy your dance è una sfida contro il tempo dal colore decisamente pulp e dal sapore ludico. Un manuale per il boicottaggio di ogni decoro coreografico tra accelerazioni impossibili e slow motion estremi. Un gioco al massacro senza finzione e senza risparmio dove i danzatori diventano wrestlers della relatività e lo spettacolo è messo a nudo dalla ritualità intima della preparazione alla scena alla distruzione di ogni artificio formale. Quanto dura un minuto? Quali sono i limiti del corpo? Quanto può rallentare fino a toccare la più cosmica immobilità o perdere ogni definizione e trasformarsi in scia ultrarapida? Di questo discuteremo. Poi tutto dipenderà da tutto.

concept, regia, coreografia Francesca Pennini
drammaturgia, tecnica Angelo Pedroni
interpreti a rotazione tra Simone Arganini, Niccolò Catani, Margherita Elliot, Carolina Fanti, Teodora Grano, Orlando Izzo, Fabio Novembrini, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Ilaria Quaglia, Giulio Santolini, Stefano Sardi, Giulia Sposito, organizzazione Carmine Parise
con il supporto di Inteatro Festival / MARCHE TEATRO
residenze artistiche Teatro Comunale di Ferrara, Inteatro Festival / MARCHE TEATRO
si ringrazia La Biennale di Venezia

CollettivO CineticOFestival 2018

Shibari

Shibari è un rito contemporaneo, una catarsi per luoghi cristallizzati, un dialogo, una ferita aperta tra antico e moderno che si interroga su come il corpo si traduca nell’offrir- si all’immagine e diventare simbolo. Shibari incrocia i misteri dei quadri di Schifano con riferimenti che provengono dalla medicina cinese. La sintesi definitiva del lungo percor- so di site-specific che ha accompagnato la creazione di Benvenuto Umano prende corpo in un lavoro per spazi non teatrali. Una contaminazione di generi e simboli per la creazio- ne di un immaginario scuro e sudato, un geroglifico in movimento, un dialogo tra spetta- tori di ere lontane.

concept e regia Francesca Pennini
azione e creazione Simone Arganini, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Stefano Sardi
voce Stefano Sardi
sound design Simone Arganini

CollettivO CineticOFestival 2018

Minor place

In Minor Place, nuovo lavoro della Nardin, il pubblico è invitato a sedere sulla scena, a partecipare ad un “raduno temporaneo” in uno spazio sicuro dove si prende parte ad una pratica all’empatia. Un lavoro collettivo e un invito ad agire che segue poche e semplici regole con il fine di ristabilire un rapporto con l’altro e con se stessi.
Figlio della lettura di Calibano e la Strega – le donne, il corpo e l’accumulazione originaria di Silvia Federici, Minor Place vive dell’urgenza di rivendicare un senso di responsabilità tradotto fisicamente, di rimettere in discussione il punto di vista sui codici di fruizione del corpo. Per fare questo, Giorgia Nardin propone di agire assieme, di godere collettivamente di “un’anatomia poetica”.

idea e danza Giorgia Nardin
suono 
Francesca De Isabella
disegno luci 
Giulia Pastore
drammaturgia 
Merel Heering
guida al movimento 
Marta Ciappina
costume 
Lucia Gallone in collaborazione con INDIVIDUALS
produzione
 Irene Bedin
foto e video 
Alice Brazzit
ricerca 
Irene BedinMarta Ciappina, Francesca De Isabella, Frida Giulia Franceschini, Lucia Gallone, Merel Heering Giorgia Nardin, Giulia Tosi
grazie 
Dansmariekes KV De Waggelerre`s Gravenvoeren, Comunicattive, Simone Congalesi, Peggy Olislaegers, Giulia Buvoli, Silvia Albanese, Federica Giuliano
prodotto da: 
Associazione Culturale VAN, Pivot Dance (CSC – Bassano del Grappa, Nederlandse Dansdagen – Maastricht, The Place – London), Gender Bender Bologna
sostenuto da: 
AtelierSi Bologna, Centrale Fies Dro, Ariella Vidach Aiep – progetto di residenze NAOcrea Milano
Progetto selezionato nell’ambito del bando Marche Teatro / Inteatro Festival Call

 

Giorgia NardinFestival 2018

Francesco Marilungo

Francesco Marilungo, dopo gli studi in Ingegneria Termo-meccanica e un periodo di ricerca al Von Karman Institute di Bruxelles, frequenta l’Atelier di Teatrodanza presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Dal 2010 viene a contatto con danzatori e coreografi di fama internazionale – Lisa Kraus ed Elena Demyanenko, Cristina Morganti, Julie Anne Stanzak, Juliana Neves e Quan Bui Ngoc, Cristina Rizzo, Masaki Iwana, Gabriela Carrizo e Yasmine Hugonnet. Prosegue la sua formazione come performer seguendo il percorso IFA – Inteatro Festival Academy, nel 2014 segue la Choreografc Research Week al festival B-motion di Bassano del Grappa.
Dal 2012 inizia una collaborazione con la Compagnia di Danza Enzo Cosimi ed è interprete in due suoi spettacoli: Calore Welcome to My World.
Partecipa con il suo primo assolo Emily al Concorso Internazionale di Danza Out d’autore Salicedoro (primo premio e Premio Armunia) e nel 2014 viene selezionato dalla rete Anticorpi XL con SiegfriedParadise viene presentato in anteprima al Danae Festival 2015 e selezionato dalla rete Anticorpi XL nel 2016. New Horizon, progetto sostenuto dalla rete europea Open Latitudes, debutta in prima assoluta al Danae Festival 2016.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 2018 con Love Souvenir

Love Souvenir

Attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition), Francesco Marilungo  focalizza il suo interesse sulla creazione di atmosfere, frutto della giustapposizione di immagini strutturate su più livelli di rappresentazione. Nei suoi lavori ricorre al corpo come portatore di significati iconografici per indagare le figure archetipiche della nostra cultura.
Love Souvenir, performance per un danzatore e sette corvi tassidermizzati prende spunto dal mito di Maria Maddalena, la santa dai mille volti, per interrogarsi sulla “transizione di genere”.
Il “corpo” della Maddalena, pur mutando nel tempo, si è fatto quasi reliquia, souvenir e viene giustapposto alla pratica della tassidermia. Li accomuna il tentativo di sfida del processo di annichilimento legato alla morte per tendere all’infinito. Il corpo che si fa reliquia e quello che viene impagliato, divengono mezzo di contatto con un mondo sovrannaturale.

di e con Francesco Marilungo
assistente alla regia e voce
 Francesco Napoli
disegno luci 
Gianni Staropoli
coproduzione 
Teatro delle Moire/Danae Festival, Gender Bender Festival, Capotrave/Kilowatt Festival
con il sostegno di 
Villa Nappi/Marche Teatro nell’ambito del progetto Residenze, Centrale Fies/Ambienti per la produzione di performing arts
con il contributo di 
Next 2017 Regione Lombardia

 

Francesco Marilungo – Festival 2018