Augusto Boal

Augusto Boal è stato un regista teatrale, scrittore e politico brasiliano.
Ha fondato il teatro dell’oppresso, una forma teatrale originariamente usata dai movimenti di educazione popolare radicale. Boal è stato anche vereador (l’equivalente brasiliano del consigliere comunale) a Rio de Janeiro dal 1993 al 1997.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1978 con Dimostrazione

Teatro T.R.A.C.

Il TRAC fu fondato nel 1975 sotto la direzione generale di Miguel Ponce. In un continuo processo di comprensione del teatro come centro di interrelazione vitale, in cui il movimento, l’immagine, il testo e il suono sono integrati, ha portato in America Latina e negli Stati Uniti opere di Brecht, Arrabal, García Lorca e diversi autori latinoamericani.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1978 con Canto ai figli

Pupi e fresedde

Nella primavera del 1976, il toscano Angelo Savelli, appassionato di teatro popolare, proveniente dal “Granteatro” di Carlo Cecchi, e Pino de Vittorio, giovane cantante pugliese passato poi con Roberto De Simone, decidono di fondare a Firenze la “compagnia di musica e teatro popolare Pupi e Fresedde”, coinvolgendo un gruppetto di giovani e talentuosi artisti d’origine meridionale. Successivamente Angelo Savelli, nei più di trent’anni d’attività della compagnia, ne rappresenterà la continuità e l’identità artistica, scrivendo e dirigendo la grande maggioranza degli spettacoli del gruppo.
Il battesimo del gruppo avviene nel marzo 1977 con lo spettacolo “La terra del rimorso”, ospitato da Andres Neumannall’interno della prestigiosa programmazione del Teatro Rondò di Bacco in Palazzo Pitti, ed è immediatamente accompagnato da una serie d’inviti internazionali (tra cui quello alla Chapelle de la Sorbonne di Parigi) e da una lunga permanenza negli Stati Uniti, dove produce insieme al Bread and Puppet “La ballata dei 14 giorni di Masaniello” di Peter Schumann.
Questo primo periodo della storia della compagnia, che culmina nel 1980 con un’importante produzione per la Biennale Teatro di Venezia, diretta da Maurizio Scaparro, è caratterizzato da spettacoli che coniugano folklore meridionale ed antropologia, mondo popolare e psicoanalisi. La musica dal vivo, il canto, la danza, il dialetto, il rapporto con la cultura meridionale sono gl’ingredienti privilegiati della poetica del gruppo. Inoltre dal 1979, grazie all’impegno organizzativo di Tommaso Paolucci e alla partecipazione dell’attore bresciano Antonio Piovanelli, la compagnia allarga il proprio campo d’interesse affrontando esperienze recitative non necessariamente collegate alla cultura meridionale, come “Canto della terra sospesa” da Ruzante e “Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini.
Senza una fissa dimora, la compagnia si esibisce in vari spazi della città di Firenze, tra cui il cortile di Palazzo Strozzi, i chiostri di Santa Croce ed i bastioni di Forte Belvedere.
Intanto, già dai suoi primi anni d’attività, la compagnia instaura alcune fondamentali collaborazioni artistiche destinate a segnare con la loro inconfondibile cifra stilistica molti dei più importanti spettacoli della sua lunga storia. E’ il caso di quella con il musicista Nicola Piovani, a cui dal 1989 si aggiungerà quella con il musicista francese Jean Pierre Neel; o quella con il pittore e scenografo Tobia Ercolino che siglerà tutti gli spettacoli del gruppo fino al 1994, quando passerà il testimone a Mirco Rocchi.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1978 con I balli di Sfessania, del 1981 con Il convitato di pietra e del 1983 con Vita e morte di don Giovanni e del suo servo Pulcinella

La Macina

Una più che quarantennale attivita’, la pubblicazione di ben sedici LP e del volume Cultura Popolare Marchigiana sicuramente la piu’ ampia ed organica raccolta di canti e tradizioni popolari che vantino le Marche, fanno del Gruppo di Ricerca e Canto Popolare La Macina l’unico autorevole portavoce di quello che e’ il ricchissimo patrimonio della tradizione e della cultura orale marchigiana.
Un collettivo di indagine etnomusicologica che tiene al proprio rigore sia nel senso della ricerca che in quello dell’esecuzione. Chi assistera’ ai loro concerti, capira’ da se il discorso de La Macina: per quel che dicono cantando, per come lo cantano, per l’espressivita‘ estrema del Gruppo, che e’ riuscito ad attingere linfa dalle piu’ profonde radici della nostra terra, facendo proprie le modalita’ e i riti della civilta’ contadina, che sicuramente divulgano con esemplare rispetto ed amore. La Macina, tra l’altro, e’riuscita a far nascere nel 1988, il Centro Tradizioni Popolari, operando non solo come struttura di conservazione, ma soprattutto come agente di promozione e studio della musica e delle tradizioni popolari.

Partecipa a Inteatro Festival nell’edizione del 1978 con Spettacolo