Prisma prende spunto dal progetto realizzato ad hoc per la campagna visiva multimediale di miart 2018. La performance trae ispirazione da uno dei primi lavori del coreografo, creato nel 2008 e intitolato Cowboys, nel quale l’identità degli interpreti veniva privata della sua riconoscibilità attraverso l’uso di specchi “indossati” davanti al viso: il corpo perdeva così definizione, fondendosi con lo spazio e con lo sguardo del pubblico. In Prisma il ritmo diviene più dilatato e il nuovo elemento video dialoga con i corpi “acefali” dei performer, creando una rifrazione di immagini e colori che si riverbera sugli specchi. L’effetto è ipnotico e le figure in scena diventano schermi in movimento.