Visita guiada

Da una busta di plastica ecco che esce una manciata di oggetti di tutti i giorni come fazzoletti, fiammiferi e sigarette, tamponi e caramelle. Prodotti utili e usati quotidianamente, a cui siamo abituati, a cui non pensiamo neanche. Una seconda pelle per così dire, o una specie di abbigliamento generale che è leggermente meno superficiale dei soliti abiti o delle solite calzature. Prodotti che sono infatti disegnati per avere un rapporto estremamente intimo con i nostri corpi, anche per mantenere una certa estetica e un modo di presentarci. Questo è il motivo per cui i loro ruoli non dovrebbero essere sottovalutati all’interno del gioco. Tutti questi oggetti, dal più interessante al più banale, hanno qualcosa da dire sulla biografia del nostro corpo, ed è precisamente per questo motivo che questa tragica performance si compie nello spazio scenico all’interno di una busta di plastica. Un corpo che è sia un prodotto che un produttore di panorami, discorsi e gerarchie, come quelle che dividono il Nord ed il Sud, l’età adulta e l’infanzia, le donne e gli uomini, i vivi e i morti. Paesaggi e discorsi che identificano questa parte per contrapporla a quella parte. Poiché l’immagine che si ha del proprio corpo, ciò che si fa con esso, la rappresentazione che ognuno ne ha, e quella che ognuno vive al suo interno, tutto ciò è fatto nello spazio di una certa cultura. E questa determinata cultura è sviluppata secondo regole di produzione che influiscono sul corpo e alle quali il corpo viene associato. Questo è vero, certo, ma alla fine, chi produce chi?

ideazione, testi_Cláudia Dias
con_Cláudia Dias
scene e disegno luci_Walter Lauterer
audio_André Pires
musiche_“discombobolating” de noid aka / Arnold Haberl
direzione tecnica_Pedro Machado
preparazione artistica_João Fiadeiro, Olga Mesa, João Queiroz.
produzione RE.AL
con il sostegno di_Centre Choréographique National de Montpellier, Forum Dança, Companhia Teatral do Chiado, Lusitânia Companhia de Seguro.

 

Cláudia DiasFestival 2006