La compagnia Teatro del Lemming cerca di esplorare, attraverso il recupero della mitologia classica, il senso stesso della comunicazione teatrale. Un lavoro di questo tipo non poteva certo eludere il mito di Dioniso. Ormai spettatori passivi, tutelati dal nostro statuto di voyeurs, suscitiamo anche noi la vendetta del Dio del teatro. Il rapporto Baccanti/Penteo si identifica con quello attori/spettatori, e diventa tragico nello speculare rovesciamento dei ruoli. La tragedia di Penteo è la nostra tragedia, la tragedia della separazione, della dualità, la stessa che esiste tra attore e spettatore, tra atto e rappresentazione. Penteo è dunque il doppio di Dioniso, il suo male incarnato. Come Penteo noi vogliamo limitarci a guardare, ma finiremo per essere oggetto dello sguardo altrui: coloro che guardano, gli spettatori/Penteo, finiranno per essere guardate; coloro che sono guardate, gli attori/Baccanti, finiranno per guardare. La confusione instaurata dal teatro e da Dioniso pietrifica Penteo e noi spettatori ma disegna anche lo spazio felice delle Baccanti: installa lo spazio del Teatro. E tutto accade attraverso la minaccia ed il desiderio del contatto.