Durante la costruzione della Muraglia Cinese è concepito come una composizione musicale per un’orchestra di strumenti dissonanti e dissimili, come le diverse lingue utilizzate che sono il tedesco, l’italiano, lo spagnolo, il portoghese e il francese, quante sono le nazionalità dei dieci attori che prendono parte allo spettacolo.
I racconti di Kafka da cui è tratto il testo si intrecciano come temi e movimenti di questa composizione.
La materia dello spettacolo è il rapporto tra l’individuo e la massa degli altri, il popolo, la specie dei suoi simili, la società dei viventi, uomini o animali è lo stesso.
Si racconta la storia di una città, luogo di incontro di tutta la specie, fondata per una grande impresa comune: costruire la Muraglia per difendersi da nemici che nessuno ha mai visto e vedrà mai, gettare le basi per la Torre di Babele; le lingue si confodnono, non si inizia mai il lavoro, si pensa solo ad abbellire le abitazioni, nascono le invidie, le lotte, passano le generazioni, la torre celeste non si costruisce mai, si aspetta soltanto il giorno promesso in cui un pugno gigantesco distruggerà la città con cinque colpi consecutivi.
Nella città si commettono omicidi senza ragione, poi tutti si uniscono nella musica oppure in silenzio ascoltano il fischio impercettibile della cantante Josephine.
E’ difficile riconoscere la somiglianza con i propri simili, grande è la distanza, legami di sangue e carne, sorelle fidanzate e mogli, figli padri amici e mariti, non riescono a compiersi, si perdono, comunicano da lontano.
Solo nell’insieme della massa si ritrova l’unità, nei canti marziali, o nell’inseguimento di qualcuno rimasto isolato. Mentre si attende anche un solo cenno dall’alto, si demolisce, si costruisce, tutti vanno, fanno, contenti, ed in cuor loro, nel vuoto aspettano la fine. Via allora, via, trasportati lontano, nel deserto di freddo, nella solitudine, nella partenza senza ritorno.
RASSEGNA STAMPA – Repubblica.it “Teatro al Sapore d’Europa”